Mai come in questa pandemia probabilmente ci stiamo scoprendo europei. Grazie alla cabina di regia di Bruxelles i vaccini sono redistribuiti con criteri di proporzionalità tra i 27 Stati membri, disponibili per tutta la popolazione. E grazie a un documento personale come il Green pass possiamo spostarci in sicurezza nonostante il Covid-19, da Roma a Parigi come a Berlino, accedendo a molti spazi comuni nell’Unione europea (Ue). Questo coordinamento su un diritto supremo e fondamentale come la salute era un traguardo difficile da immaginare fino ad appena due anni fa, e per forza di cose è stato raggiunto dall’alto, attraverso un percorso guidato dai decisori politici, giustificato dall’emergenza sanitaria. Un modello che però non è quello con cui l’Ue intende disegnare il suo e il nostro futuro. Dalla scorsa primavera, infatti, è in corso il laboratorio di democrazia dal basso della Conferenza sul futuro dell’Europa (CoFoE): un esperimento senza precedenti nello spazio comune europeo per la portata dei cittadini coinvolti, ovvero tutti noi. Sia attraverso una piattaforma online aperta, sia con la riunione di centinaia di persone comuni invitate a dibattere ed elaborare proposte all’europarlamento e in altre sedi che hanno fatto la storia dell’Ue come Maastricht.
Dal maggio scorso e fino alla primavera del 2022, i quasi 450 milioni di europei sono chiamati a discutere le politiche europee economiche e sociali, sui diritti civili, sull’ambiente e sull’innovazione, sulle migrazioni. Anche attraverso un campione di cittadini chiamati a esprimersi nelle sedi istituzionali insieme a europarlamentari e a esponenti della Commissione Ue e dei governi e dei parlamenti nazionali, partorendo infine delle raccomandazioni. Nel presentare il progetto, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è detta “pronta a dar seguito a quanto accordato alla Conferenza sul futuro dell’Europa, se necessario anche con atti legislativi appropriati e modificando i trattati”. Per la sua vice Dubravka Šuica, co-dirigente della CoFoE, “non si torna indietro dalla conferenza, stiamo approfondendo la cultura politica europea, partendo davvero dal basso. Coinvolgere i cittadini nel processo decisionale rafforzerà la nostra democrazia rappresentativa”.
Da aprile 2021 oltre 36.500 utenti si sono registrati sulla piattaforma digitale multilingue della CoFoE e quasi 200mila hanno partecipato a eventi, presentando su Internet circa 10.200 proposte per temi (dal clima, alla trasformazione digitale, all’istruzione e alla salute, alla politica estera e di sicurezza, ai nodi delle migrazioni e della difesa dei diritti umani, al welfare e all’economia). Ottocento cittadini di ogni età, estratti a sorte in un paniere equamente ripartito per provenienza geografica e per genere, discutono ora questi temi e le principali proposte della piattaforma suddivisi in quattro Panel e in vari sottogruppi, in sessioni in presenza all’europarlamento e in altre sedi legate all’Ue, e in parte anche online a causa del Covid-19. “L’entusiasmo tra loro è grande. La formula sta funzionando e l’Unione europea si aspetta molto dal contributo dei cittadini”, ha commentato Guy Verhofstadt, nell’assemblea di Strasburgo dal 2009 e già negoziatore sulla Brexit per l’europarlamento, ora co-chair della CoFoE. A The Vision racconta che “la qualità dei dibattiti si sta dimostrando molto alta e di natura diversa da quanto siamo abituati dalla politica. Perciò l’idea di rendere strutturale la democrazia partecipativa a quella rappresentativa è molto valida è logica. Si potrebbero tenere per esempio dei panel tematici di cittadini. Personalmente sono attratto dall’idea di un panel ogni cinque anni, per ogni legislatura, nel mezzo di ogni ciclo elettorale in modo preparare la campagna elettorale a venire”.
Occorre però far sì che questa iniziativa dal basso “così unica non perda la sua peculiarità, quindi parte del potere”. Anche per Verhofstadt la Conferenza sul futuro dell’Europa “avrà successo e resterà incisiva solo se seguiranno riforme concrete nella politica e tra le istituzioni europee. Non è un esercizio d’ascolto ma un progetto di riforma”. Articolare un processo di approfondimento, di concertazione, infine di sintesi di questo tipo tra i cittadini e gli organi rappresentativi a livello europeo è complesso, perché non si tratta di iniziative di democrazia diretta dove gli elettori esercitano il potere legislativo (anche temporaneamente e limitatamente) in sostituzione dei rappresentanti politici.
Il meccanismo scelto si ispira al contrario al modello elaborato da pensatori come il filosofo Jürgen Habermas, tra i massimi teorici della democrazia deliberativa, secondo cui la sovranità è davvero popolare, ovvero le leggi da promulgare sono davvero democratiche solo quando anche i membri della società civile ne dibattono i contenuti attivamente nella sfera pubblica, insieme ai rappresentanti politici e nel pieno rispetto dell’eguaglianza. A garanzia di questo principio, la piattaforma online della CoFoE è in tutte le lingue dell’Ue, e la rosa di cittadini all’europarlamento è il risultato di una scelta random, senza requisiti di istruzione o di passato e presente attivismo. Un’ottantina di persone comuni (20 per panel), e tra loro anche un paio di italiani, sempre attraverso l’estrazione casuale è diventata ambasciatore delle proposte dal basso nelle assemblee plenarie che in questi mesi si tengono all’europarlamento, tra gli ambasciatori dei cittadini, parte degli eurodeputati e dei deputati dei Paesi membri, tre membri della Commissione Ue e due membri dei governi nazionali del Consiglio dell’Ue, l’altro organo legislativo europeo, e rappresentanti delle regioni delle parti sociali.
