Negli ultimi anni, le teorie secondo cui il mondo sarebbe guidato da lucertole aliene o che i cavalieri templari governino la banca mondiale, hanno assunto una rilevanza sempre più centrale in politica. Per quanto infatti i complotti possano essere assurdi, se non addirittura ridicoli, hanno conseguenze reali sulla vita delle persone o addirittura sul governo delle nazioni, e per questo è importante studiarli e capirli. La pandemia di coronavirus ha offerto a chi è sempre critico verso le informazioni ufficiali l’occasione perfetta per lanciarsi nel cospirazionismo più spinto, con risultati a volte quasi divertenti e a volte drammatici, che hanno compromesso l’avanzamento della ricerca scientifica o la gestione corretta del contagio.
La teoria del complotto più diffusa sul coronavirus, rilanciata anche dal presidente degli Stati Uniti e da diversi politici italiani tra cui Matteo Salvini e Giorgia Meloni, è che il SARS-CoV-2 sarebbe stato prodotto artificialmente dall’Istituto di virologia di Wuhan, da cui sarebbe anche in qualche modo “scappato”. La bufala ha origine dalla pubblicazione a inizio febbraio di un articolo non sottoposto a peer review di due ricercatori indipendenti cinesi sul social network per accademici ResearchGate, in cui i due autori sostenevano la possibilità che il virus potesse essere sfuggito al laboratorio, ma non che il virus fosse stato creato dall’uomo. La notizia è stata però rilanciata come una certezza da molti quotidiani britannici, tra cui il Daily Mail, The Sun ed Express, con titoli allarmistici tipo: “Coronavirus, notizia bomba. ‘La VERA causa’ del focolaio. Gli scienziati cinesi rompono il silenzio”. Tali ipotesi, avanzate nel clima fortemente sinofobico dell’inizio della pandemia, vanno sommate alle numerose accuse nei confronti del governo cinese di aver tenuto nascosta l’esistenza di un nuovo virus e alla notizia della morte del medico Li Wenliang, tra i primi ad aver riconosciuto la pericolosità della COVID-19.
Questo insieme di circostanze ha anche alimentato dubbi su un’origine artificiale del virus, dovuti al fatto che l’Istituto di virologia di Wuhan in passato ha ricostruito diversi virus per ragioni di ricerca. Sin da subito, la comunità scientifica ha negato una simile possibilità e condannato le teorie del complotto. A ulteriore conferma, il 17 marzo Nature Medicine ha pubblicato un articolo contenente uno studio in cui il genoma del SARS-CoV-2 è stato confrontato con gli altri sette coronavirus umani al momento conosciuti. La conclusione dello studio è che questo virus sia il risultato di una evoluzione naturale, irripetibile in laboratorio. In Italia la teoria del complotto sull’origine artificiale del virus ha avuto ampia eco. A fine marzo, quasi in contemporanea con l’articolo di Nature Medicine, sui gruppi Facebook e WhatsApp ha cominciato a girare un servizio del 2015 di Tg Leonardo, la rubrica scientifica del TGR Piemonte, in cui si parlava degli esperimenti condotti dall’Istituto di virologia di Wuhan su due virus, quello della SARS e il virus dei pipistrelli SHC014-CoV. Il fatto che nel video si parlasse di Wuhan e di coronavirus – che sono una sottofamiglia di virus che comprende decine di ceppi diversi, di cui solo sette in grado di infettare gli umani – ha però subito fatto gridare al complotto. Il video è stato rilanciato anche da Matteo Salvini (che ha anche chiesto un’interrogazione parlamentare per chiarire la veridicità del contenuto), Giorgia Meloni e da Striscia La Notizia, diventando presto virale. Come se non bastasse, ad aprile un nuovo video ha inquinato ulteriormente il dibattito. Il virologo Luc Montagnier, che nel 2008 è stato insignito del premio Nobel per la Medicina per il contributo alla ricerca sull’Hiv e che oggi ha 87 anni, sosteneva infatti che il nuovo coronavirus fosse stato manipolato in laboratorio. La comunità accademica ha smentito le affermazioni di Montagnier, la cui credibilità è da tempo messa in dubbio per aver sostenuto negli ultimi anni diverse teorie antiscientifiche, tra cui quella che lega vaccini e autismo.
