Mercoledì scorso è stato finalmente depositato alla Commissione giustizia della Camera il testo unificato della legge contro l’omofobia presentata dal deputato del Pd Alessandro Zan, una legge che l’Italia aspetta da 25 anni. Il leader della Lega Matteo Salvini, durante una conferenza stampa, ha commentato la legge con una provocazione: “Allora presentiamo pure una legge contro l’eterofobia!”. Per Salvini, infatti, “Non c’è il pestaggio più grave rispetto a un altro […] perché non c’è differenza se vengo preso a schiaffi io o un altro” e questa legge è “una norma pericolosa per tutti, omosessuali e eterosessuali”. Poi, con il solito benaltrismo, ha detto che il problema di cui ci dovremmo occupare adesso “sono la cassa integrazione e i soldi che le banche non danno”.
Non so a quale ordinamento giuridico si riferisca Salvini, ma per il nostro non tutti i pestaggi sono uguali. Esistono le circostanze aggravanti, per cui un diverbio che termina con un pugno e un’aggressione da parte di sette persone a un venticinquenne che si tiene per mano con il proprio fidanzato, come è successo pochi giorni fa a Pescara, non sono equivalenti. Nessuno aggredirebbe Salvini se lo vedesse passeggiare per strada mano nella mano con la propria fidanzata proprio a causa di quel gesto. Questo perché l’eterofobia non esiste. Non ci sarebbe bisogno di votare ordini del giorno del consiglio comunale in cui si “dichiara che Pescara è una città che non non discrimina e che ama e rispetta i suoi cittadini eterosessuali”. Questo perché l’eterofobia non esiste. Invece, visto che i cittadini da amare e rispettare in quell’ordine del giorno erano “omosessuali e transessuali”, il centrodestra ha votato contro.
Quando si parla di discriminazione, infatti, non ci si riferisce a un singolo episodio di violenza fisica che colpisce una persona e che si può risolvere con “la galera”, come sostiene Salvini. Si parla di un sistema complesso, che possiamo immaginare come una piramide, per usare la stessa metafora della Commissione sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio della Camera dei deputati, nella quale la violenza fisica corrisponde soltanto alla punta. Alla base ci sono molti altri modi per discriminare, offendere e ostracizzare, alcuni dei quali passano anche attraverso la legge. La discriminazione è un fatto sistemico, ricorrente, a volte persino istituzionalizzato. Ci sono stati molti esempi nella storia in cui il potere si è organizzato per colpire una specifica minoranza: la caccia alle streghe, l’Aktion T4 per eliminare le persone disabili nella Germania nazista, l’Olocausto e, appunto, la persecuzione degli omosessuali sempre durante il nazismo. Nella storia non è mai successo che le persone eterosessuali fossero discriminate, picchiate, perseguitate o addirittura sterminate a causa del loro orientamento sessuale. Oggi l’omosessualità è illegale in 72 Paesi del mondo, l’eterosessualità invece è permessa in 208 Stati, cioè in tutti. 12 nazioni prevedono la pena di morte per chi è gay, mentre nessun etero al mondo deve temere la sedia elettrica perché frequenta una persona del sesso opposto.
Parlare di “eterofobia” è come parlare di “razzismo al contrario”: è un argomento che può usare solo chi non deve temere nulla per il proprio orientamento sessuale, perché è scontato, perché è la norma, e quindi il privilegio. Tra l’altro basterebbe leggere il testo della legge per capire che anche se un eterosessuale venisse discriminato in quanto etero verrebbe comunque tutelato da questa legge, che parla di “orientamento sessuale” come valore da proteggere. Sorprenderà Salvini, ma anche l’eterosessualità lo è. Così come Se non ora quando che su Repubblica – parlando a nome di tutte le femministe, ma certamente non a nome mio e di tante altre – ha criticato l’uso dell’espressione “’identità di genere” che “dissolve la realtà dei corpi femminili”, come se le donne non avessero un’identità di genere, che è appunto quella di riconoscersi donne.
