Attilio Fontana è il candidato del centrodestra per la corsa al posto di governatore di Regione Lombardia. Avvocato di Varese, classe ‘52, le biografie ufficiali narrano le sue gesta di “leghista moderato”, amministratore eccellente, uomo di dialogo con le opposizioni dai saldi valori democratici. Gli lascia il campo Roberto Maroni, ritiratosi dalla campagna elettorale che lo vedeva in vantaggio per non meglio precisati “motivi personali”, leggasi anche possibilità di andare a Palazzo Chigi in caso di vittoria del centrodestra. Il sostituto Fontana piace a ogni latitudine, dai centristi a Fratelli d’Italia. Un leghista per tutte le stagioni.
Nelle pieghe della sua biografia politica, però, non c’è solo il pragmatismo del buon amministratore. Fontana è un leghista vecchio stile. Un uomo del Nord che si è fatto apprezzare quando ha dovuto assumere ruoli di rilevanza nazionale (le sue battaglie da segretario dell’Anci sono state condivise dai sindaci di centrosinistra), senza però cercare mai fortuna politica fuori dai confini della mitica Padania. Antesignano delle convergenze lombarde in Russia, ha sempre camminato in equilibrio tra il leghismo “barbaro” e quello “di palazzo”: se la sua figura è senza dubbio moderata e “di governo”– sia nei modi, sia nei toni – quella di alcuni collaboratori e amici lo è meno. Anche di alcuni che gli sono molto vicini.
L’avvocato Attilio Fontana è figlio della borghesia bene di Varese. Ha uno studio insieme all’amico Luca Marsico (consigliere regionale con Forza Italia, tra i motivi della sua buona intesa con l’altra metà del cielo del centrodestra), di cui faceva parte anche Giuseppe Bonomi, attuale amministratore delegato di Arexpo, in quota Bobo Maroni. In tribunale, nel 2016, ha vinto la causa contro il giornalista Michele Santoro, accusato di “diffamazione a mezzo televisivo”. Fontana rappresentava l’associazione Terra Insubre e il suo fondatore Andrea Mascetti, diffamati dall’accostamento alla destra xenofoba.
Terra Insubre è invece un’associazione culturale, molto apprezzata da pensatori “identitari” come il giornalista Pietrangelo Buttafuoco. Il suo scopo è promuovere tradizioni e valori dell’Insubria, nome con cui si definisce la zona – corrispondente alla Lombardia – abitata dall’antico popolo degli Insubri. In un’intervista-manifesto del 2017, la presidente dell’associazione Monica Baruzzo sostiene che il caos attuale sia “imputabile alla modernità e alla globalizzazione”: se si trascurano o non si tramandano “i valori dei territori di appartenenza”, dice, “inevitabilmente si perdono in favore del caos. La nostra associazione intende proprio evitare tale pericolo”.
A Buttafuoco Mascetti, nel 2012, racconta che otto leghisti di Varese su dieci sono iscritti a Terra Insubre. L’associazione è un think tank non ufficiale del movimento padano: nello studio delle popolazioni che hanno abitato l’Insubria, nella ricerca di convergenze storiche con i cantoni svizzeri, nella riproposizione delle tradizioni celtiche padane, Terra Insubre alimenta l’ideologia leghista, seppur le sue idee non siano mai state molto gradite a Umberto Bossi. Sul piano della “cultura padana”, a Terra Insubre sono sempre stati vicini personaggi ingombranti, come Gilberto Oneto, deceduto nel 2015. Oneto, vicinissimo all’ideologo della Lega Gianfranco Miglio, è stato collaboratore assiduo della rivista Terre Insubre e sempre contrario alla svolta lepenista di Matteo Salvini. Quando è iniziata la resa dei conti delle correnti interne in casa Lega – correva l’ottobre 2011 – il Senatùr Umberto Bossi ha scagliato contro Terra Insubre il segretario Maurilio Canton, che ha messo l’associazione al bando. Un modo per colpire Bobo Maroni. Anche Fontana aveva sfidato il divieto imposto dal grande capo quando aveva osato sfilare in piazza contro i tagli ai Comuni ordinati da Giulio Tremonti. È arrivato a dimettersi in segno di protesta dalla presidenza dell’Anci.
Da sindaco di Varese – carica ricoperta tra il 2006 e il 2016 – Attilio Fontana ha frequentato moltissimo i convegni organizzati da Terra Insubre: è molto vicino all’associazione e alla sua sensibilità, anche se durante la sua amministrazione ha appoggiato iniziative di associazioni di diverso colore politico. Il fondatore di Terra Insubre Andrea Mascetti è un suo amico fraterno, come lo è il deputato Giancarlo Giorgetti, uno dei pochi leghisti contrario all’uscita dall’euro. E Mascetti, da giovane, è stato militante del Movimento sociale italiano. “Venni allontanato dal Movimento Sociale per volere di Ignazio La Russa”, racconta in un’intervista all’Huffington Post “quando organizzai una manifestazione a favore dell’indipendenza dell’Irlanda del Nord, dei Paesi Baschi e del Sud-Tirolo”.