Montagnier non è l’unica fonte “autorevole” a diffondere notizie non veritiere sulla SARS-CoV-, sostenendo ipotesi in non comprovate. A metà aprile, infatti, l’intelligence americana ha fatto sapere di aver avviato un’indagine su una possibile origine artificiale del virus. Se all’inizio i toni erano molto cauti, con il segretario della Difesa Mark Esper che assicurava che il virus avesse senz’altro un’origine organica, nelle ultime settimane l’amministrazione Trump ha fatto pressioni sulla Cia e sulle altre agenzie investigative per trovare la prova che il virus sia sfuggito al laboratorio di Wuhan. Il 30 aprile, il presidente ha dichiarato in conferenza stampa di aver trovato questa evidenza, ma si è rifiutato di fornire ulteriori dettagli. Lo stesso giorno, l’ufficio centrale dell’intelligence americana ha invece detto di “concordare con il vasto consenso scientifico che la COVID-19 non è stato prodotto dall’uomo né geneticamente modificato”, ma che continuerà a indagare per scoprire se il virus sia sfuggito o meno da un laboratorio. Molti commentatori vedono nell’atteggiamento di Trump un modo per sviare l’attenzione pubblica sulla cattiva gestione della pandemia negli Stati Uniti, mentre altri lo considerano l’ennesimo passo nella guerra commerciale contro la Cina.
L’origine del virus non è però l’unico argomento a far nascere teorie cospirazioniste: anche l’idea che esista una cura nascosta da cui i poteri forti ci tengono all’oscuro è stata sin da subito uno dei cavalli di battaglia dei complottisti. Anche in questo caso le conseguenze sono state reali, e a volte molto gravi. Se lo stesso Trump riteneva ragionevole iniettare o bere disinfettante per curare la COVID-19 (consiglio seguito da diverse persone che sono finite all’ospedale), il presidente della regione Veneto Luca Zaia a fine marzo aveva annunciato di voler avviare la sperimentazione dell’Avigan dopo che il farmaco era stato presentato come “la verità nascosta” dietro ai pochi contagi in Giappone in un video realizzato da un italiano lì residente. L’autore del video, che diceva di essere un farmacista, ha poi ammesso di esserselo inventato. Inoltre, il farmaco non è utilizzato in massa, ma solo in casi particolari. Le notizie false su cure più miracolose dell’acqua di Lourdes sono tantissime: da quella sull’argento colloidale a quella sulla vitamina C, passando per l’aglio, la carne, le grandi quantità d’acqua e la candeggina. Ma ben più pericolose di queste bufale che sconfinano nelle credenze popolari sono le dicerie sullo sviluppo di un vaccino.
Tra le teorie più assurde c’è quella secondo cui Bill Gates, fondatore di Microsoft e filantropo noto per l’impegno profuso per la diffusione dei vaccini con la sua Melinda & Bill Gates Foundation nonché secondo maggior finanziatore dell’Oms, sarebbe la mente dietro la pandemia. L’ipotesi era stata avanzata già a gennaio dal gruppo dell’alt-right americana QAnon, troll responsabili di diverse teorie del complotto come quella per cui Hillary Clinton si trovasse a capo di una setta di pedofili che si riuniva in una pizzeria di Washington. Esistono varie idee cospirazioniste su Bill Gates: alcuni sostengono che sia il vero e proprio creatore del virus, altri che ne fosse già a conoscenza da anni e che l’avrebbe tenuto nascosto per poter sviluppare per primo il vaccino. Il succo è che comunque Gates avrebbe ordito con le sue oscure trame la pandemia per poi arricchirsi ulteriormente con il business dei vaccini. Questa è la tesi avanzata anche dalla deputata del Gruppo Misto Sara Cunial, che durante un discorso alla Camera il 14 maggio scorso, ha accusato Gates di “prodigarsi da anni in piani di depopolamento e di controllo dittatoriale sulla politica globale”, assieme ai suoi “amici di Davos”, cioè ai partecipanti del Forum economico mondiale. Per quanto le attività dei filantropi miliardari possano essere oggetto di critica, illazioni del genere sono fuori da ogni logica.
