Se i maschi italiani sono così fragili da essere terrorizzati da Ariana Grande
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Qualsiasi donna sulla faccia della terra, anche chi è cresciuta in un ambiente aperto, progressista, privo di qualsiasi traccia di maschilismo e pregiudizi manifesti, si sarà sentita almeno una volta giudicata per quello che fa e per il modo in cui appare per quanto riguarda la sfera sessuale. Che si tratti dei propri compagni di classe o del proprio padre, c’è sempre un sottotesto che accompagna l’idea per cui, comunque vada, meglio non dare l’idea all’esterno di essere una di facili costumi. Una sottile linea che divide un principio di buon gusto – concetto comunque assai relativo – e un’istintiva tendenza maschile (ma anche femminile) a sottolineare i tratti sessuali di una donna ritenuti troppo espliciti.

Qualche anno fa la modella americana Emily Ratajkowski ha scritto una lettera per il blog di Lena Dunham a questo proposito che si intitola Baby Woman e parla proprio di tutte le volte in cui nella sua vita qualcuno le ha detto come doveva mostrarsi al mondo in una fase delicata come l’adolescenza, momento in cui a un certo punto ti ritrovi nel corpo di una donna con una psiche per certi versi molto più simile a quella di una bambina. A distanza di tre anni da quel racconto, che ci arriva da una persona che col proprio corpo ci lavora come modella e attrice, la questione sul come e quanto una donna abbia diritto o meno di esporsi in modo esplicito o comportarsi in modo diverso dai canoni vittoriani ha ancora bisogno di essere definita. Ma per fortuna proprio di recente a questo proposito sono intervenuti due menti illuminate come quella di Fabio Volo e Luca Argentero.

C’era un tempo, non troppi anni fa, quando internet e i social erano un luogo che serviva per commentare divertiti le foto di Gianni Morandi e i video di The Lady, in cui Fabio Volo era stato selezionato come campione massimo di sparate demenziali. Era tutto piuttosto lineare: un uomo dello spettacolo che si era reinventato scrittore di romanzi di dubbia qualità da cui trarre citazioni banali, niente di più allettante su cui sfogare l’ironia e il cinismo delle community online, che si fanno da sempre forti proprio di questi elementi. In un momento in cui stavamo imparando a usare internet e i suoi accessori, quando Instagram era ben lontano dal proporci stories e Facebook era nel pieno del suo splendore, ridere di Fabio Volo e usarlo come metro di giudizio per le opere letterarie mediocri era più che lecito. E in effetti, del conduttore radiofonico bresciano d’adozione che nella sua vita ha condotto molte trasmissioni, ha intervistato Alessia Marcuzzi nudo, è stato volto storico del Le Iene, e ha convertito questa sua simpatica semplicità da dj in letteratura da Autogrill, non possiamo che parlare come fenomeno pop fondato proprio sulla polarità di opinione che genera. Nessuno si sarebbe immaginato che dopo milioni di copie vendute e una carriera oggettivamente di successo sia televisivo che editoriale, lo scrittore icona di MTV si sarebbe ritrovato nel mezzo di una – sue parole – “shitstorm” per aver fatto delle dichiarazioni che verrebbe naturale  attribuire al più a Vittorio Feltri.

Fabio Volo, infatti, durante una trasmissione su radio Deejay si è espresso con parole piuttosto cariche nei confronti di una delle pop star più famose del mondo, Ariana Grande, introducendola simpaticamente come “Irene Grandi”, giusto per fare intendere che dall’alto dei suoi quaranta e rotti anni non ha molto a che fare con questo mondo giovanile – un piccolo e implicito “ai miei tempi” introduttivo. Il video “incriminato” che Volo commenta è quello della canzone 7 Rings, nel quale Ariana Grande – come fanno più o meno tutte le pop star dai tempi in cui Raffaella Carrà si è inventata il Tuca Tuca – appare in abiti succinti su un tavolo da cucina in una posizione che lo scrittore dalla citazione facile ha ritenuto essere troppo scabrosa. In sostanza, per Fabio Volo questo tipo di immagine rischierebbe di sedurre e sovvertire le menti delle giovani e indifese figlie d’Italia – fino a convertirle in quello che i miei compagni di liceo in preda ai furori ormonali dell’adolescenza chiamavano “buttanesimo”, pratica che lo scrittore descrive invece con il verbo “imputtanire”. Si capisce bene così la preoccupazione del padre adulto, sbandieratore di conquiste femminili in giovane età: come possiamo dormire sonni tranquilli se là fuori c’è una ragazzina di appena ventisei anni che con la sua musica perversa e i suoi atteggiamenti espliciti incita le giovanissime a dimenarsi su un tavolo con un body rosa?

