Sabato pomeriggio decine di migliaia di persone si sono radunate a Roma, in piazza del Popolo, per manifestare contro il green pass e l’obbligo del certificato per i lavoratori pubblici e privati in vigore dal 15 ottobre. Ben presto la situazione è degenerata, arrivando a scene da guerriglia urbana e alla devastazione della sede nazionale della CGIL sotto la regia di Forza Nuova e di altre frange di estrema destra. Suona strano nel 2021, ma è necessario chiamare le cose con il proprio nome: è stato un atto di squadrismo fascista.
Prima dell’azione contro il sindacato guidato da Maurizio Landini, i neofascisti hanno aizzato la folla con parole eloquenti. Il vicesegretario di Forza Nuova, Giuliano Castellino, ha urlato alla piazza: “Stasera ci prendiamo Roma”. Un misto tra Romanzo criminale e quella marcia che tuttora certi individui continuano a venerare. Ha poi parlato di “tirannia sanitaria” e di “emergenze inventate”, gli stessi deliri di chi nell’ultimo anno e mezzo probabilmente ha vissuto su Marte o tappandosi gli occhi davanti alla pandemia.
Alla fine di una giornata più che convulsa, si contavano trentotto agenti feriti, tra cui quattro al policlinico Umberto I, quando decine di persone hanno fatto irruzione per tentare di liberare un manifestante ricoverato in stato di fermo. Sono seguiti dodici arresti, tra cui spiccano quello dello stesso Castellino e di Roberto Fiore, di Forza Nuova, oltre a quello di un ex membro dei Nar. Giorgia Meloni – che intanto era in Spagna a urlare che “c’è un nuovo vento patriottico in Europa”, ospite dagli amici di estrema destra di Vox – ha dichiarato di non conoscere la matrice dell’assalto. Probabilmente è l’unica a non essersene accorta, nemmeno di fronte ai filmati inequivocabili. Ha poi aggiunto: “La matrice sarà fascista, non sarà fascista, non è questo il punto”. Invece lo è, e lei in questi giorni, a partire dall’inchiesta di Fanpage, continua a perseverare con la sindrome di Fonzie: lui era incapace di pronunciare la parola “scusa”, lei ha qualche problema con il termine “neofascista”.
Le immagini del giorno dopo nella sede della CGIL fanno impressione: vetri rotti, scrivanie ribaltate, tavoli sfondati, computer distrutti. Tra i video che girano in rete trova spazio anche quello di Biagio Passaro, leader di #ioapro, movimento di ristoratori che più volte ha trovato il sostegno di Matteo Salvini sui social. Nelle immagini si vede Passaro mentre mostra l’assalto affermando: “Ragazzi, stiamo entrando, non rompete, #ioapro e tutti hanno invaso la CGIL”. Le scene ricordano in modo inquietante gli episodi del Campidoglio di Washington dello scorso gennaio. Qui c’è chi ha tentato di raggiungere anche Montecitorio, ma la polizia ha placato le intenzioni di assalto con i lacrimogeni, altrimenti ci saremmo trovati il Parlamento invaso da buzzurri con le croci celtiche tatuate sul petto e il santino di Mussolini nel portafoglio.
Gli attestati di solidarietà nei confronti della CGIL non si sono fatti attendere con cortei spontanei in diverse città e una manifestazione annunciata insieme a CISL e UIL il 16 ottobre per rivendicare i diritti del lavoro e della democrazia. Landini ha parlato di una “ferita democratica, un atto di offesa alla Costituzione nata dalla Resistenza”, aggiungendo che “tutte quelle formazioni che si richiamano al fascismo vanno sciolte e questo è il momento di dirlo con chiarezza”. Il deputato del PD Emanuele Fiano ha annunciato una mozione alla Camera proprio per chiedere lo scioglimento di Forza Nuova e degli altri movimenti dichiaratamente fascisti. Oggi, in Italia si è costretti ad appellarsi con urgenza al Parlamento per eliminare i fascisti dalla scena politica, ma dopo più di settant’anni dovrebbe essere qualcosa di ordinario vederli esclusi dal consorzio sociale.
