La Rivoluzione della Terza Repubblica è stata rinviata a data da destinarsi

Una delle più antiche strategie politiche è quella di essere incendiari all’opposizione e pompieri al governo. Nasci barricadero e muori Guy Montag. Lega e M5S hanno fatto breccia nel popolo promettendo l’estinzione dei politici non al passo coi tempi, al grido di “tutti a casa”. Adesso il potere è nelle loro mani, ma leggendo la lista dei nuovi ministri si avverte l’odore stantio della senescenza politica.

I grillini sono sempre stati gli alfieri della guerra contro la Casta. Fino a qualche mese fa avrebbero esposto al pubblico ludibrio metà della lista dei ministri del governo Conte. Della vita di Paolo Savona è stato sviscerato ogni frammento e, di tutti i curricula, il suo è quello che più avrebbe fatto storcere il naso al grillino d’antan. Non ci interessano tanto, sotto quest’ottica, le sue posizioni sull’euro o il suo ricollocamento dal Ministero dell’economia a quello delle Politiche europee, quanto lo stridere del suo nome associato al “nuovo che avanza”. Se pensate a qualche ruolo di prestigio nelle più importanti aziende e organizzazioni italiane, negli ultimi quarant’anni, sappiate che Savona li ha ricoperti tutti. Capitalia, Banca di Roma, Rcs, Tim, Confindustria, un Ministero con Ciampi e un dipartimento con Berlusconi. Per finire con due nomi che hanno frequentemente riscosso i pruriti dei maggiori complottisti: Bilderberg e Aspen Institute. Di quest’ultimo è addirittura vice presidente vicario (il presidente è Giulio Tremonti).

Paolo Savona

Dell’Aspen fa parte anche Giancarlo Giorgetti, l’eminenza grigia della Lega, nonché nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Agli incontri dell’organizzazione no profit, Giorgetti può incontrare Mario Monti, altro membro d’alto lignaggio. Monti torna come collegamento grazie al nuovo ministro degli Esteri: Enzo Moavero Milanesi. Moavero è stato ministro per gli Affari europei nel governo Monti, per poi trasferirsi alla Farnesina con l’arrivo di Letta. Alle elezioni del 2013 si è candidato con Scelta civica, il partito di Monti, senza venire eletto. Lo scorso anno Gentiloni si è affidato a lui per portare a Milano l’Ema (Agenzia europea dei medicinali), ma come sede ha poi prevalso Amsterdam. Un montiano di ferro che ha collaborato con Letta e Gentiloni. In passato, per molto meno, Salvini e Di Maio avrebbero inventato un nuovo dizionario di insulti. Ma la politica, si sa, è sangue e compromessi.

Enzo Moavero Milanesi

Uno dei tasti dolenti del nuovo governo è rappresentato dalla nomina di Lorenzo Fontana al Ministero per la famiglia e la disabilità. Le sue posizioni contro l’aborto farebbero impallidire un cowboy repubblicano del Texas. Ha dichiarato che “l’aborto lo si è fatto diventare ufficialmente un diritto umano, in realtà prevede l’uccisione di un innocente.” Ha partecipato alla Marcia per la Vita, manifestazione che ha tra gli slogan “Aiutiamo le donne a dire no all’aborto.” Si è espresso anche contro l’eutanasia e il biotestamento. È stato il collante per l’alleanza tra Salvini e Marine Le Pen. È eufemistico affermare che la sua nomina proprio a questo Ministero sia stata una sfrontatezza?

Altro leghista-texano è Gian Marco Centinaio, ministro dell’Agricoltura. Primo firmatario del ddl sulla legittima difesa, ha fatto battaglie feroci contro gli immigrati e ha più volte proposto di “disciplinare” gli edifici destinati al culto islamico.

Alla pubblica amministrazione arriva Giulia Bongiorno. Il suo nome è inevitabilmente associato a quello di Giulio Andreotti, che lei ha difeso per più di dieci anni durante il suo processo per mafia. Tra i suoi clienti celebri rientrano anche Vittorio Emanuele di Savoia, Sergio Cragnotti e Raffaele Sollecito. Eletta alla Camera prima con Alleanza nazionale, poi con il Pdl, nel 2011 diventa portavoce di Futuro e Libertà, partito meteora di Gianfranco Fini. Ha tentato la scalata alla Regione Lazio, nel 2013, senza riuscirci.

