Il voto è un gioco, anche quello utile - THE VISION

Le elezioni sono alle porte, lo senti nell’aria. Nelle scuole stanno già arrivando paraventi e scatoloni; su Facebook si ricomincia a parlare di “voto utile”. Ancora. Sì, ma stavolta non è come tutte le altre volte. Stavolta l’alternativa è il baratro, il caos, la fine della vita sulla Terra per come la conosciamo. I grillini (o i leghisti, o i fascisti, o qualche altro spauracchio) saliranno al potere, toglieranno l’obbligo vaccinale e moriremo tutti. Usciremo dall’Euro, dalla Nato, dall’emisfero boreale, verremmo sbalzati nello spazio profondo. Tutto questo senz’altro accadrà se non usiamo il nostro diritto di voto con responsabilità. Nella maggior parte dei casi si tratta di turarsi il naso e votare Pd. Forse esistono anche inviti al voto utile in altri schieramenti, ma sono fuori dalla mia bolla, non li vedo. Da che mi ricordi il voto ragionevole, il voto un po’ schifato ma necessario, è sempre stato quello per il centrosinistra. Il mio voto, per inciso (sì perché io al voto utile ci ho sempre creduto: si tratta se mai di mettersi d’accordo su quale sia l’utilità in questo momento).

Gli Utilitaristi del voto di solito amano mettere a fuoco un certo tipo di avversario dialettico, l’Anima Bella: quel tipo di elettore che concepisce il voto come l’espressione della propria identità (voto comunista/liberale/Berlusconi perché credo di essere comunista/liberale/Berlusconi). Per l’Anima Bella il risultato delle elezioni è un mezzo, non il fine. L’importante è non compromettersi, non sporcare le proprie nobili idee con la rude realtà – buffo, il voto in teoria è segreto, eppure molti lo vivono ancora come un pubblico atto di fede. “Io credo X, non chiedetemi di votare per Y”. È gente che ci tiene a farti sapere che non cede ai compromessi. Non sul luogo di lavoro quando il boss ti chiede uno straordinario, e nemmeno in famiglia quando si tratta di decidere dove andare in vacanza, no: l’unico posto in cui rifiutano i compromessi è la cabina elettorale. Per quanto possano risultare insopportabili, le Anime Belle sono necessarie: il giorno che riusciremo a farne a meno non sarà un bel giorno.

Per esempio: stavolta si vota anche per decidere come gestire la questione migranti nel Mediterraneo: non è poi così strano che a sinistra qualche Anima abbia difficoltà a sostenere il partito di Minniti. Sono anni che raccontiamo ai ragazzi che al momento della verità non potrai dire che hai soltanto obbedito agli ordini: magari qualcuno ci ha veramente dato retta e ora non riesce a votare per l’ordine e la disciplina, i respingimenti e gli annegamenti. Magari dovremmo spiegare nelle scuole che c’eravamo sbagliati, che tutto sommato certe volte voltare lo sguardo dall’altra parte è ok. Nel frattempo dobbiamo rassegnarci a conservare una certa quota di Anime Belle. Li abbiamo allevati, si vede che pensavamo che ci sarebbero stati utili (forse speriamo che salvino anche la nostra anima, forse non escludiamo di averne una).

