L’unica responsabilità sociale dell’impresa è quella di aumentare i profitti a vantaggio dei propri azionisti. La frase scritta da Milton Friedman in un articolo comparso sul New York Times il 13 settembre 1970 è stata considerata la pietra angolare dell’egemonia neoliberista che ha governato l’economia negli ultimi decenni. Il contesto di crescente disuguaglianza, la crisi ambientale e il conflitto sociale ci dimostrano tuttavia come la teoria del “primato degli azionisti” proposta dall’economista statunitense sia ormai lontana dalla realtà. Da più parti si invoca un cambiamento del modello economico con l’obiettivo di rendere le imprese responsabili nei confronti dell’intera comunità in cui operano e non solo degli azionisti e dei loro interessi, spesso lontani da quelli della maggioranza dei cittadini.
Sempre più personaggi influenti hanno chiesto di cambiare rotta. Persino Papa Francesco ha sottolineato in diverse occasioni che è necessario riformare il nostro modello socio economico per ripartire insieme dopo la pandemia causata dal Covid-19. La società contemporanea basata sull’individualismo, sul consumismo e sulla concorrenza spietata si è infatti dimostrato un modello insostenibile per il Pianeta e per fasce sempre più larghe della popolazione mondiale. È quindi urgente convertire la nostra economia in chiave ecologica, trasformando la cultura dello scarto in abitudine alla cura e alla protezione delle risorse naturali. Gli esseri umani devono tornare al centro delle politiche dei governi superando l’antico vizio di tutelare i profitti a scapito delle persone. Infine, è fondamentale che tutte le decisioni politiche, gli indicatori, i processi di ricerca e di investimento siano guidati non soltanto dal denaro ma da una visione più ampia che includa la dimensione umana, sociale, ambientale ed ecologica delle comunità.
Con specifico riferimento agli investimenti, la valutazione del progetto da finanziare non deve riguardare esclusivamente il margine di profitto potenziale. In un mondo dove precarietà e incertezza hanno un peso sempre maggiore nelle scelte, anche economiche, è fondamentale indirizzare le risorse disponibili verso realtà solide che tengono in considerazione i fattori ambientali, sociali e di governance con un’ottica di lungo periodo. Numerosi studi hanno infatti dimostrato come la finanza sostenibile sia un ottimo strumento da utilizzare per creare modelli di crescita attenti all’ecosistema e alle persone più fragili, in grado di produrre valore sia per chi investe il proprio denaro che per tutti i soggetti interessati. Destinare gli investimenti verso realtà economiche che si comportano in maniera responsabile garantisce una rendita più solida rispetto ai classici investimenti speculativi che comportano rischi e volatilità più elevati.
Pur con tutte le criticità che l’accompagnano, la crisi economica e sanitaria rappresenta un’occasione per l’affermazione degli investimenti sostenibili. La ripartenza, infatti, dovrà necessariamente tenere conto degli aspetti negativi che hanno contribuito ad aggravare gli effetti della pandemia, tra i quali l’inquinamento e la scarsità delle risorse destinate alla tutela della salute dei cittadini. Per cambiare il modello di riferimento è fondamentale dialogare con istituzioni, imprese e operatori del mondo finanziario con l’obiettivo di definire e concordare dei progetti sostenibili. Non possiamo più permetterci di concentrarci soltanto su un profitto immediato, ma abbiamo l’obbligo morale di lavorare insieme per raggiungere un benessere collettivo stabile e duraturo.
Un buon indicatore per valutare la sostenibilità di un investimento è rappresentato dalle informazioni di carattere non finanziario che le imprese e i grandi gruppi sono tenute a pubblicare ogni anno secondo la legge. A partire dal 2013 l’Unione europea ha infatti riconosciuto l’importanza che rivestono le informazioni riguardanti la sostenibilità delle aziende, inclusi i fattori sociali ed ambientali, per accrescere la fiducia degli investitori e dei consumatori. Questi dati stanno acquisendo un’importanza crescente anche per i risparmiatori. La possibilità di far crescere gli utili deve infatti essere accompagnata dalla valutazione attenta della sostenibilità con cui si svolge l’attività economica. Il rispetto dell’ambiente, la tutela dei dipendenti e dei suoi diritti, l’adozione di policy efficaci contro la corruzione, solo per citare alcuni esempi, sono dei parametri imprescindibili per valutare se un investimento sia sostenibile o meno. Anche la gestione del personale gioca un ruolo importante. La vecchia cultura di alcune aziende che tralasciava i diritti dei lavoratori per incrementare i profitti deve essere superata con l’adozione di pratiche virtuose. A tal proposito, sono sempre di più le aziende che agganciano i bonus dei propri manager a obiettivi di natura ambientale o sociale, creando un clima di fiducia con la comunità in cui operano e innescando un circolo virtuoso indirizzato verso un progresso sostenibile. Circolo virtuoso di cui beneficiano anche gli investitori, che in cambio della loro rinuncia a profitti più immediati si vedono garantita una rendita più costante nel tempo – anche se magari più ridotta – e molto più sicura rispetto alle canoniche speculazioni finanziarie.
