La guerra dei cattofascisti contro i ragazzi trans e la “caramella magica” che ti fa cambiare sesso

Cosa vuol dire essere bambini o adolescenti trans? Sicuramente non quello che ha raccontato Panorama nel numero del 19 dicembre “Baby Trans Generation”, sparito da internet dopo le polemiche. La rivista, recentemente acquisita da La Verità di Maurizio Belpietro, si è decisamente allontanata dall’ambizioso nome del suo nuovo editore e nell’articolo a firma di Terry Marocco ha riportato una nutrita serie di distorsioni, dati falsi e allarmismi. A partire dall’immagine di copertina, un primissimo piano di quella che presumibilmente è una giovanissima drag queen, truccata in modo pesante – quanto di più lontano dalla realtà. Secondo i genitori dei minori intervistati, nell’articolo sono stati riportati anche dati sensibili per cui non era stata data alcuna autorizzazione e sono state inserite fotografie prese direttamente dai social. È stato dato ampio spazio senza contraddittorio a Daniela Danna, autrice del libro La Piccola Principe “sull’inesistenza dei bambini e adolescenti trans”. Gli interessati stanno pensando di intraprendere azioni legali contro la testata, che avrebbe strumentalizzato le loro storie per quella che sembra essere una campagna mediatica “anti gender”.

Maurizio Belpietro

Parte di questa campagna è anche la demonizzazione dei farmaci cosiddetti “bloccanti della pubertà”. Uno di questi, la triptorelina, è stato recentemente inserito dall’Aifa nella lista dei medicinali rimborsabili dal Sistema sanitario nazionale. “Vuoi cambiare sesso? Il farmaco (pericoloso) ora è a carico del Servizio sanitario nazionale”, titola quel baluardo dell’informazione neutrale che è Tempi, come se la triptorelina fosse regalata in ogni farmacia con l’acquisto di due flaconi di shampoo antiforfora. Il Foglio è allarmato che l’identità sessuale degli adolescenti sia ormai “nelle mani dell’Agenzia del farmaco”, mentre La Verità con un volo pindarico davvero singolare associa la marcia per il clima di Fridays for Future agli adolescenti che assumono la triptorelina, un complotto orchestrato dai non meglio definiti “potenti” per rincoglionire i poveri “gretini” (c’è scritto davvero così). 

La triptorelina non è un “farmaco gender” né tantomeno serve a cambiare sesso. Nessuno la regala e nessun potere forte sta orchestrando alcunché. “La triptorelina è un farmaco che provoca la soppressione del rilascio di gonadotropine e quindi quella di ormoni sessuali (estrogeni e testosterone rispettivamente nelle femmine e nei maschi biologici),” ci spiega Alessandra Fisher, endocrinologa dell’ospedale Careggi di Firenze, uno dei centri di eccellenza italiani per la disforia di genere nell’età evolutiva. “Per questa sua azione il farmaco è usato in età adulta per trattare patologie che dipendono da questi ormoni come l’endometriosi, il cancro della prostata o della mammella, mentre in età pediatrica viene usato per sospendere una pubertà che insorga prematuramente”.

L’utilizzo off-label (cioè secondo modalità diverse da quelle descritte nel foglietto illustrativo) di questo farmaco era già in uso da tempo e l’autorizzazione dell’estensione della prescrivibilità da parte dell’Aifa è una conferma ulteriore del fatto che la procedura fosse corretta. “Questa decisione, contrariamente a quanto si è detto, non ha certamente sdoganato né banalizzato il suo utilizzo,” prosegue Fisher. “Ha piuttosto regolamentato tale intervento medico, autorizzandone la prescrizione da parte di team multidisciplinari di esperti e garantendo il necessario supporto medico ad adolescenti selezionati, che soddisfino precisi criteri definiti dalle linee guida internazionali delle società scientifiche dedicate”. Anche la rimborsabilità è un passo avanti importante: il trattamento può infatti avere costi molto alti, che si aggiungono alle già numerose spese che devono affrontare le famiglie di adolescenti trans. 

Il 13 luglio 2018 il Comitato nazionale per la bioetica si era già espresso sulla triptorelina a seguito di una richiesta dell’Aifa. “Il Cnb,” si legge nel documento, “ritiene […] che sia opportuno giustificare l’utilizzo di tale farmaco ispirandosi ad un approccio di prudenza, in situazioni accuratamente selezionate da valutare caso per caso”. Il trattamento è giustificabile in casi particolari e accertati, sotto l’attenta valutazione di un’équipe multidisciplinare che stabilisce un severo protocollo diagnostico-terapeutico. Parlare di “via libera”, di “follia”, di “gender dispensato dalla Asl” è intellettualmente disonesto e serve solo a creare panico. La disinformazione crescente sulla triptorelina e l’allarmismo suscitato dalle testate conservatrici hanno costretto il Cnb a rilasciare un comunicato stampa per condannare le “notizie non correttamente riportate” da Il Foglio, la Verità e Avvenire.

La richiesta dell’Aifa è accompagnata da una relazione scientifica in cui viene evidenziata l’assenza di una valida alternativa terapeutica nel caso di disforia di genere in adolescenza. La DG è definibile come una marcata incongruenza tra il genere espresso, cioè quello con cui una persona trans si presenta o vorrebbe presentarsi alla società, e il genere assegnato alla nascita, che può manifestarsi come un forte desiderio di liberarsi delle proprie caratteristiche sessuali primarie (cioè l’apparato genitale) o secondarie (quelle che arrivano con la pubertà, come il seno, la barba, le mestruazioni) e di appartenere al genere opposto o a un genere alternativo diverso da quello assegnato. Questa condizione può manifestarsi molto presto in una persona, anche in età prescolare. È stato calcolato che meno di un terzo dei bambini con diagnosi di DG la mantiene anche nell’adolescenza, mentre quasi tutti coloro che sono soggetti a DG in adolescenza, riportano questa diagnosi anche in età adulta. 