Una quota speciale in questa arena europea è riservata ai giovani, l’unica deroga al principio di eguaglianza della Conferenza sul futuro. Un terzo degli 800 cittadini invitati ha infatti tra i 16 e i 25 anni; lo scorso ottobre, inoltre, più di 10 mila tra ragazze e ragazzi hanno preso parte allo European youth event 2021, il culmine delle consultazioni giovanili della CoFoE organizzate dall’europarlamento anche attraverso una piattaforma online aperta ai giovani tra i 16 e i 30 anni. Uno dei trend peggiori per il futuro dell’Europa è il grande squilibrio interno nell’occupazione giovanile: se in Stati come come la Germania e i Paesi Bassi la disoccupazione giovanile si ferma al al 7,5%, si arriva al 29% e al 30% in Paesi come l’Italia e in Grecia, o addirittura al 37% in Spagna, ancora secondo i dati Eurostat del 2021, ma una piaga già precedente la pandemia.
Per le nuove generazioni, iniziative dal basso di questo tipo rappresentano oggi spesso il primo vero loro incontro con la politica. Francesco Indiveri, avvocato di 29 anni di Napoli tra i cittadini sorteggiati per i panel, ci confessa di “essere cresciuto senza partiti politici di riferimento, nonostante l’interesse ai temi sociali e politici che mi ha spinto a studiare e a laurearmi in legge”. La telefonata dall’Ue “a dir poco inattesa” dell’estate scorsa lo ha catapultato, racconta, “nei mesi che per adesso sono i più belli della mia vita. È un onore e un impegno trovarmi nel cuore della democrazia ed esserne diventato un motore, dibattendo a volte anche aspramente su temi come le migrazioni per i quali sono convinto occorra uscire dalle zone di comfort”.
Tra le partecipanti più anziane della CoFoE c’è invece la 79enne francese Annie Hoëz, che si è commossa prendendo parola tra gli scranni di Strasburgo e che da allora spicca tra i partecipanti più attivi. Anche per chi, come Cristian Vitrani, 48 anni, operatore del 118 e dirigente sindacale triestino, è da tempo abituato al confronto e allo scontro con la politica, “è assolutamente positivo che l’Unione europea ci abbia coinvolti in questo processo”. “Già il fatto di essere qua a discutere”, racconta Cristan a The Vision, “dà un valore alla conferenza. Sono realista sulle difficoltà ma sono anche ottimista sull’esito e mi auguro che queste iniziative partecipative si ripetano”.
Il tema più divisivo per un accordo europeo, anche tra cittadini, è l’immigrazione. Sul resto, secondo i primi due report ad interim della CoFoE sulle proposte inviate dalla piattaforma tra aprile e settembre 2021, prevale l’apertura: la maggioranza dei partecipanti al dibattito è per accelerare le politiche in favore dell’ambiente e la trasformazione digitale, ed è forte tra i cittadini la domanda di misure economiche comuni e di protezione sociale. Si rivendicano sanità gratuita per tutti nell’Ue, anche deprivatizzando la sanità, politiche ancora più coordinate sulla ricerca medica e scientifica, un welfare comune e rafforzato che, come nella Conferenza sul futuro, garantisca equità, più iniziative europee sull’educazione e sulla cultura. Una delle prime proposte che prende corpo in una bozza di raccomandazione è su un reddito di base garantito in tutta l’Ue.
È evidente, insomma, anche dalle voci dei partecipanti, come consultazioni sul modello della CoFoE siano un collante tra i cittadini, fungano da stimolo per lo sviluppo di politiche comunitarie e da anticorpi contro la deriva dell’antipolitica, alimentata in questi anni dal malcontento e dalla disinformazione, anche per una certa lontananza della politica e dei governi dalla gente. Secondo il sociologo Anthony Giddens, per uscire dalla crisi della democrazia rappresentativa di questo periodo serve “democratizzare la democrazia”, attraverso innovazioni nel sistema che facciano argine alla “delusione, misurabile in parte con fattori come l’astensionismo, l’indifferenza e la sfiducia verso il sistema-politico-istituzione, il calo dei militanti politici e il conseguente emergere di movimenti anti-istituzionali”. Tanto più che, in questi anni, l’Ue è stata ed è spesso strumentalizzata da governi nazionali e dai partiti politici più populisti come un’istituzione distaccata dalla cittadinanza che, come una sorta di deus ex machina, che tutto decide e nulla concorda sui bisogni reali dei cittadini, sacrificati nel nome di interessi superiori.
La retorica perfetta per scaricare le responsabilità, anche di governo, senza risolvere niente. L’esperimento della Conferenza sul futuro dell’Europa dimostra invece che a Bruxelles e Strasburgo accade, e si vuole far accadere, l’esatto contrario. La risposta ai populisti sta, anche per Giddens, nel coinvolgere di più la “società civile, l’arena dove sviluppare atteggiamenti democratici come la tolleranza”. Ingranaggi seri di partecipazione, come quelli avviati dall’Ue, includono la base delle democrazie nel contraddittorio con la rappresentanza. Abbattendo la barriera tra noi e loro e creando una grande agorà, luogo di decisioni politiche e di visioni future.
Foto in cover: Mathieu CUGNOT © European Union 2021 – Source : EP