La destra ha presentato 3 ddl anti-aborto già proposti in passato. Ora, però, possono approvarli. - THE VISION

Nel primo giorno di legislatura, la destra ha già ripresentato tre ddl contro il diritto all’aborto.

La prima proposta, presentata dal senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, prevede il riconoscimento giuridico del feto attraverso la modifica dell’articolo 1 del Codice Civile, che nella nuova versione stabilirebbe che “ogni essere umano ha la capacità giuridica fin dal momento del concepimento” e non solo, come avviene ora, dalla nascita. Come ha dichiarato lo stesso Gasparri, il ddl “è un lascito morale di Carlo Casini, fondatore del Movimento per la vita”, il primo movimento italiano anti-abortista, e si allinea a quanto sta accadendo in diverse parti del mondo, come gli Stati Uniti, dove dopo il ribaltamento della sentenza Roe vs Wade, le associazioni anti-scelta stanno cercando di far approvare leggi che tutelino i diritti del feto, così che ogni interruzione volontaria di gravidanza venga assimilata a un omicidio volontario.

La seconda, arrivata dal senatore della Lega Massimiliano Romeo, è invece incentrata sul garantire la presenza nei consultori di “personale medico e ostetrico anche obiettore di coscienza”. Secondo il testo, già presentato lo scorso anno, i consultori – che rappresentano solo una parte di ciò che si propone di riformare – andrebbero modificati per “assicurare la tutela della vita umana fin dal suo concepimento”.

Il terzo ddl, sempre depositato da Gasparri – ma che richiama proposte precedenti, presentate anche da parlamentari del Pd o del Movimento 5 Stelle – prevede di istituire la “giornata della vita nascente”, occasione che non toccherebbe direttamente la legge 194/78 ma che alimenterebbe la retorica cara alle associazioni anti-aborto.

Nonostante fossero già stati proposti in passato in diverse occasioni, è significativo che questi ddl siano stati avanzati all’inizio dei lavori, soprattutto considerate le politiche regionali già adottate per ostacolare l’accesso all’Ivg, la partecipazione di esponenti del nuovo Parlamento italiano a movimenti contro l’aborto e il rischio, più concreto, che vengano approvati.

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