A fianco dell’Anima Bella milita spesso il Messaggiatore, che ne è una specie di evoluzione postmoderna: non crede più di avere un’anima da salvare, ma senz’altro ha una reputazione da difendere sui social e nei capannelli di amici. Questa sua modernità percepita in realtà lo schianta: mentre l’Anima Bella è tutta contenta del proprio voto – un piccolo segno con cui ti metti a posto con l’umanità e forse con Dio che nel segreto dell’urna ti vede – il Messaggiatore ha studiato e fatto i calcoli e sa che il suo voto è un atto in teoria performativo, ma dal valore irrisorio. Un trentamilionesimo di sovranità popolare, una goccia nel mare, tanto vale stare a casa. A questa mediocrità, il Messaggiatore non si rassegna. Il mio voto non può davvero contare come quello di una pensionata di Sarcazzo di Sotto che mette la croce su Casa Pound perché crede sia un lista animalista e la tartaruga in particolare le è molto simpatica. Il mio voto sarà più importante perché… lo socializzerò (e socializzandolo, spero di poterlo moltiplicare). Il mio voto non sarà più importante in quanto cessione di sovranità, ma in quanto Messaggio. Non mi piace il modo in cui il Pd con Minniti ha di fatto avallato la criminalizzazione dei migranti nel Mediterraneo? Voto la Bonino che dei migranti ha sempre parlato tanto bene. Sì, ok, ma la Bonino vuole anche bloccare la spesa pubblica, il che potrebbe indirettamente portare a qualche altro taglietto di macelleria sociale: qualche altra fabbrica nel frattempo delocalizzerà all’estero, lasciando a piedi operai che disperati se la prenderanno coi migranti che abbattono il costo dei lavori più umili, e alla prossima tornata voteranno per chi i barconi dei migranti vuole accoglierli a cannonate, e non è pazzesco che quei poveracci che votano così male abbiano diritto a votare quanto te, che invece sei capace di ragionamenti così raffinati e speri… che la Bonino abbia bisogno del tuo voto per fare una sfuriata a Minniti. Non ti viene il dubbio che ti stiano un po’ prendendo in mezzo, la poliziotta buona e il poliziotto cattivo? Se vuoi davvero mandare un messaggio al Pd, perché non spedisci una cartolina? Scrivi uno status su Facebook, annoia i tuoi lettori sul blog, ce ne sono di modi più efficienti per mandare messaggi. Magari vuoi avvertire che il Pd si sta spostando troppo a destra, beh, di solito il Pd capisce l’esatto contrario: “a sinistra c’è disaffezione, proviamo ancora un po’ più a destra”. Che ottuso. Ma non è che si possa pretendere molto di più da un mucchio di crocette su fogli piegati in quattro.

Nascosti tra le Anime Belle e i Messaggiatori, talvolta vengono allo scoperto gli Accelerazionisti: quelli che non cercano il voto utile, ma il più dannoso. Un voto che distrugga un partito o la società intera, di modo che poi sia più semplice dalle macerie ricostruire eccetera. Salvo che non va mai a finire così: nessuna catastrofe fin qui è stata veramente definitiva e veramente rigenerante. Il catastrofismo degli accelerazionisti è speculare a quello degli Apocalittici: quelli che non vi chiedono un semplice voto utile, ma un voto necessario, un voto salvifico, una misura eccezionale giustificata dall’emergenza (i grillini stanno per prendere il potere, Salvini farà crollare l’eurozona, e così via). Basta che metti la croce stavolta, e poi non ci sarà più bisogno di dare un voto utile in vita tua: ancora un piccolo sforzo e poi si inaugurerà un’era di prosperità e saggezza in cui sarai libero di depositare nell’urna il voto che più ti piace e ti convince. Ma è solo un effetto prospettico, la sensazione che l’orizzonte più critico sia sempre quello immediato.

Prendi la situazione di oggi: non c’è nessuna emergenza, se non forse il maltempo (rischiamo di votare per la prima volta con la neve). Ok, non è l’età dell’oro, ma gli indicatori economici sono tutti più promettenti di cinque anni fa. Nel frattempo Berlusconi è invecchiato ed è ancora momentaneamente interdetto dai pubblici uffici: i grillini dicono ancora cose un po’ inquietanti ma la nuova dirigenza sembra molto più moderata e collaborativa, e Grillo si è stancato del giocattolo (Beppe Grillo passerà alla Storia come l’uomo che stava per prendersi l’Italia ma si è stancato sei mesi prima). Anche le tirate no-euro di Salvini si sono fatte meno roboanti, insomma, non c’è motivo per ritenere queste elezioni più critiche di quelle di cinque anni fa. L’idea che l’apocalisse sia sempre alle porte è una distorsione percettiva: è anche un modo che abbiamo di concentrarci, raccontando a noi stessi che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo, ogni elezione la decisiva. Ok, anche questa sarà decisiva, ma nulla di quanto succederà il 4 marzo sarà irreparabile. Abbiamo già avuto populisti al governo (Berlusconi e Bossi nel ‘94 non erano poi meglio dei grillini di adesso), abbiamo già avuto qualunquisti, razzisti e (post)fascisti. Se succede di nuovo non sarà una passeggiata, ma sopravviveremo. Non è il motivo per buttare via il nostro voto, ma non è che ogni volta possiamo raccontare che se non si vota Pd crolla il mondo. Diciamocela tutta: il centrosinistra accusa i colpi anche in Paesi dove ha sempre goduto del consenso di una fetta molto più ampia dell’elettorato. Aggiungi che è rarissimo, oggi, in Europa, vedere un partito di governo riconfermato dalle elezioni, e capisci che a questa tornata il Pd al massimo può sperare di non perdere troppo male, come nel 2001 e nel 2008. Il che significa che se qualcuno vuole provare per una volta a non convergere sul partitone di centrosinistra, il 2018 è l’anno buono. Non si tratta di mandare un messaggio (esistono sistemi più efficienti), né di salvare l’Italia (l’Italia ne ha passate di peggio) o la vostra anima (mandate un vaglia a Emergency). Il voto potrebbe anche essere qualcosa di più leggero e insieme più calcolato. Un gioco. È l’opzione del Giocatore.

