L’ipocrisia di chi vuole la “famiglia tradizionale” solo per gli altri ma non per se stesso - THE VISION

Uno dei principali punti fermi della destra italiana, e non solo, è la difesa della “famiglia tradizionale”. Quali siano le caratteristiche di questo nucleo ce lo spiega nientemeno che Matteo Salvini: “C’è una mamma e un papà, e ci sono bambini, che hanno una mamma e un papà. Vediamo di riportare un po’ di buonsenso”. Questa “battaglia”, però, ha almeno due grossi problemi che la minano. Il primo riguarda il concetto di lotta a favore della famiglia tradizionale, che in realtà non è altro che l’avversione per tutte le altre tipologie di famiglia. Che danno facciano queste ultime ai fautori di quella tradizionale non è dato sapere, ma soprattutto viene da chiedersi il motivo per cui, nel 2021, ci debba ancora essere una classificazione di famiglie di serie A e di serie B, e perché stiamo ancora qui a parlare di famiglia “naturale” quando questo concetto è stato dichiarato antiscientifico e privo di fondamento da più parti del mondo accademico. Il secondo problema è poi l’ipocrisia che si cela dietro i leader di destra che la portano avanti, anche se nessuno di loro ha messo su una famiglia tradizionale. Sostenitrici del motto “Dio, Patria, Famiglia”– utile sicuramente a strizzare l’occhio ai nostalgici del Ventennio –, le tre teste principali del centrodestra sono riuscite nell’ardua impresa di non rappresentare, nei fatti, nessuna di quelle tre parole.

Matteo Salvini

Salvini, partendo dal suo concetto e uso distorto della religione, ha spesso giurato sul Vangelo, salvo poi dimenticarsi i temi dell’accoglienza cristiana di fronte agli immigrati, riuscendo a inimicarsi persino Famiglia Cristiana e a farsi rifiutare l’udienza da Papa Francesco. Il suo concetto di Patria, poi, è parecchio distorto, considerando che fino a qualche anno fa non si riconosceva nel tricolore e nutriva un certo fastidio per le persone nate da Roma in giù. L’ultima parola, “Famiglia”, la affronta infine partecipando da anni a Family Day e congressi anacronistici, come quello di Verona del 2019, ovvero il non plus ultra delle politiche retrograde. Salvini si è sposato, ha avuto un figlio con la moglie, poi si è separato, ha avuto una figlia con un’altra compagna, ha chiuso questa seconda relazione e ne ha iniziata un’altra con Elisa Isoardi, per poi troncare anche con lei e iniziare nel 2019 una relazione con Francesca Verdini, oggi ventottenne, figlia di Denis Verdini, parlamentare di Forza Italia: è evidente che, per il leader leghista, il concetto di “famiglia tradizionale” è fluido proprio come il genere di tante persone che disprezza. Il problema, ovviamente, non è il numero di separazioni di Salvini, i figli avuti con donne diverse o le sue peripezie sentimentali, bensì l’incoerenza dietro le sue parole. Così come non è possibile giudicarlo per la sua vita amorosa, allo stesso tempo lui non dovrebbe sindacare su quelle famiglie che non riesce nemmeno a prendere in considerazione. Nessuno, infatti, gli farebbe le pulci se lui e i suoi vassalli non mettessero all’indice continuamente le famiglie omogenitoriali.

Salvini, però, non è il solo a rappresentare questo cortocircuito. Anche Giorgia Meloni è sempre in prima fila ai congressi a favore della famiglia tradizionale, ma ha una vita privata – convivenza more uxorio e figlia fuori dal matrimonio – piuttosto fuori dagli schemi per la campionessa di una battaglia del genere. Qualche anno fa Lilli Gruber glielo fece notare durante un’intervista e la leader di Fratelli d’Italia si inalberò, invitando la conduttrice a “farsi gli affari suoi”. È ironico che il grido di tutte le famiglie non riconosciute – e anzi vilipese – dai vari Meloni, Salvini e Pillon di turno, sia proprio lo stesso: viene solo chiesto che ognuno si faccia gli affari propri, e che tutti siano liberi di amare e di costruire la propria famiglia senza l’incubo di vedersi negati dei diritti. Un grido che, seppure Meloni utilizzi per difendere se stessa, non sembra altrettanto condiviso da chi promuove obsoleti ritratti sociali, pretendendo di mettere bocca sulle più intime e delicate scelte altrui: la sessualità, l’aborto, i figli o gli equilibri della vita di coppia.

