Il “prima i terremotati” di Salvini? Non votare 1,2 miliardi di fondi per loro in Europa

Ogni volta che si parla di migranti si ripete la solita litania. Non importa che a farlo sia un leone da tastiera o un ministro del governo gialloverde, la prassi è la stessa: in un trionfo di sciacallaggio e benaltrismo, si ripetono frasi come “E nessuno pensa ai nostri terremotati?”, oppure “Difendete i migranti, ve ne fregate dei terremotati”. Questa dicotomia non solo è insensata, ma rispecchia il pressappochismo di una classe politica che usa una pericolosa propaganda per creare una guerra tra ultimi.

La logica dei sovranisti nostrani prevede una contrapposizione , del tutto infondata, ma presentata come assoluta: se difendi i diritti dei migranti non puoi sostenere anche i terremotati. Da tempo il web pullula di post accusatori che mettono alla gogna i “buonisti”, utilizzando spesso notizie false, come nel caso di una foto diventata virale nei mesi scorsi di  un’area con i container ricoperti dalla neve spacciata per Amatrice, quando in realtà si trattava di un campo profughi in Libano. Oltre alle fotografie sono soprattutto le frasi fatte a ripetersi durante le discussioni sui migranti con slogan del tipo “Perché non te ne prendi qualcuno a casa tua?” Per lo stesso motivo per cui i sovranisti non si portano a  casa un terremotato: paghiamo le tasse allo Stato anche per occuparsi di queste emergenze.

Amatrice a seguito del terremoto del 24 agosto 2016

Il principale alfiere di questa propaganda malata è, ça va sans dire, Matteo Salvini. Il ministro dell’Interno è sempre in prima linea quando arriva l’occasione di presentarsi a favore di telecamere in un luogo colpito da una calamità. Sotto elezioni ha battuto tutta la zona terremotata del Centro Italia indossando una felpa diversa per ogni località, mostrandosi ai fotografi con sguardo affranto e promettendo aiuto ai cittadini stremati. Il meccanismo ha avuto una battuta di arresto solo a dicembre, quando i suoi social media manager hanno postato una foto del ministro intento a mangiare una fetta di pane e Nutella nelle stesse ore in cui un terremoto colpiva Catania. Il gioco è sempre sfruttare una tragedia e cavalcarla per accumulare consensi. Una sera Salvini è arrivato a presentarsi negli studi di Otto e Mezzo della giornalista Lilli Gruber con i doposci, in seguito a una visita nelle zone terremotate. Dietro questa narrazione si nasconde però la verità dei fatti: Salvini per i terremotati non ha fatto nulla.

Era ancora il 2016 quando da europarlamentare girava l’Italia per esprimere la sua vicinanza a parole ai cittadini italiani colpiti dalla calamità. Quando però il Parlamento europeo ha votato nel settembre 2017 per lo stanziamento di 1,2 miliardi di euro in favore dei terremotati italiani, Salvini era assente. La sua logica “fuori i migranti, aiutiamo prima i terremotati” crolla anche di fronte all’operato del suo governo. Lo scorso gennaio Filippo Palombini, allora sindaco di Amatrice, ha accusato il governo di concentrarsi sulla finta emergenza migranti quando quella vera – cioè il disagio e le condizioni difficili che ancora oggi i terremotati devono affrontare – viene ignorata. “Il governo si è dimenticato di noi. La ricostruzione non è mai partita, non possiamo accettarlo”, ha denunciato Palombini. Lo scorso 19 maggio i terremotati del Centro Italia si sono presentati nella piazza di Montecitorio per protestare contro le politiche del governo, dicendo di considerare “tradite le roboanti rassicurazioni in campagna elettorale, quei comizi non sono stati degli impegni assunti, ma delle passerelle elettorali”. Gli stessi cittadini di Amatrice si sono schierati contro il fatto di essere spesso tirati in ballo quando si parla di migranti, spiegando di non voler essere coinvolti in un confronto con persone ancora più disperate di loro.