 

Attenzione: giocarsi il voto non è uno scherzo. Pensate a chi si gioca lo stipendio o la casa, ecco, con le elezioni noi ci giochiamo la nostra sovranità: non è poca cosa. Ma ora che sappiamo che è un gioco, sappiamo anche quanto sia importante il risultato (poi se siete di quelli che riescono anche un po’ a divertirsi mentre il bussolo gira, beati voi). Non vi verrà mai il dubbio di scommettere su un brocco soltanto perché porta i vostri colori preferiti. È un nobile ronzino, merita rispetto e affetto, ma se davvero non può vincere, il vostro voto lo state buttando via. Bisogna scommettere su qualcuno che abbia un minimo di chance – le soddisfazioni più grandi le danno proprio quelli che la spuntano per pochi voti. Queste poi sono elezioni in parte uninominali, il che significa che qualcuno andrà davvero in parlamento per una manciata di schede crocettate. Ma dove? Bisogna anche stare attenti ai distretti, ai match. Chi vuole votare un partito alleato col Pd per mandare un messaggio al Pd dovrebbe tener conto che, se il suo candidato non passa all’uninominale, il suo voto varrà la metà di un voto al Pd: forse è davvero meglio che i messaggi li mandi via mail. E così via.

In calce, la mia dichiarazione di voto: io mi considero un Giocatore che cerca di spacciarsi per Anima Bella. Ho sempre votato per il cavallo anche discutibile ma con un minimo di chance, ma ho sempre cercato disperatamente tutti gli argomenti più da Anima Bella per convincere me e gli altri. Stavolta si trattava di autoconvincersi a votare il Pd di Renzi. Per qualche mese ho pensato: mal che vada dedicherò un post alle vittime del Mediterraneo e scriverò: “Renzi è molto discutibile, ma sulla questione migranti si sta comportando in modo umano.” Poi a Renzi sono subentrati Gentiloni e Minniti e mi hanno tolto anche quest’ultima foglia di fico. L’anima era persa, ma li avrei votati ugualmente; poi è successo che nel mio distretto hanno candidato Beatrice Lorenzin, ex berlusconiana rappresentante di un listino centrista che, secondo i miei calcoli di Giocatore, può anche vincere il match in casa mia al 55%, ma all’80% passerà dalla parte di Berlusconi appena Berlusconi ne avrà bisogno. Ora: io per spostare il baricentro parlamentare un po’ più a sinistra sarei pronto a votare anche Dracula, e la Lorenzin non è Dracula: ma votare per lei a questo punto è togliere un voto alla sinistra per darlo a Berlusconi. Potrei votare Liberi e Uguali, per il gusto di aiutarli magari a pescare un seggio alla lotteria del proporzionale. Non vi suggerisco però di fare la stessa cosa, in ogni distretto i match sono diversi, e comunque i calcoli si basano sempre su previsioni, ovvero azzardi. Vi propongo solo di usare il vostro voto come usereste dieci euro in ricevitoria: niente anime da salvare, niente messaggi, solo un po’ di calcoli, qualche previsione non troppo sballata e la consapevolezza che a volte conta solo la botta di culo).

 

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