Nel 2021 la Chiesa pratica ancora esorcismi per curare evidenti disturbi mentali. È inaccettabile. - THE VISION
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Il 7 dicembre scorso la sezione online del Corriere del Veneto riportava un episodio accaduto a Vicenza, nei pressi del santuario della Madonna di Monte Berico. Secondo quanto si legge, una ventottenne, in preda a una sorta di stato confusionale, sarebbe stata sottoposta a un esorcismo durato nove ore, che ha avuto come protagonisti il padre esorcista del santuario e altri quattro frati. Forze dell’ordine e ambulanza sono giunti sul posto ma sono dovuti rimanere fuori dal santuario, mentre queste persone operavano un rito lunghissimo prima di rilasciare la donna che, però, a detta loro, avrebbe avuto ancora bisogno di continuare il percorso per liberarsi dal maligno.

Ciò che colpisce di questo articolo è che le “possessioni demoniache” e la procedura adottata dal gruppo di esorcisti non vengano minimamente messi in discussione e si dia per assodato, come fosse un fatto, che la ragazza sia stata “vittima di un maleficio”. Frate Carlo Rossato, priore del santuario della Madonna di Monte Berico, parla di centinaia di casi di possessioni, sottolineando addirittura che queste “possono essere scambiate per realtà psichiatrica”, e non il contrario. Il 9 dicembre, però, la stessa testata ha pubblicato online un’intervista in cui lo psichiatra Oscar Miotti, consigliere dell’Ordine degli psicologi del Veneto, ha messo in discussione l’accaduto. “Sottoporre per nove ore a esorcismo una ragazza solo perché impreca o si dimostra aggressiva mi pare assurdo, tanto più che a nessuno dei frati è venuto in mente di consultare uno psicologo”, ha sottolineato. La psicologia, ha affermato Miotti, spiega questi fenomeni con molteplici ragioni: psicosi, sindrome di Tourette, disturbo istrionico della personalità, o anche semplici reazioni a un ambiente familiare molto religioso e soffocante.

Sebbene il fenomeno dell’esorcismo oggi appaia ancorato a credenze anacronistiche, le cifre che lo riguardano sono tutt’altro che irrisorie. Al di là di questo episodio, infatti, i numeri relativi agli esorcismi in Italia siano significativamente alti. La Stampa, nel 2016, parlava addirittura di cinquecentomila italiani che ogni anno ne chiedono uno. Anche i numeri degli esorcisti sono rilevanti: nel 2016 si parlava di più di quattrocento in tutto il mondo, di cui più della metà in Italia. Il nostro Paese, infatti, sembra essere un punto di riferimento in questo settore: nel 2014 un servizio di Vice on Sky TG24 parlava di un vero e proprio business dell’esorcismo, con pullman di credenti che raggiungevano l’Italia allo scopo di sottoporsi a riti di esorcismo. Il servizio portava alla luce varie storie, anche esterne al mondo ecclesiastico, che andavano da quella della suora laica Angela Musolesi e dei suoi rituali di liberazione svolti a distanza attraverso la piattaforma Skype, fino a quella di Maria Clara Romano, veggente e taumaturga che operava rituali in uno scantinato a centinaia di persone in contemporanea. A lasciare perplessi erano soprattutto i racconti dei diretti interessati: come quello di Germana, che nel servizio sosteneva di sottoporsi a riti di esorcismo con continuità da più di due anni. 

Da parte della Chiesa, in particolare dell’Associazione Internazionale Esorcisti, sono state pubblicate vere e proprie linee guida che regolano l’esorcismo. Questa pratica è oggi regolata da un documento ufficiale, il rituale De exorcismis et supplicationibus quibusdam, un testo che individua innanzitutto i segni a cui sarebbe riconducibile una possessione demoniaca: parlare correntemente lingue sconosciute o capire chi le parla; rivelare cose occulte e lontane; manifestare forze superiori all’età o alla condizione fisica. Bisogna dire, però, che la Chiesa, attraverso questo documento, invita alla cautela nel valutare un caso di presunta possessione. Viene chiesto infatti di dare priorità alla possibile spiegazione scientifica di un comportamento anomalo, sottolineando l’importanza di “accertarsi, prima di celebrare l’esorcismo, che si tratti di una presenza del maligno e non di una malattia”. Sebbene formalmente il mondo scientifico non riconosca la possessione demoniaca come una malattia in quanto tale, ma spieghi certi sintomi con la diagnosi di diversi disturbi psichiatrici, esistono alcuni psicologi cattolici che invece la prendono davvero in considerazione come un’eventualità. Il sito dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici, per esempio, riporta un’intervista allo psichiatra Tonino Cantelmi che parla delle modalità con cui è solito operare per distinguere un presunto “indemoniato” da un malato psichiatrico.