Giulia Bongiorno

Un’altra figura imbiancata del nuovo governo è la new entry all’Economia Giovanni Tria. È stato consigliere di Brunetta sotto il governo Berlusconi (a proposito del nuovo che avanza). Giusto qualche giorno fa criticava il contratto di governo Lega-M5S, dichiarando che “non è emerso un accordo chiaro su quali siano i paletti di bilancio che si vorranno rispettare.” Ha inoltre palesato molti dubbi sul reddito di cittadinanza. Adesso quei paletti dovrà gestirli lui, insieme, flat tax, abolizione Fornero e tutte le invisibili coperture economiche. Auguri.

Per ora abbiamo analizzato i percorsi di quelle figure legate al ramo leghista o tecnico. Ovvero coloro che dentro quella scatoletta di tonno c’hanno sguazzato per anni. Sono ancora unti, e rappresentano la Casta più di chiunque altro. Le novità riguardano il fronte grillino; considerazione lapalissiana, essendo questi alla prima esperienza da ministri. Dovremmo chiederci a questo punto se è lecito nutrire speranze e aspettarci una boccata d’aria fresca.

Al Ministero per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta (denominazione fantasiosa probabilmente creata per compiacere la piattaforma di Rousseau) è stato nominato Riccardo Fraccaro. Quando Napolitano è stato nuovamente eletto presidente della Repubblica, nel 2013, Fraccaro ha postato sul suo blog questo messaggio: “Oggi è il 20 aprile, giorno in cui nacque Itler. Sarà un caso, ma oggi muore la democrazia in Italia.” Il post è stato tolto dopo poche ore, probabilmente per l’errore nel cognome. Voleva inoltre assumere un giornalista-factotum per meno di 3 Euro l’ora, imponendogli di spostarsi da Roma al Trentino a sue spese.

Riccardo Fraccaro

Barbara Lezzi, a cui spetta il Ministero per il Sud, è finita nell’occhio del ciclone per la “rimborsopoli” sollevata dalle Iene. La Lezzi non ha restituito 3.500 Euro, ed è stata graziata dai vertici del Movimento, cavandosela con una multa. Nel 2016 ha chiesto a Renzi, in diretta televisiva, di fare un decreto per ridurre i parlamentari. Azione impossibile, poiché non si può ridurre il numero dei parlamentari con un decreto, secondo la Costituzione. Indimenticabile la sua uscita della scorsa estate, quando ha affermato che “il Pil è in crescita per merito del grande caldo, è aumentato il consumo dei climatizzatori.” Probabilmente è questo il suo grande piano per il Sud: più climatizzatori per tutti.

Barbara Lezzi

Alla sua collega di schieramento Giulia Grillo è toccata la sanità. Non nascondiamoci: chi l’ha preceduta (la Lorenzin) viene ricordata per il decreto sui vaccini, su cui si è innescata un’infinita discussione tra medici, no-vax, genitori e opinionisti di turno. Grillo, che non è parente di Beppe, nonostante il cognome che porta e il fatto che abbia attraversato anche lei lo Stretto di Messina a nuoto, non rientra tra i no-vax. È però contraria all’obbligatorietà. Ha affermato la sua posizione con frasi poco chiare, come: “Riconoscere l’importanza delle vaccinazioni e poi obbligare la gente a farle sembra una contraddizione anche agli occhi dei cittadini.” Preoccupa ancor di più questa dichiarazione: “La nostra proposta di legge prevede delle clausole di salvaguardia: in caso di particolari emergenze sanitarie o specifici episodi endemici che possono compromettere l’immunità di gregge, il Ministro della Salute può ricorrere a un decreto e a misure obbligatorie al fine di tutelare la salute pubblica.” Ovvero renderli obbligatori a epidemia già partita, che equivale a consegnare a un poliziotto il giubbotto antiproiettile solo dopo aver ricevuto lo sparo.

Questo è il primo governo della Terza Repubblica. Un miscuglio di dinosauri, Casta e avventurieri allo sbaraglio. L’augurio è che possano trovare la giusta quadra. Non si sa come, ma non possiamo sperare diversamente. I piromani, a questo punto, dovranno spegnere le fiamme.

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