Lo scorso 22 gennaio, il 22enne Andrea Cavalleri è stato arrestato a Savona con l’accusa di progettare atti terroristici di matrice suprematista. Tra i suoi obiettivi si trovavano gruppi femministi, la comunità ebraica e “lo Stato occupato dai sionisti”. Questo arresto si aggiunge alla lunga lista di attentatori e criminali di estrema destra che negli ultimi anni sono cresciuti a dismisura sia in Italia che all’estero. Più di recente, dal mese di febbraio la città di Vicenza ha scoperto di avere un problema con le ronde contro le baby gang organizzate dal gruppo di ispirazione di destra Vicenza Blackflag, che sui social ha lanciato un appello agli abitanti della città per “contrastare questa feccia che invade le nostre strade”. In Europa gli attacchi terroristici riconducibili all’estrema destra sono aumentati del 320% tra il 2014 e il 2018, trend confermato nel 2020 anche dalle forze dell’ordine nell’Unione e negli Stati Uniti, che hanno denunciato come il terrorismo di destra sia la più grande minaccia per i cittadini, surclassando anche quello di matrice jihadista.
Una minaccia di violenza e attentati che si autoalimenta, come dimostra il caso di Luca Traini, attentatore fascista che sta scontando in misura cautelare la sua pena a 12 anni per strage aggravata dall’odio razziale, danneggiamento e porto abusivo d’arma, in attesa della sentenza della Corte di Cassazione fissata per il 24 marzo. Dopo che nel 2018 Traini, a Macerata, ha sparato contro diversi migranti ferendone sei, è diventato un eroe nei circoli di estrema destra e uno dei cavalli di battaglia di chi diffonde contenuti d’odio sul web e istiga azioni eversive di natura xenofoba.
In questo contesto di ascesa della violenza legata agli ambienti dell’estrema destra, sarebbe opportuno che istituzioni e partiti politici reagissero con fermezza, sciogliendo una volta per tutte organizzazioni dichiaratamente fasciste, e per questo illegali secondo quanto stabilito dalla legge Scelba del 1952. Approfittando dei tentennamenti istituzionali, l’estrema destra nel corso degli anni si è radicata sempre più in profondità nei corpi dello Stato, contaminando anche le forze di polizia. Per questo motivo, diversi esponenti politici della destra parlamentare usano toni concilianti o addirittura negano l’esistenza di gruppi neofascisti violenti e armati. Giorgia Meloni, per esempio, riferendosi proprio alla vicenda di Traini, ha affermato che l’allarmismo sulle violenze di stampo fascista fosse “surreale” e che bisognava invece occuparsi dei “veri terroristi”. In maniera simile, un anno e mezzo più tardi Matteo Salvini sosteneva che in Italia non ci sono fascisti né razzisti, giustificando così il voto negativo della Lega e di tutto il centrodestra riguardo all’istituzione di una commissione contro l’odio razziale proposta dalla senatrice a vita Liliana Segre.
Eppure, tanto la Lega quanto Fratelli d’Italia sono partiti legati alle organizzazioni e ai movimenti neofascisti. Salvini strizza l’occhio ai fascisti di CasaPound (tra l’altro, nel 2017 lo stesso Traini si candidò con la Lega alle elezioni comunali di Corridonia), mentre nel partito capeggiato da Meloni diversi candidati e militanti si ispirano esplicitamente al fascismo. Non a caso, è ormai noto che gli estremisti di destra vedano in FdI un partito a loro ideologicamente affine, preferendolo alle posizioni troppo “moderate” di Salvini. Questo nonostante Salvini, quando era ministro dell’Interno, negasse in modo sistematico che in Italia fosse in atto un’escalation di aggressioni a sfondo xenofobo e razzista, come dimostrato dai dati. Nel 2018, il leader della Lega ignorava le responsabilità del suo ruolo di governo sostenendo che il razzismo fosse “un’invenzione della sinistra”, appoggiato con convinzione dall’allora alleato Luigi Di Maio. Sulla stessa lunghezza d’onda era anche Alessandro Di Battista, che nella sua veste di paladino della moralità si diceva convinto che “il fantomatico ritorno del fascismo” non sarebbe un vero problema per l’Italia. Del resto, già nel 2017 il M5S aveva sposato la visione delle destre sovraniste definendo “liberticida” la proposta di legge del deputato Pd Emanuele Fiano contro la propaganda fascista e nazista. Anche il Pd, in alcune occasioni ha ceduto all’indulgenza nei confronti dell’estrema destra: per citare un esempio, ha causato diversi imbarazzi la scelta del governatore pugliese Michele Emiliano di inserire nelle sua liste per le ultime elezioni regionali Pippi Mellone, sindaco dichiaratamente fascista della salentina Nardò.