Chi contrappone una tragedia a un’altra alimenta il conflitto sociale a proprio vantaggio politico. Ormai è chiaro che il motto “Prima gli italiani” è un modo indiretto per ribadire il concetto “Non passa lo straniero”. L’uso propagandistico dei terremotati è infatti un diversivo per non ammettere la propria xenofobia e una giustificazione di fronte all’assenza di qualsiasi spirito di accoglienza. La stessa guerra contro le Ong poggia su basi false, soprattutto quando vengono accusate di interessarsi ai migranti e non ai terremotati. Emergency, Medici Senza Frontiere e Save the Children, solo per citarne alcune, hanno da subito offerto assistenza gratuita nelle zone terremotate sin dai primi giorni dell’emergenza. Addirittura, diversi richiedenti asilo si sono attivati per assistere le  popolazioni colpite dal sisma. Da un lato abbiamo un governo che non ha fatto nulla, una ricostruzione fantasma,  50mila persone ancora senza una casa e un ministro dell’Interno che è solito preferire i salotti televisivi alle votazioni europee per i fondi destinati a quelle zone. A questa ipocrisia si contrappone da anni l’aiuto disinteressato di quelle Ong da mesi nel mirino del governo, descritte come covi di scafisti e delinquenti. Le fake news si scontrano con la realtà e sono le prime a prevalere, considerando che nelle zone colpite dal sisma Salvini ha preso alle europee oltre il 40% di voti.

La questione migranti non condiziona in alcun modo l’aiuto ai terremotati, non essendoci un nesso tra le due tematiche. Eppure gli avvelenatori di pozzi continuano a impugnare l’arma del confronto tra due elementi diversi, con il solo scopo di denigrare l’accoglienza. Da anni circola in rete la notizia falsa sulla scomparsa dei fondi raccolti con le donazioni tramite Sms destinati ai terremotati, usata anche in questi giorni per attaccare le donazioni alla Sea Watch. Ovviamente i soldi per i terremotati non sono spariti, come conferma la Protezione civile, e il supporto a una causa non penalizza l’altra. Ormai però è martellante la retorica del confronto  tra tragedie, con la costante ricerca di altri argomenti da usare per sminuire l’oggetto del dibattito. I terremotati sono diventati il nuovo motto “E allora i marò?”, in voga qualche anno fa e valido per intervenire quasi su qualunque argomento. In Italia è diventato impossibile affrontare un problema senza confonderlo con altri, così come è difficile spiegare a un hater che è possibile sia sostenere i terremotati italiani che fare una donazione in favore di una Ong impegnata con i migranti.

Impugnare lo slogan “Prima gli italiani” è solo un modo per creare lo scontro tra gli italiani e gli altri di turno, che in questi ultimi mesi sono gli stranieri, descritti come usurpatori della nostra terra. Quella dei sovranisti è una crociata contro il nulla, un tentativo di mostrare la loro forza ed efficacia nel governare spingendo i cittadini all’odio verso chi arriva dall’altra sponda del Mediterraneo.

Francesco Pastorella, coordinatore di 114 comitati di terremotati, a inizio anno ha attaccato il governo spiegando che la contrapposizione con i migranti “È una guerra tra poveri che non ci interessa”. Il dramma è che questa strategia politica ha fatto presa in tutto il territorio, generando proprio le dinamiche cercate dalle forze sovraniste. Quando la nave di una Ong viene sequestrata c’è un popolo che festeggia come se l’azione avesse migliorato la sua condizione economica o la sua vita in generale. Non esiste un bonus che per ogni migrante non sbarcato consente a un terremotato di riavere la sua casa. Esistono però i calcoli di un certo modo di fare politica, che puntano a trasformare i cittadini in cani rabbiosi pronti a mordersi la coda a vicenda, distogliendo la loro attenzione dai problemi reali del Paese.

Il meccanismo avviato in questi anni rischia di avere ancora una lunga vita: Salvini continuerà a usare i terremotati per la sua propaganda, il M5S lo seguirà nella scialba imitazione dell’originale e i loro elettori si adegueranno convinti di difendere i confini nazionali. Nelle zone colpite dal sisma serve un’opera di ricostruzione concreta, non un nemico che diventi la valvola di sfogo per la frustrazione popolare. L’odio per i migranti non renderà più rapida la ricostruzione di un campanile o di una scuola e non faciliterà la ricerca di lavoro per chi è disoccupato. In molti non si rendono conto di essere le prime vittime di una guerra tra poveri pilotata da chi non ha nessuna intenzione di aiutarli. Citando il ministro della propaganda della Germania nazista, Joseph Goebbels, “La propaganda funziona meglio quando coloro che vengono manipolati credono di agire di loro spontanea volontà”.

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