I prodotti senza sostanze chimiche non esistono - THE VISION

Tutti sentiamo un legame profondo con la natura E. O. Wilson definì questo sentimento “biofilia”, “il desiderio di legarsi ad altre forme di vita”, un senso di connessione che porta a una grandissima soddisfazione emotiva. Può abbassare i nostri livelli di rabbia, ansia e dolore, e senza dubbio ha aiutato la nostra specie a sopravvivere, visto che dipendiamo in modo fondamentale dall’ambiente che ci circonda. Eppure negli ultimi tempi la biofilia ha dato vita a una sua variante estremista: la “chemofobia”, un rifiuto istintivo delle moderne sostanze chimiche sintetiche.

La chemofobia è frutto del moderno movimento ambientalista, ed è soprattutto conseguenza del libro di Rachel Carson, Primavera Silenziosa (1962), che demonizzava le sostanze chimiche in quanto “sinistre e poco riconosciute compagne delle radiazioni, che passano da un organismo vivente all’altro lasciando una scia di avvelenamento e morte”. Le parole di Carson ispirarono lo sviluppo della benzina senza piombo, il bando del DDT, e altri fondamentali passi avanti nel settore ambientale. Ma, sebbene il mondo sia diventato più pulito dopo queste iniziative, il movimento anti-chimico è diventato così polarizzato che tutte le sostanze chimiche artificiali sono ora considerate contaminanti. Questa falsa convinzione ha portato all’insaziabile domanda di prodotti “naturali” e senza “sostanze chimiche”.

In realtà, i prodotti naturali sono spesso più complicati a livello di composizione chimica di qualsiasi altra cosa creata in un laboratorio. Per dimostrarlo, ho analizzato i componenti chimici di una banana. (Per amore della sintesi, ho preferito omettere le migliaia di ingredienti minori, incluso il DNA). Ecco il risultato:

ACQUA (75%), ZUCCHERI (12%) (GLUCOSIO (48%), FRUTTOSIO (48%), SACCAROSIO (2%), MALTOSIO (<1%)), AMIDO (5%), FIBRA E460 (3%), AMINOACIDI (<1%) (ACIDO GLUTAMMICO (19%), ACIDO ASPARTICO (16%), ISTIDINA (11%), LEUCINA (7%), LISINA (5%), FENILALANINA (4%), ARGININA (4%), VALINA (4%), ALANINA (4%), SERINA (4%), GLICINA (3%), TREONINA (3%), ISOLEUCINA (3%), PROLINA (3%), TRIPTOFANO (3%), CISTEINA (1%), TIROSINA (1%), METIONINA (1%)), ACIDI GRASSI (1%) (ACIDO PALMITICO (30%), ACIDO STEARICO (2%), ACIDO LAURICO (1%), ACIDO MIRISTICO (1%), ACIDO CAPRICO (<1%)), CENERI (<1%), FITOSTEROLI, E515, ACIDO OXALICO, E300, E306 (TOCOFEROLO), FILLOCHINONE, TIAMINA, COLORANTI (GIALLO-ARANCIO E501 (RIBOFLAVINA), GIALLO-MARRONE E160a), AROMI (ETANOATO DI 3-METIL-1-BUTILE, ETANOATO DI 2-METILBUTILE, 2-METILPROPAN-1-OLO, 3-METILBUTIL-1-OLO, BUTANOATO DI 2-IDROSSI-3-METILETILE, 3-METILBUTANALE, ESANOATO DI ETILE, BUTANOATO DI ETILE, ACETATO DI PENTILE), 1510, MATURANTE NATURALE(ETILENE).

Questo esercizio dimostra un punto più importante degli altri. La distinzione tra composti chimici naturali e sintetici non è semplicemente ambigua, ma inesistente. Il fatto che un ingrediente sia sintetico non lo rende automaticamente pericoloso, e il fatto che sia naturale non lo rende sicuro. La tossina botulinica, prodotta da batteri che crescono nel miele, è 1.3 milioni di volte più tossica del piombo, ed è la ragione per cui i neonati non dovrebbero mai mangiarne. Una tazza piena di semi di mela contiene abbastanza cianuro naturale da uccidere un uomo adulto. I composti chimici naturali possono essere benefici, neutrali o nocivi a seconda del dosaggio e della modalità d’uso, proprio come quelli sintetici. Che un composto chimico sia o meno “naturale” non dovrebbe mai essere un indicatore del suo grado di sicurezza.