Il problema è che il fascismo è tentacolare, come la Mafia, e si rigenera continuamente, soprattutto per mezzo di quell’ambiguità che permette a certi partiti di camminare sul confine tra la democrazia e una certa orrenda nostalgia, funambolismo che coinvolge anche Fratelli d’Italia. Se continuiamo a tollerare i saluti romani, i “Boia chi molla” e i busti del Duce sui comodini di chi sta in Parlamento, vuol dire che siamo destinati a perdere sia come democrazia che come Stato antifascista. Certo, c’è sempre un punto di partenza e l’auspicio è che almeno Forza Nuova, CasaPound e affini possano essere sciolti senza obiezioni. Poi si faranni i conti con il fascismo mascherato, ma intanto ci si deve occupare di quello alla luce del sole, perché non ci si può permettere fatti analoghi a quelli di Capitol Hill.
I media si sono affrettati a ribadire che i neofascisti che hanno assaltato la sede della CGIL, si sono scontrati con la polizia e hanno minacciato i giornalisti erano poche centinaia contro le migliaia di persone pacifiche a manifestare in piazza. È vero, ma partecipare a manifestazioni del genere vuol dire prestare il fianco ai facinorosi e appoggiare gli eversivi che si schierano contro una presunta dittatura sanitaria, quando in realtà sono nostalgici di una dittatura reale. Ognuno ha il diritto di manifestare, nel rispetto delle regole, ma è giusto segnare un confine e chiamare le cose con il loro nome. I neofascisti stanno sfruttando in tutti modi possibili l’attuale situazione nata dalla pandemia e vanno fermati.
Anche lo Stato d’altronde ha le sue colpe, perché introducendo l’obbligo vaccinale si sarebbero probabilmente risparmiate parecchie zone grigie e discriminazioni. È sostanzialmente la posizione di molte personalità di rilievo contrarie al green pass, come il professor Alessandro Barbero. Opinioni rispettabili, che però inserite in un contesto di frustrazione sociale e avvelenatori di pozzi diventano un assist inconsapevole ai No Vax. Qualcuno potrebbe obiettare dicendo che abbiamo avuto scene da guerriglia con il green pass, quindi con l’obbligo vaccinale avremmo forse rischiato teste mozzate e la presa della Bastiglia. Questo è solo a causa di una cattiva informazione, di mesi di terrorismo sul vaccino giusto per raccattare qualche click in più e anche di una campagna vaccinale che il governo stesso ha impostato inizialmente con incertezza, cambiando troppo spesso i piani e non infondendo sicurezza nei cittadini. Di fronte a una pandemia, e nonostante la potenza delle evidenze scientifiche, abbiamo invece la rimonta dei fascisti che temono una dittatura, i proto-terrapiattisti che pretendono di saperne più dei medici e i bufalari che alimentano il clima di paura e incertezza.
Tra qualche giorno l’assalto di sabato non sarà più un trending topic, perderà la viralità che adesso gli garantisce la giusta dose di indignazione, e chi lo ha riconosciuto per ciò che è, un assalto alla democrazia, tornerà a essere additato come uno psicotico che vede i fascisti ovunque. I propositi di sciogliere certi gruppi neofascisti cadranno nel vuoto, com’è sempre successo negli ultimi anni – non a caso lo sfratto di CasaPound non è ancora avvenuto. Tra poco più di un anno torneremo al voto, Meloni potrebbe persino diventare la prima donna alla presidenza del Consiglio, nonché la prima esponente di estrema destra a ricoprire quella carica. Qualcuno si chiederà: “Come siamo arrivati a questo punto?”. Questa domanda era ricorrente pure negli anni Venti. Le risposte saranno simili: adesso come allora, infatti, abbiamo una sinistra inconsistente e frammentata, e l’idea di una figura carismatica nel nostro Paese attecchisce in fretta. I neofascisti continuano a promettere ai propri elettori di voler difendere l’Italia. Da chi o da cosa, non è dato sapersi, visto che andrebbe difesa da loro stessi, al massimo. Noi dovremmo difenderci da chi calpesta la Costituzione antifascista e da chi attacca le istituzioni compiendo azioni tanto violente. Per questa gente non ci dovrebbe essere spazio in uno Stato democratico. “Mandiamoli a casa loro”. In galera, principalmente.