Giorgia Meloni

D’altronde, ricordiamo ancora le città tappezzate di cartelloni raffiguranti il viso in primo piano di Meloni e la scritta “Difendi la famiglia tradizionale”. L’impressione, per non dire la certezza, è proprio che certi paladini della famiglia tradizionale intonino un inno al patriarcato. Restando nell’orbita di Fratelli d’Italia c’è a questo proposito Daniela Santanchè, che difende con tenacia le stesse posizioni, accusando gli oppositori di vivere in una “dittatura del politicamente corretto”. Santanchè ha dichiarato: “La famiglia non è una coppia omosessuale, ma lo è la famiglia naturale, cioè l’unione di un uomo e di una donna con figli eventualmente”. Questa è la stessa Santanchè che ha avuto un figlio fuori dal matrimonio e ha detto: “La cosa più bella che possa capitare a una donna innamorata è servire il proprio uomo. Le donne devono essere madri e mogli”. Se la “famiglia naturale” è quella in cui la donna ha il compito di “servire il proprio uomo” e mettere al mondo figli come una macchina per procreare allora forse è bene starne alla larga. C’è poi il caso che riguarda Alessandra Mussolini, sostenitrice della famiglia tradizionale, più volte in prima fila al Family Day, e con a casa un marito che ha patteggiato una pena per prostituzione minorile.

Daniela Santanchè

Tutti questi esponenti del centrodestra con le idee un po’ confuse hanno neanche a dirlo un padrino d’eccezione: Silvio Berlusconi. Sostenitore della prima ora della famiglia tradizionale, il Cavaliere è probabilmente la figura più distante di tutte da certi precetti. Due divorzi alle spalle, figli da mogli diverse, stile di vita dionisiaco tra bunga bunga e relazioni con ragazze che potrebbero essere le sue nipoti, Berlusconi ha trasmesso ai nuovi delfini del centrodestra la vocazione del predica bene razzola male, il tutto per puro fine elettorale. D’altronde, Berlusconi è stato un fenomeno a gestire i rapporti con il mondo ecclesiastico, con Comunione e Liberazione e con l’Opus Dei, aggirando le sue contorte vicende personali per intrecciare una rete di relazioni utili solo alla sua avventura politica.

Silvio Berlusconi

Un altro esempio eclatante di incoerenza su questo argomento è quello di Mario Adinolfi. Fondatore nel 2016 del partito Il Popolo della Famiglia, contrario ad aborto, eutanasia, matrimonio egualitario e qualsiasi altro tipo di diritto da lui definito “falso mito del progresso”, è divorziato, ha figli con due donne diverse, e in seconde nozze si è sposato in un hotel di Las Vegas. Passa le giornate a sputare sentenze al vetriolo sui social – venendo bannato – e a puntare il dito contro chi combatte per ottenere diritti che in un Paese civile dovrebbero essere automatici.

Viene da chiedersi di cosa ci stupiamo se la destra esulta senza ritegno al Senato quando affossa un ddl che mirava a garantire diritti a chi adesso non li ha. Sono conservatori e in una democrazia sono liberi di esserlo, ma noi siamo altrettanto liberi di ricordarci come questi siano i primi a non allacciarsi all’abbecedario della famiglia tradizionale. È come se Recep Tayyip Erdoğan esaltasse l’importanza dell’opposizione in una democrazia.

Mario Adinolfi

Forse la triade “Dio, Patria, Famiglia” – già utilizzata da altre figure durante periodi nefasti della Storia – andrebbe aggiornata da quegli stessi politici che la brandiscono come uno scudo contro ogni forma di progresso civile. State tranquilli, Matteo, Giorgia e Silvio: non avete fatto nulla di male se non siete riusciti ad avere quella che voi considerate una famiglia tradizionale, a noi progressisti non importa. Il vostro peccato, vero e pieno di ipocrisia, è che continuate a umiliare quelle famiglie reali che si basano sull’amore e non sugli slogan per attirare certe platee. I nuclei omogenitoriali e qualsiasi altra realtà non riconosciuta da ambienti ecclesiastici e dalla destra italiana sono una famiglia tanto quanto la vostra: fatevene una ragione.

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