Negli anni che vanno tra il 2007 e il 2012, Terra Insubre si è alleata con associazioni che oggi rappresentano le diverse anime della Lega. Lo ricorda l’Osservatorio democratico sulle nuove destre. Terra Insubre ha collaborato con il Centro Identitario di via Bassano del Grappa a Milano, una sorta di centro sociale in stile Lega. Lo animava Max Bastoni, poi consigliere comunale, leghista vicino a Mario Borghezio, esponente del Carroccio che ha sempre avuto buoni rapporti con le destre neofasciste. Con i monarchici del circolo del Regno Lombardo-Veneto, organizza tuttora eventi in giro per la Lombardia. Il salotto è animato dal nobile Diego Martino Zoia, consigliere leghista a Inveruno (Milano) fino al 2014. Non esattamente due associazioni “di governo”.
Seppur non amato da Salvini, Fontana gode di buoni rapporti anche nel suo entourage. Tra i primi a congratularsi con lui, via Twitter, c’è stato anche Gianluca Savoini, ex portavoce dell’attuale leader del Carroccio nonché ex collaboratore di Bobo Maroni. Adesso fa a tempo pieno il presidente dell’associazione Lombardia-Russia.
Attilio Fontana @attilio_fontana è il candidato giusto per succedere a Maroni alla guida della Lombardia. Oltre al suo profilo da gentleman capace e preparato, da presidente del Consiglio regionale lombardo, aveva intessuto ottimi rapporti con la Russia. Ottima scelta leghista.
— Savoini Gianluca (@SavoiniGianluca) January 9, 2018
A Savoini, Fontana è legato per due motivi. Da sindaco, nel 2014, ha appoggiato una serie di iniziative promosse dall’associazione del primo insieme con Terra Insubre e con gli antiabortisti di ProVita (incontro dal titolo “Famiglia, tradizione, identità – La sfida russa al mondialismo”). Da presidente del Consiglio regionale della Lombardia, tra il 2000 e il 2006, prima del rientro forzato a Varese per mettere una pezza ai danni del dimissionario sindaco Aldo Fumagalli, ha promosso una fitta rete di relazioni commerciali con la Russia, prima che Vladimir Putin diventasse l’uomo forte, modello per il leghismo. Anche Varese avrà rapporti commerciali privilegiati con la Russia.
I giornali locali, anche d’opposizione, ricordano il decennio di Attilio Fontana da primo cittadino con parole positive: “bilanci in ordine (spesso ripianati anche con la vendita di azioni della municipalizzata), tasse sotto controllo, amministrazione saggia ma per le opposizioni poco caratterizzata”. Tracce di leghismo più radicale si trovano però in alcune ordinanze. Ne sono un esempio il divieto di stazionare sulle panchine con in mano alcolici, oppure il giro di vite contro i venditori di fiori in strada. Altra chicca dell’amministrazione Fontana è stata la lotta ai questuanti “recidivi” (sua definizione al Giorno) che stimava in una cinquantina di persone. Quella piaga era un suo cruccio: aveva chiesto al governo “poteri di allontanamento dalle città nei confronti dei questuanti ‘recidivi’” per “dare risposta concreta ai problemi derivanti dall’accattonaggio molesto”.
Fontana è anche stato il primo a vietare in luoghi pubblici l’uso del burqa, norma che poi è stata estesa a tutta la Lombardia – a oggi è l’unica regione italiana dove il burqa è vietato. L’ispirazione è arrivata da oltre frontiera, in Svizzera, dove il divieto esiste già dal 2013: rappresentante in Ticino di Terra Insubre, ancora lei, è Norman Gobbi, consigliere di Stato dell’Udc (partito di destra svizzero).
Sono particolarmente felice per le dichiarazioni di stima e amicizia arrivate dalla Svizzera e in particolare dal…
Pubblicato da Fontana Presidente su Martedì 9 gennaio 2018
Una delle polemiche che ha rischiato di scalfire il suo “profilo democratico” ha riguardato l’intitolazione dei giardini pubblici a Giovanni Gentile, filosofo teorico del fascismo. A Varese, dal 1926, Benito Mussolini è cittadino onorario. L’intitolazione a Gentile era stata proposta e ottenuta nel 2011 dal suo assessore ad Ambiente e lavori pubblici Stefano Clerici (Pdl poi Forza Italia, putiniano), che a furia di tirare la corda perderà il suo posto nel 2014 proprio per delle esternazioni sui partigiani. Come se la cava Fontana sul caso dei giardini intitolati a Gentile, che la sua maggioranza ha fatto passare? Non si presenta all’inaugurazione e dichiara alla stampa locale: “È grave che in questo Paese non siamo ancora riusciti a superare le contrapposizioni ideologiche. Stiamo ancora a parlare di fascismo e comunismo, quando fuori dai palazzi la gente è ben al di là di tali divisioni, ideologiche appunto, “care solo agli pseudopolitici”. La destra è felice per il suo parco, ma lui conserva intatta l’immagine di democratico e uomo delle istituzioni.