Chi non ha vissuto, sulla propria pelle o per interposta persona, la tradizionale infanzia catto-comunista o catto-liberale di provincia scagli la prima pietra. Ognuno di noi è imbevuto di cultura e tradizioni cattoliche, assorbite più o meno volontariamente. Sfido chiunque, ad esempio, a non riuscire a unirsi a un coro che intona “Tu sei la mia vita” e a non sapere il Padre nostro, o come si posizionano le mani per ricevere la comunione. La Chiesa cattolica, volenti o nolenti, è da due millenni alla base della nostra più o meno conscia formazione personale e comunitaria. Quello che sta cambiando è che i fedeli – o coloro che provengono da famiglie legate alla religione – stanno smettendo di credere ciecamente che questo background culturale della nostra tradizione sia sempre e inevitabilmente qualcosa di buono e positivo. La progressiva secolarizzazione della società e la mediatizzazione contemporanea hanno infatti colpito anche l’apparato ecclesiastico in modo potente: non è più possibile nascondere o minimizzare la natura “umana” della Chiesa, le mancanze e i difetti che comporta.
La vita della maggioranza degli italiani, in modo particolare quelli cresciuti fuori dalle metropoli, è stata impregnata di cattolicesimo fin dalla tenerissima età, fin da quel Battesimo che praticamente tutti abbiamo ricevuto, a volte più per pigrizia che per convinzione, e che in pochi ricordano cosa significhi effettivamente. La Chiesa, tramite catechismo, gite parrocchiali e così via, ha costituito per molti, e spesso ancora oggi costituisce, un fulcro sociale ed educativo, un luogo dove si impara a intessere relazioni e sentimenti, si prova a distinguere (più o meno) il bene dal male. Si arriva però poi a un’età in cui tutto il sistema di valori che il cattolicesimo porta con sé viene messo in discussione, o perlomeno scrutato in tutte le sue prismatiche facce. Ed è lì che iniziano i problemi, che si accentuano sempre più nella società contemporanea dove la Chiesa non è più imprescindibile fautrice di accettazione sociale o aiuto economico e supporto psicologico e morale.
Secondo l’Uaar – Unione degli atei e agnostici razionali, il cui portale può aiutare anche nello sciogliere i vostri dubbi di fede grazie a preziosi test a risposta multipla come “Quanto sei cattolico?” o a un’accurata selezione editoriale di “Nessun Dogma”, (mentre il sito della Santa Sede ha lo stesso appeal di un bagno dell’autogrill, da cui certamente il color ocra di sfondo non aiuta a distanziarsi), l’ateismo e la secolarizzazione finalmente sono arrivati anche in Italia. Nel 2016 in 47.726 hanno scaricato dal portale i moduli per sbattezzarsi, un migliaio in più di quattro anni prima. E anche se questo non significa averli compilati veramente, è comunque il chiaro segnale di una stanchezza di fondo, di un voler uscire dal circolo vizioso dell’abitudine e della tradizione, del vestito bianco all’altare e del battesimo dei propri figli solo per non deludere le rispettive famiglie d’origine. Oggi il calo dei fedeli, per quanto difficile da quantificare, è evidente e acclarato.
Nelle ultime settimane si è consumato l’ennesimo scandalo all’interno della Chiesa, con il suo susseguirsi di botta e risposta tra ex-nunzi ribelli, il Papa stesso e le più svariate declinazioni del clero. Ma non è certamente la prima volta che succede, né sarà verosimilmente l’ultima. Per rinfrescare la memoria, basta ad esempio citare Vatileaks, o il celeberrimo caso Spotlight – l’indagine sui preti pedofili in America, tornato alle cronache grazie a una trasposizione cinematografica che ha riaperto la questione anche in Italia.
Per non parlare delle questioni relative ad aborto, matrimoni gay o contraccezione, solo per nominare le battaglie più note, che se avevano visto qualche apertura negli ultimi tempi sono state di nuovo bloccate, tra consigli di sedute psicologiche ai giovani omosessuali di un Papa attivo e probabili discussioni sul problema della Chiesa che si adatta troppo al mondo nei circoli di un Papa passivo. Esaminando nel complesso il quadro, non si può non constatare tristemente come la Chiesa, in modo sempre più manifesto, sia diventata più simile a un litigioso partito politico o a un malinconico e ipocrita ospizio, più che a una condivisibile e onesta proposta spirituale. Quello che un po’ ci hanno mostrato Paolo Sorrentino in “The Young Pope” o il profetico Nanni Moretti di “Habemus Papam”.
L’Italia che “smarrisce il senso del sacro” non è solo un titolo da giornale, ma una realtà. Nonostante il recente Annuario Pontificio sventoli una comunità credente in crescita a livello globale, la vita reale qui in Europa sembra dirci altro. O forse si tratta semplicemente di provare a fare luce attorno a una domanda di fondo, che è da sempre e per sempre la stessa: cosa definisce una persona cattolica? In base a quali criteri si viene inseriti nella comunità dei credenti? L’aver ricevuto il battesimo, che oggi ancora circa il 70% dei bambini riceve? Andare a Messa a Natale e Pasqua? Oppure andarci tutte le settimane solamente per mantenere uno status quo o un’influenza sociale (sembra roba da Medioevo, ma funziona ancora così)?
Siamo cresciuti in un Paese dove la religione ha sempre contato tanto, troppo, dove il potere spirituale del Vaticano ha progressivamente esteso le sue influenze anche oltre quelli che dovevano essere i propri limiti territoriali, ovvero quelli dell’anima.
Secoli e secoli di infiltrazioni tra le crepe politiche, economiche e sociali hanno portato il Papa a stringere tra le mani potere temporale consistente, a tenere le chiavi di San Pietro insieme alla saccoccia delle monete e alla spada delle Guerre sante. E se per un lungo tempo le apparenze si sono salvate, ora diventa assai più complicato mimetizzare dietro una tunica le trame economiche, le beghe politiche interne, le sciocche rigidità che sono ormai le fondamenta della Chiesa.
Il mondo di Twitter non lascia campo libero ai follower del Santo spirito, la cui ricerca ha smesso di essere un polo aggregatore della vita umana. L’Internet selvaggio e l’istruzione obbligatoria non lasciano molto spazio di manovra sfrenata ai pùlpiti e alle Tavole della Legge. La Chiesa è sotto controllo, quel controllo che è abituata a esercitare a suon di dogmi e confessioni, ma che non è per nulla abituata né pronta a ricevere. Deve realizzare velocemente di essere in una nuova epoca. E deve farlo in fretta se non vuole disgregarsi. Anche perché se perde quel ruolo di guida spirituale che nonostante tutto continuava a esercitare, e che in un modo o nell’altro giustificava il resto, ben presto al Vaticano non rimarrà che un paio di vecchiette velate e qualche gruppo di moralizzatori e fustigatori del nostro tempo – oltre al discreto patrimonio temporale accumulato, s’intende.