Ma è troppo facile ridurre e archiviare la sparata di Salvini come una “provocazione” o come il solito straw man argument. Tutta la retorica sull’eterofobia proviene infatti da ambienti estremamente conservatori, anche se il termine nasce nell’ambito del femminismo come critica al separatismo anti-maschile che aveva creato un clima troppo ostile verso le donne in relazioni eterosessuali ed è stato usato persino da Eminem per difendersi dalle accuse di omofobia. Da anni, infatti, si è imposta nel dibattito pubblico l’idea che gli eterosessuali, sublimati nella “famiglia naturale”, siano in qualche modo discriminati e che tutti i disegni di legge volti a tutelare le minoranze siano lesivi nei confronti dei diritti degli etero. Come se poi la platea dei diritti fosse un mors tua vita mea e non si potessero semplicemente allargare.
Questa retorica degli “etero sotto attacco dai gay” è frutto di una strategia ben precisa. Come riportato in un’inchiesta del Forum parlamentare europeo sui diritti riproduttivi e sessuali (Epf) i conservatori di tutto il mondo hanno adottato una serie di stratagemmi per presentarsi come interlocutori rispettati e rispettabili. La prima è quella di usare le “armi degli avversari” rigirando le istanze avanzate dalla comunità LGBTQ+ a proprio favore: ciò significa sfatare lo status di vittime di gay, lesbiche e trans presentandoli come i padroni di un “nuovo ordine mondiale” che detengono chissà quale potere decisionale o influenza – ripeto, sono 25 anni che questa potentissima lobby gay cerca di far passare una legge di quattro righe – e far capire all’opinione pubblica che i veri discriminati sono gli etero o, ancora meglio, i cristiani. Una strategia convincente per un politico che sventola bibbie, bacia rosari durante i comizi e recita l’“Eterno riposo” da Barbara D’Urso.
Quindi, il richiamo agli etero discriminati è tutt’altro che casuale. L’ex ministro della famiglia del governo gialloverde Lorenzo Fontana, da europarlamentare, ha lavorato molto per far passare leggi e risoluzioni contro la discriminazione nei confronti dei cristiani. In Polonia, Paese molto vicino alla Lega sui temi delle “radici cristiane”, l’idea che esista una specie di cospirazione contro gli etero e i cattolici ha avuto molto successo ed è apertamente abbracciata dalle istituzioni. Un responsabile delle risorse umane di Ikea, ad esempio, è stato sottoposto a un procedimento penale per discriminazione religiosa per aver licenziato un dipendente che aveva definito l’omosessualità “un abominio”: secondo i giudici, si trattava di una dichiarazione basata sulle proprie convinzioni religiose. Sempre in Polonia, l’influente storico Marek Jan Chodakiewicz ha pubblicato nel 2019 un libro intitolato Sulla civilizzazione della morte: come fermare l’anti-cultura delle minoranze totalitarie in cui sostiene che le accuse di omofobia dovrebbero essere considerate esempi di eterofobia, assieme ad altre storpiature simili.
Seguendo questa logica, se etero e cristiani sono vittime di discriminazione, la seconda strategia individuata dall’Epf è quella di inquadrare i temi conservatori in termini di diritti: il diritto di un bambino di avere una mamma e un papà (grande cavallo di battaglia di Salvini), il diritto dei genitori di educare i propri figli sui temi della sessualità, e così via. Ovviamente si invita anche a fare riferimento a diritti riconosciuti nelle varie legislature, come il diritto di espressione e di parola: nel dibattito sulla legge contro l’omofobia l’abbiamo visto più volte, come quando la Conferenza episcopale italiana ha denunciato una “deriva liberticida”, che ostacola la “libertà di espressione” attraverso la “censura”.
Possiamo liquidare l’ennesima uscita di Salvini come la solita provocazione oppure cominciare a riconoscere che sempre più persone sono convinte che gli etero e i cristiani siano davvero discriminati, per lo più in uno dei Paesi più arretrati in Europa sul fronte dei diritti LGBTQ+. Persone che, sentendo Salvini, avranno pensato che ha ragione, che questi gay si stanno prendendo troppo spazio e che è ora che anche gli etero vedano riconosciuti i loro diritti in questo Paese. Un Paese dove un consigliere comunale di una grande città si rallegra perché una sentenza di tribunale nega a una bambina il riconoscimento delle sue due madri, dove un altro consiglio comunale vota per non dover dichiarare di portare rispetto agli omosessuali. E questo è successo solo nell’ultima settimana. È proprio vero: poveri etero.
Foto in copertina di Antonio Masiello