Negli ultimi giorni si è diffusa la foto di una bambina ucraina che, seduta sulla finestra di un palazzo fatiscente, imbraccia un fucile con sguardo fiero, come dovesse fare la guardia all’edificio, mentre succhia un lecca lecca. Lo scatto è stato ripreso dall’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e in pochi giorni è diventato virale. L’autore della fotografia Oleksii Kyrychenko, ingegnere di Kiev e fotografo amatoriale, ha spiegato che l’immagina è stata realizzata pochi giorni prima dell’invasione della Russia e che sua figlia, la ragazza ritratta, era in posa. “Il fucile è mio, mia figlia non sa sparare: ha nove anni. E ovviamente il fucile non era carico mentre le scattavo le foto”, ha chiarito Kyrychenko.
Contro l’uso delle foto di bambini armati per enfatizzare la narrazione del conflitto si era mossa anche Unicef, rilasciando delle linee guida per giornalisti e agenzie di stampa. “Questa policy protegge dall’uso sensazionalistico di immagini che mostrano bambini soldato armati agire o atteggiarsi come aggressori. Essendo bambini, tuttavia, sono anche, per definizione, combattenti forzati. Pur riconoscendo l’importanza di parlarne, l’Unicef sottolinea il loro status di bambini e vittime forzate, uno status che è molto più difficile da evidenziare se sono rappresentati in modi sensazionalistici”, si legge nel testo.
La foto della bambina ucraina con il lecca lecca è stata condivisa in maniera acritica seguendo due principali narrazioni: da un lato si è arrivati a valutare lo scatto in modo professionale, lodandone la posa del soggetto o la tecnica, e sottoponendo la bambina ucraina a una sorta di “effetto glamour”; dall’altro, l’immagine rientra nel processo non nuovo di estetizzazione della tragedia, di cui parla appunto Unicef. In questa prospettiva il bambino soldato rappresenta uno scandalo: non si tratta semplicemente di un caso d’infanzia negata e rubata, ma del risultato di un ribaltamento in cui la gioia e spensieratezza, che dovrebbero caratterizzare l’infanzia, vengono sostituite dagli orrori della guerra. Più che un senso di ribellione, lo scatto è il simbolo del fallimento della nostra civiltà.
Foto di Oleksii Kyrychenko