L’altro grande colpevole della diffusione del coronavirus sarebbe il 5G, il nuovo standard tecnologico della telefonia mobile. I complotti sui possibili danni di questa nuova tecnologia sono diffusi da almeno due anni, ma il 2020 doveva essere il suo grande anno. Se due indizi fanno una prova, è chiaro che la concomitanza della sua introduzione con lo scoppio della pandemia non sia una casualità – almeno secondo i complottisti. La teoria cospirazionista infatti sostiene che le onde elettromagnetiche del 5G abbassino le difese immunitarie, aumentando le probabilità di contagio. I più creativi sono convinti addirittura che il virus viaggi attraverso il 5G, anche se non si sa bene come. L’economista tedesco Gunter Pauli ha scritto in un tweet che “la scienza deve dimostrare” perché le zone più colpite dalla COVID-19 (Wuhan e il Nord Italia) siano anche le prime ad aver installato queste particolari antenne. In realtà le sperimentazioni con questa tecnologia si sono tenute contemporaneamente in molte altre città e zone del mondo che non hanno avuto lo stesso numero di contagi. Tuttavia, la psicosi contro il 5G ha già causato l’incendio e l’abbattimento di antenne in moltissimi luoghi e, secondo La Repubblica, già 200 comuni italiani hanno firmato delle ordinanze per bloccarne l’installazione, tanto che gli operatori di telefonia mobile si stanno rivolgendo al Tar.
Per quanto strani o assurdi siano questi complotti, nessuno batte però quello che sostiene che in realtà il SARS-CoV-2 non esista. Uno dei più accaniti fautori di questa teoria nel nostro Paese è il guru delle scie chimiche Rosario Marcianò, che crede che la COVID-19 sia una montatura mediatica per distrarci dal 5G. Ma se i danni procurati da un singolo predicatore possono anche essere limitati, così non è se a sostenere idee simili sono presidenti, governi o media nazionali. Negli Stati Uniti, dove i manifestanti hanno invaso le strade per protestare contro il lockdown, sono in molti a credere che la pandemia sia tutta una montatura dei poteri forti. D’altronde, Donald Trump stesso per settimane ha negato che il “virus cinese” – come si ostina a chiamarlo – potesse raggiungere l’America. Il canale televisivo conservatore Fox News è stato accusato non solo di minimizzare la pericolosità del virus, ma anche di sostenere che le morti da COVID-19 siano in realtà causate da altro. Anche il presidente brasiliano Jair Bolsonaro per settimane ha negato l’esistenza del virus, per poi ammettere che il 70% dei suoi connazionali dovrà rassegnarsi al contagio. Hanno seguito il suo esempio Daniel Ortega (sparito per alcune settimane, si crede proprio per aver contratto la malattia), presidente del Nicaragua, dove i contagi ufficiali sono solo una decina, anche se tutto fa sospettare che siano molti di più, e l’eccentrico presidente-dittatore del Turkmenistan, Gurbanguly Berdimuhamedow, che per ovviare il problema ha addirittura vietato di usare la parola “coronavirus” e di indossare le mascherine.
La pandemia di COVID-19 ha mostrato al mondo quanto, di fronte a un problema complesso, sia facile credere alle teorie più disparate, che forniscono spiegazioni semplici, ancora meglio se additano un nemico preciso. Se è facile ridere delle assurdità dei video su YouTube con immagini stock e scritte in Wordart, dovremmo però cominciare a preoccuparci seriamente quando le teorie del complotto vengono abbracciate dai politici e dai governi dei Paesi più importanti del mondo, non solo quelli governati da un dentista tiranno con una strana passione per i cavalli e il Guinness dei primati.