A offrire una spiegazione di questo fatto è il CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, che invita a tenere presente il contesto culturale in cui si formano le convinzioni di un individuo. “È opportuno tenere in considerazione che il fenomeno di possessione è solo la conseguenza di una credenza religiosa e non ha alcun fondamento in ambito scientifico”, si legge sul sito del Comitato. “In ogni tradizione religiosa il fenomeno si esprime diversamente seguendo le regole della propria cultura”. Ad approfondire questa interpretazione è stato lo psicologo e psicoterapeuta Armando De Vincentiis, che al convegno nazionale del CICAP, nel 2015, aveva offerto una lettura del fenomeno interessante. Secondo lui, “Quando si presenta al cospetto di un esorcista la gente sa già come deve comportarsi, e segue un ruolo, un copione non scritto, che è dettato dalla conoscenza culturale che si ha del fenomeno”. In sostanza, sarebbe il paziente stesso a contribuire alla costruzione di una diagnosi partendo dal proprio substrato culturale. Durante il suo intervento, De Vincentiis esemplifica il fenomeno attraverso un caso possibile: quello di pazienti provenienti da famiglie che credono fortemente nella presenza del demonio, come ad esempio, persone che hanno seguito per parecchio tempo le idee del noto esorcista padre Amorth, il quale “nei suoi libri parla dell’influenza del Diavolo ovunque”, e che quindi appartengono a un contesto che contempla la possibilità di una possessione demoniaca. I pazienti in questione, una volta sottoposti a un rituale, a causa della paura, dell’ansia e del timore che qualcosa possa emergere, spesso darebbero origine agli eventi che l’esorcista individua poi come tipici di un posseduto. De Vincentiis parla insomma di una sorta di gioco di ruolo: l’esorcista conferma il fenomeno mediante il rituale, mentre l’esorcizzato, suo malgrado, si impegna a interpretare il suo stato fisico sulla base di ciò che lui e i presenti si aspettano.

Padre Amorth

Il nodo della questione è rappresentato però dagli effetti dell’esorcismo. Un esorcismo potrebbe infatti avere buon esito proprio a causa del convincimento da parte del paziente del suo funzionamento. Si parla quindi di una sorta di effetto placebo, che scientificamente risulta efficace proprio a causa dell’attesa di un miglioramento. E fin qui poco male. Il problema sorge quando gli effetti di un rituale sono negativi. De Vincentiis sostiene che pratiche come l’esorcismo “Non solo creano un problema dal nulla, ma lo rinforzano e lo cronicizzano”. Secondo lui il pericolo è che la convinzione di essere stato sottoposto a un esorcismo possa lasciare un ricordo traumatico. L’idea di essere stati invasi dal demonio provocherebbe effetti a lungo termine paragonabili a un disturbo post traumatico: flashback, fobie immotivate, stati di ansia. Un ulteriore problema è rappresentato dal fatto che diventa difficile invalidare la propria esperienza in seguito, anche nel momento in cui dovesse essere individuata un’origine patologica del disturbo. Il paziente, infatti, per parecchio tempo ha investito sia economicamente che emotivamente nella soluzione individuata, ed è complicato riuscire a fare marcia indietro.

In sostanza, perciò, la questione relativa all’esorcismo va ben oltre la semplice convinzione personale e la fede religiosa. È quantomeno discutibile che nel terzo millennio persista la possibilità che le problematiche psicologiche o psichiatriche di una persona possano essere liberamente trattate attraverso rituali che non solo non hanno alcuna base scientifica, ma che addirittura potrebbero peggiorare la situazione. Di certo, però, è inaccettabile che questo accada senza che la prima valutazione del caso sia effettuata da uno specialista, psicologo o psichiatra che sia, come accaduto nel caso di Vicenza. A questo punto sarebbe auspicabile anche un maggior coraggio da parte del mondo dell’informazione, che in pochi casi si è espresso con franchezza sulla questione, lasciando spazio a una narrazione che avalla un modus operandi antiscientifico e pericoloso.

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