La connivenza della classe politica si riflette anche nel sentire comune dei cittadini italiani, tanto che nel 2019 più della metà giustificava condotte e posizioni razziste. Questo è il risultato di decenni passati ad assecondare delle pulsioni mai sopite di una parte del Paese e dell’incapacità istituzionale di analizzare e fare i conti con un recente passato coloniale, razzista e xenofobo che ha trovato nel Ventennio il suo culmine, ma non è affatto scomparso con la caduta del regime. Perciò è molto più conveniente glissare e parlare di “bravate” o di “goliardia” quando ci si trova di fronte alla violenza degli estremisti di destra, piuttosto che prendersi la responsabilità di dichiarare che il pericolo di un’eversione di stampo neofascista è reale e rappresenta un grave fallimento delle istituzioni democratiche.
In Italia non è ancora facile ammettere la minaccia rappresentata dal ragazzo indottrinato della porta accanto, giovani italiani che vivono nei nostri quartieri da sempre, che frequentano le nostre scuole e le nostre università, e che abbracciano gli ideali fascisti per mancanza di prospettive o addirittura per moda. Si tratta di un riflesso molto umano tendere a identificare e combattere una minaccia che arriva dall’esterno, da oltre i confini del proprio Paese, piuttosto che razionalizzare il pericolo rappresentato dal proprio vicino di casa, a cui magari siamo affezionati e che abbiamo visto crescere. Eppure, è anche sulla narrazione dei “bravi ragazzi” che i gruppi di estrema destra riescono a costruirsi un’immagine di purezza e innocenza molto lontana dalla realtà che sta dietro ai loro ideali e progetti. Dietro alla parvenza di persone integerrime e altruiste, che a parole ripudiano la violenza e reagiscono solo se provocate, si nasconde un’azione fondata su violenze e soprusi sistematici a sfondo razziale, misogino e suprematista.
Il contrasto a questi gruppi inizia proprio dal rifiuto della loro narrazione, per cui un militante di estrema destra non è davvero pericoloso, e che i suoi atti di violenza sono ragazzate dettate dal disagio. Se i dati ci dicono che le violenze neofasciste sono in costante crescita da anni, la loro origine non si può spiegare con un semplice “disagio”, né si possono definire “ragazzate” quelle che sono una vera e propri minaccia per l’intera comunità democratica. Anche se Salvini continua a sostenere che movimenti come CasaPound e Forza Nuova siano legittimi – ignorando le leggi del Paese che da anni sostiene di voler servire una volta al governo –, non si può permettere alla propaganda della destra sovranista di dare una patina di rispettabilità ai progetti eversivi della destra estrema.
La violenza, l’odio razziale, la discriminazione e l’odio verso le donne e la soppressione dei diritti sociali e civili sono una parte integrante dell’ideologia fascista, non una sua degenerazione; per questo chi compie azioni terroristiche in nome di queste convinzioni non è una mela marcia in un gruppo di persone dall’animo generoso, né un’eccezione rispetto a un movimento basato su sani principi. Le azioni criminali e violente contro le minoranze sono l’inevitabile conseguenza dell’ideologia neofascista: le intimidazioni e gli attacchi terroristici contro gli immigrati, le donne, la comunità LGBTQ+ e chiunque non si adegui alla visione del mondo dei Proud Boys nostrani sono la traduzione concreta dell’ideologia dell’estrema destra. Chi decide di aderire a un’organizzazione fascista, decide allo stesso tempo di accettare violenza, oppressione e terrorismo come armi per la conquista del consenso politico e sociale.
Ognuno di noi è chiamato a contribuire a un dibattito pubblico onesto e costruttivo che metta sotto la giusta luce la militanza fascista, e di conseguenza una delle pagine più indegne della storia del nostro Paese. Fino a quando accetteremo e non condanneremo con forza una narrazione falsata e indulgente da parte di istituzioni, politici e mass media, il fantasma del fascismo continuerà a rafforzarsi e fare proseliti, minacciando l’esistenza stessa della nostra democrazia.