Sensibilizzare l’opinione pubblica ad affrontare le questioni economiche con un approccio etico è un processo che richiede tempo e lungimiranza. Il Forum per la finanza sostenibile è da anni impegnato nella promozione della conoscenza relativa agli investimenti etici, con l’obiettivo di diffondere l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance nelle valutazioni e nei processi di carattere finanziario. L’associazione no-profit ha elaborato un manifesto con l’obiettivo di definire le principali linee di azione per riformare l’attuale modello economico. Le linee del documento prevedono, tra l’altro, il sostegno agli investimenti in energie rinnovabili, in progetti di mobilità sostenibile e di efficienza energetica. Per realizzarli bisogna potenziare la collaborazione tra le aziende private e il settore pubblico. In particolare, la pubblica amministrazione è chiamata a definire una strategia di lungo periodo in collaborazione con i privati e con gli investitori istituzionali. In questo modo saremo in grado di impiegare efficacemente delle risorse per il benessere collettivo e non soltanto per massimizzare il profitto di un numero limitato di soggetti economici.
Bisogna però anche approcciare questo nuovo corso con uno spirito informato e critico. La diffusione e la valorizzazione degli investimenti etici ha infatti portato alcune aziende all’adozione di comportamenti opportunistici, tra i quali spiccano le pratiche di greenwashing. Si tratta della strategia di comunicazione adottata da alcune imprese con l’obiettivo di rendere appetibile un investimento nei loro confronti dal punto di vista etico, senza però fare nulla di concreto per modificare una serie di sistemi produttivi o etici che hanno un reale impatto sull’ambiente e la vita delle persone. Queste distorsioni ai limiti della frode devono essere evitate con controlli efficaci e un impianto legislativo capace di dividere in modo chiaro gli investimenti sostenibili da quelli dettati da logica che ha come unico focus il profitto nel breve periodo.
Sono sempre più evidenti i danni prodotti dagli investimenti ricevuti da aziende che con il loro dominio del mercato hanno innescato meccanismi in grado di mettere in crisi interi settori produttivi e i diritti dei lavoratori impiegati. La logica della massimizzazione del profitto a tutti i costi ha fatto esplodere pratiche di elusione fiscale, con gravi ripercussioni sulle casse dei singoli Stati e, di conseguenza, la qualità dei servizi offerti ai cittadini. La crisi socio economica causata dalla diffusione del Covid-19 ha messo in evidenza i fallimenti sistemici del capitalismo fuori controllo che si è imposto nel mondo negli ultimi decenni. Tutti gli attori istituzionali hanno il dovere di indirizzare la finanza verso investimenti e realtà che dimostrano un impegno e un impatto concreto in ambito sociale e ambientale. L’aumento del proprio patrimonio non può più essere l’unico criterio a guidare le scelte di investimento. Gli stimoli all’economia devono essere in grado di generare esternalità positive sulle comunità in cui intervengono, contribuendo a migliorare la qualità ambientale e le condizioni di lavoro. Una finanza dal volto umano è la base per salvare il Pianeta. Tutti siamo chiamati a giocare la nostra parte, dai piccoli risparmiatori alle grandi organizzazioni internazionali. Non sprechiamo l’ennesima occasione e dimostriamo una volta per tutte di avere a cuore il futuro del mondo e di tutti coloro che lo abitano.
Questo articolo nasce in collaborazione con Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica. Dal 2000 è l’unica società di gestione del risparmio italiana che propone esclusivamente soluzioni SRI (dall’inglese Sustainable and Responsible Investment), è la prima e unica Sgr italiana tra i primi 10 gestori in Europa “sinceramente impegnati” nella sostenibilità, secondo l’H&K Responsible Investment Brand Index 2020. Le soluzioni di investimento sostenibile e responsabile di Etica Sgr, si pongono l’obiettivo di creare opportunità di rendimento in un’ottica di medio-lungo periodo, puntando all’economia reale e premiando imprese e Stati che mettono in pratica azioni virtuose in materia ambientale, sociale e di governance (ESG).