L’arrivo dell’adolescenza, come sottolineato nella relazione dell’Aifa, è un momento particolarmente delicato per una persona con DG, che al già problematico passaggio dall’infanzia all’età adulta deve aggiungere anche un corpo che cambia in una direzione che non è quella desiderata. Molti studi evidenziano, nei ragazzi trans, un aumento del rischio di suicidio, abuso di sostanze e autolesionismo, nonché maggiori difficoltà nelle relazioni sociali e abbandono scolare precoce. In questa prospettiva, ritardare la comparsa dei caratteri sessuali secondari potrebbe essere, come si legge nella relazione, “una riduzione immediata della sofferenza legata ai cambiamenti fisici indotti dalla pubertà, così da poter permettere al soggetto di esplorare con maggior serenità la propria identità di genere”. In una nota congiunta, i presidenti Paolo Vitti, della Società italiana di endocrinologia, Giovanni Corona, della Società italiana di andrologia e medicina della sessualità, Stefano Cianfarani, della Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica, e Paolo Valerio, dell’Osservatorio nazionale sull’identità di genere, hanno accolto favorevolmente l’estensione della prescrivibilità e il rimborso da parte del Ssn di questo farmaco che “rappresenta un passo fondamentale che consente ai professionisti dedicati all’argomento di aderire alle linee guida internazionali, nonché alla pratica clinica della maggior parte delle nazioni occidentali”. Non si tratta, quindi, di una terapia per “cambiare sesso”, ma per ritardare il momento della decisione di intraprendere la transizione.

Secondo Elia, un ragazzo trans ftm (female to male), questa opportunità va tutelata. “Per una persona trans l’adolescenza è una tragedia: hai davanti a te quello che sei, ma anche quello che non sei. Comincia a crescerti il seno, ma tu non lo vuoi, oppure a tutti i tuoi compagni cambia la voce o cresce la barba, ma a te no. Provi un disagio, ti senti un’altra cosa. Questi caratteri sono un ostacolo, perché quando hai dodici o tredici anni e ti rendi conto di non appartenere al tuo sesso biologico in un corpo che nel frattempo sta cambiando, vivi una catastrofe”. Per Elia, la triptorelina potrebbe risparmiare molta sofferenza agli adolescenti trans: “Nella terapia psicologica, per la maggior parte del tempo si parla del seno o della barba che non cresce. L’aspetto esteriore diventa una delle cose più importanti, soprattutto quando arrivi a una certa età e la gente comincia a guardarti come se fossi un alieno. Ho letto molte polemiche su questo farmaco, che si dice faccia cambiare sesso ai bambini. Invece salva i bambini dal sentirsi come adesso ci sentiamo noi che non l’abbiamo avuto”. 

Le nuove misure sulla triptorelina hanno causato un vero e proprio cortocircuito nel mondo conservatore: Avvenire, con il suo articolo Farmaco gender, servono chiarezza e misericordia sembra avvallare l’ipotesi che la sua somministrazione possa avere anche dei risvolti positivi: “Non bisogna mai dimenticare,” scrive il caporedattore Luciano Moia, “che siamo di fronte a persone afflitte da una sofferenza che può essere distruttiva e che l’obiettivo di prendersene cura, con tutte le risorse a disposizione per alleviarne la disperazione angosciante, rimane in una prospettiva di umanità, di misericordia e di verità”. In molti hanno attaccato il quotidiano della Cei, accusandolo di aver assunto una posizione contraria ai principi cattolici, anche se, a quanto mi risulta, la misericordia è un valore in linea con il cristianesimo. Ma al di là della querelle teologica, molti si sono sentiti traditi dall’Aifa, un’agenzia pubblica che con questa decisione non avrebbe rispecchiato i principi – decisamente meno misericordiosi – del governo gialloverde e dei suoi alleati anti-LGBTQ+. Il senatore di Forza Italia Domenico Scilipoti Isgrò ha chiesto in una nota l’intervento del ministro della Salute Grillo, così come il deputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza, che in aula ha riportato notizie, già smentite, sui presunti “effetti pericolosi” del farmaco che sarebbero “sotto gli occhi di tutti”. 

Il pugno duro, però, sembra più che altro sostenuto dalla galassia di testate, quotidiani e blog conservatori e cattolici, che possono contare sul sostegno incondizionato del ministro Fontana e di Salvini.

Non dobbiamo sottovalutare il potere della controinformazione che alimenta bugie e allarmismi: da questo stesso milieu proviene la lobby del World Congress of Families, che in passato ha più volte influenzato le decisioni di politici e istituzioni sul tema dei diritti civili. Il suo potere si nutre anche della campagna martellante di questi media paralleli, ripresa anche da testate sempre più influenti come La Verità, che fanno dell’essere antisistema la loro forza. Almeno per il momento, l’Aifa e il Comitato nazionale per la bioetica dimostrano di stare più dalla parte della scienza che dell’ideologia (quella sì) di chi vede “gender” dappertutto. Speriamo che lo stesso valga per la ministra Grillo e che sulla triptorelina non si torni indietro.

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