A trent’anni dalla morte di Alberto Moravia sarebbe giusto riappropriarsi di un’immagine libera dai luoghi comuni che ci si sono accumulati sopra negli anni. Tra i difetti che gli sono stati più spesso imputati dalla critica e da alcuni suoi colleghi – come ad esempio Ennio Flaiano, Giovanni Raboni e Ermanno Cavazzoni – c’è una certa apatica ripetitività, un’assertività eccessiva, uno psicologismo a tratti morboso e asfissiante, una meccanicità reiterata, eppure la sua prosa è quella dei grandi scrittori e mantiene sempre un livello qualitativamente ineccepibile, anche oggi che ci appare invecchiata insieme al nostro Paese. All’epoca d’altronde Moravia era...
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