Come spesso succede, anche in questo caso c’è un uomo che si sente in diritto di dare una direzione rispetto a come il suo genere si aspetta che una donna debba apparire: fiore con petali delicati sì (per citare uno dei suoi romanzi in cui azzarda un non troppo elaborato parallelismo botanico tra donna e fiori), “ragazzina” vestita come un puttanone no. Ma il vero problema è che Fabio Volo, nella sua semplicità da voce del popolo, non fa altro che tradurre un sentimento ancora piuttosto condiviso su larga scala, lo stesso che spinge una persona a credere che sia legittimo appellarsi a una donna in quanto “troia” per via del modo in cui si veste. Un ragionamento che alimenta quel paradosso per cui se il corpo della donna è usato come mezzo – pubblicità, televisione, pubbliche relazioni – possiamo accettarlo, ma se questa stessa cosa contagia la nostra progenie allora dobbiamo correre ai ripari perché lo sappiamo che sono tutte puttane tranne la mamma e la sorella; per non parlare della figlia. E in fondo, cosa ancora più inquietante, alla base dei dolori del giovane Volo c’è ancora una visione della donna come fiera tentatrice, capace di manipolare, contaminare e corrompere le giovani e pure menti attraverso le sue forme demoniache.

Anche Luca Argentero poco tempo fa si è ritrovato al centro di una tempesta social per via di alcune dichiarazioni rilasciate in un’intervista su Oggi in cui decretava la morte del romanticismo per colpa di un eccesso di parità di genere. Se da un lato abbiamo un dj popolare, forse tra gli speaker più noti, dall’altro troviamo un attore molto famoso che sostiene di essere in pericolo in quanto uomo perché con tutta questa emancipazione femminile si rischia che siano addirittura le donne a prendere l’iniziativa. Queste nuove femministe isteriche impediscono al genere maschile di poter aprire le portiere delle auto alla propria donna e di poter versare l’acqua nel bicchiere come gesti di antica galanteria perché animate da un demone folle che ha come obiettivo non quello di far fare un po’ a tutti quello che ci pare indipendentemente dal nostro genere di appartenenza ma addirittura di uccidere il romanticismo. Dunque, per ricapitolare, due uomini sulla quarantina, parte attiva del mondo dello spettacolo italiano, si sentono minacciati dal presunto eccesso di libertà che oggi viene concesso al genere femminile e che rischia di fagocitarsi tutto: romanticismo, petali e integrità morale compresa. Mi sembra davvero un dibattito al passo coi tempi e in linea con le conquiste femministe degli ultimi cinquant’anni.

Il fatto che una pop star del calibro di Ariana Grande, una delle stelle di Disney Channel, venga chiamata in causa come pretesto per esporre un’opinione becera e obsoleta sulla libertà delle donne di vestire un po’ come pare a loro senza doversi sentire dare delle prostitute – come se peraltro fosse ancora un insulto – di per sé non ha niente di rilevante. Non mi immagino Ariana Grande che scrolla Twitter e si indigna di fronte alle parole di uno scrittore italiano che si immagina due figlie inesistenti con le orecchie da coniglietta che ballano procaci sul tavolo di casa. Così come l’opinione sui danni del femminismo di Luca Argentero non credo abbia un effettivo valore in merito al dibattito sulla questione della parità di genere. Possiamo tranquillizzare entrambi: no, una donna che usa il suo corpo come una pop star nel 2019 non sta “imputtanendo” nessuno e sì, le donne hanno istinti e desideri sessuali alla pari degli uomini – sorpresa. Fabio Volo, anche la tua figlia immaginaria potrebbe voler sedurre qualcuno in modo esplicito; Luca Argentero, nessuna si rifiuterà di stare a cena con te rigettando i tuoi gesti romantici per via della parità di genere, se ti fa sentire maschio aprici pure la portiera, senza paura, nessuno ti ci chiuderà le dita in mezzo, probabilmente verrai ringraziato.

Quello che mi sembra degno di essere sottolineato in queste vicende pubbliche, piuttosto che il peso nullo di una dichiarazione da parte di un personaggio dello spettacolo – che nel caso di Fabio Volo è stata anche ritrattata con qualche giustificazione sommaria, spostando l’attenzione sulla questione haters – che al massimo ha riverbero per una polemica sui social che lascia il tempo che trova, è ciò che emerge rispetto a una questione ancora non risolta. Il fatto che gli uomini – dai personaggi pubblici a quelli che ci sono più vicini, come magari i nostri padri si sentano ancora in diritto di spiegare alle donne come si devono comportare e come devono presentarsi affinché possano essere degne compagne, non fa altro che tradire quell’impulso di subalternità che anima ancora una parte del genere maschile. La paura di perdere il controllo, di venire soppiantati, di sentirsi minacciati dall’eccesso di sessualità manifestato da una cantante sono tutti sintomi di un’idea del femminile confinata a un ruolo da coprotagonista della narrazione dominante in cui il maschio decide quali devono essere i caratteri da rispettare per entrare bene nella parte.

Sul modo di vestire di Ariana Grande e sulla libertà che questo possa effettivamente far trasparire poi, si apre tutta un’altra questione, considerato che è comunque doveroso interrogarsi sulle forme che ha preso la liberazione sessuale. Ma questo è appunto uno spunto di riflessione molto più ampio e complesso che deve arricchire il dibattito, non di certo diventare un’occasione per far sì che un uomo ci spieghi come funziona. Nel frattempo, Ariana Grande può continuare a fare ciò che vuole sul tavolo della sua cucina o su un set, Fabio Volo può stare tranquillo anche se avesse delle figlie la cosa migliore che potrebbe succedere a queste bambine sarebbe proprio di vivere la propria sessualità senza preoccuparsi di doversi coprire le cosce per non aizzare chissà quale bestia contro di loro. C’è poi un altro aspetto: è sempre triste notare quanto l’età renda bigotti e reazionari.

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