I pregiudizi sui composti naturali vs quelli sintetici possono avere conseguenze devastanti. Il terrore per tutto ciò che contiene formaldeide è un esempio eloquente. Questo composto si trova naturalmente nella frutta, nella verdura, nella carne, nelle uova e nel fogliame. Si trova in alte concentrazioni nell’Anatra alla Pechinese (120 parti per milione), nel salmone affumicato (50 ppm) e negli insaccati (20 ppm), come normale conseguenza del processo di trattamento. La si trova con proporzioni di circa 2 ppm in un corpo umano sano, in cui gioca un ruolo molto importante nella produzione di DNA. La formaldeide è inoltre usata come conservante in molte industrie.

La gente accetta automaticamente le numerose fonti di formaldeide “naturali” in circolazione, ma minuscole tracce di formaldeide “artificiale” nei vaccini e nei cosmetici hanno causato indignazione pubblica – nonostante tutta la formaldeide sia identica, a livello chimico: CH2O. Un incidente di questo tipo, nel 2013, ha fatto sì che la Johnson & Johnson spendesse più di 10 milioni di dollari per riformulare tutta la propria gamma di prodotti dermatologici. L’hanno fatto nonostante la quantità di formaldeide presente fosse così bassa che una persona in media avrebbe dovuto farsi 40 milioni di bagni al giorno prima di correre rischi concreti.

Anche i vaccini contengono quantità molto piccole di formaldeide. La preoccupazione per la formaldeide “artificiale” è una delle ragioni per cui alcune persone evitano di vaccinarsi, sebbene il livello del composto chimico in un vaccino (100 µg) sia 80 volte minore di quello presente in una pera (12mila µg). Il livello è talmente basso che un vaccino non cambia in modo visibile la “naturale” concentrazione di formaldeide del sangue di un bambino. A differenza degli innocui e minimi quantitativi di formaldeide, però, le mancate vaccinazioni hanno causato molte morti prevenibili, inclusi focolai localizzati di parotite in California, Germania e Galles, negli ultimi anni.

Rispondere in modo efficace alle paure è difficile, ma non impossibile. La comunità scientifica descrive la chemofobia come “un pregiudizio non clinico”, come l’omofobia o la xenofobia – cioè non una fobia medica, ma un’avversione appresa. Questa osservazione suggerisce alcune strategie promettenti.

Una buona parte del percorso inizia a scuola. Gli insegnanti di chimica dei licei e delle università devono contrastare la nozione secondo cui i laboratori sarebbero posti sporchi dove vengono create “cose contaminate”. Come mi ha detto uno studente: “Se non posso mangiare in un laboratorio per paura di essere contaminato, com’è possibile che del cibo prodotto in un laboratorio sia commestibile?”. Non possiamo smorzare le considerazioni di sicurezza durante le lezioni di chimica – sono essenziali e sono un requisito legale per il mio lavoro – ma possiamo renderle più chiare. I professori dovrebbero parlare di controllo tecnico di qualità e di tecniche di purificazione per illustrare gli altissimi standard di purezza richiesti prima che un prodotto chimico – per meglio dire, “sintetico-artificiale” – possa essere certificato per il consumo umano.

Educare i consumatori all’idea che i prodotti “naturali” non sono sempre sicuri, implicherà scelte meglio ponderate a livello di igiene e sanità. Una regolazione più attenta dei termini utilizzati nel marketing è altrettanto importante. Si prevede che il mercato globale di prodotti “naturali” e “biologici” raggiungerà i 16 miliardi di dollari di fatturato entro il 2020, sebbene non sia dimostrato che abbiano vantaggi in termini di sicurezza rispetto alle loro controparti “sintetiche”. Il termine “puro” dovrebbe riferirsi solo a prodotti composti da un unico ingrediente. I prodotti “naturali” dovrebbero essere messi sul mercato esattamente così come vengono trovati in natura, e il termine “naturale” dovrebbe essere proibito come strumento di marketing dei cosmetici e di altri prodotti. E per finire, bisogna fermare l’uso dell’espressione “senza sostanze chimiche” – un’impossibilità logica, peraltro.

Le radici della chemofobia sono profonde. Siamo irrazionalmente progettati per sovrastimare la grandezza dei rischi che ci vengono imposti. È 35mila volte più probabile che un americano muoia di infarto che di terrorismo, e nonostante ciò il terrorismo rimane in cima alla classifica di preoccupazioni della gente. Solo attraverso una migliore conoscenza della chimica e della tossicologia potremo valutare le sostanze sintetiche in un modo più responsabile. Allora forse la paura di tutto ciò che è sintetico sarà ridimensionata, tornando a essere un più sano senso di appartenenza all’ambiente circostante, e si diffonderà la consapevolezza che gli esseri umani sono connessi con tutto il mondo naturale.

Questo articolo è stato tradotto da Aeon.

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