La leghista dei forni per i migranti tutelerà i nostri diritti umani. Ci sentiamo già più protetti. - THE VISION

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, firmata il 10 dicembre 1948 da cinquanta Nazioni ancora devastate da una guerra mondiale e desiderose di evitarne altre, all’articolo uno recita: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.

Questo profondo spirito di fratellanza però sembra abbastanza lontano dal profilo umano e politico di Stefania Pucciarelli, neo-eletta presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato, un’interfaccia sulla società civile che fa da collegamento con le organizzazioni che si occupano dei diritti fondamentali della persona “trasmettendone le preoccupazioni al governo, alle Istituzioni e all’opinione pubblica”.

Il sospetto che la senatrice della Lega non sia la persona perfetta per ricoprire tale ruolo nasce forse dalla sua recente dichiarata soddisfazione nel sapere finalmente raso al suolo un campo rom a Castelnuovo Magra, in provincia di La Spezia; o forse dal fatto che sia stata denunciata per sospetto incitamento all’odio razziale, per aver messo like a un post che invocava i forni crematori per i migranti. In quel caso si è giustificata dicendo di non essersi resa conto della gravità del suo gesto, e il procedimento si è chiuso con l’archiviazione, come da richiesta del Pubblico Ministero contro la quale aveva proposto opposizione la Presidente del Comitato per gli Immigrati e contro ogni forma di discriminazione.

Stefania Pucciarelli

Leghista da sempre, 51 anni, ex-casalinga, Stefania Pucciarelli dal suo sito lascia trapelare poco di sé, delle sue opere e parole. Nel brevissimo capitolo titolato “Chi sono” si intuisce poco o niente della sua effettiva attività politica e la cosa più interessante della sezione sono le tre foto finali: una abbracciata a Matteo Salvini, una in sella a una moto e un’altra con il suo cagnolino – costretto a indossare un cappellino che incita il “NO” al voto del referendum del 4 dicembre 2016. Per il resto, sappiamo che entra in politica nel 2011, candidandosi come sindaca nel suo paese, Santo Stefano Magra, e da qui prende il volo con una brillante carriera lampo, dall’alto del suo titolo di studio fermo alla licenza media inferiore. D’altronde la laurea non ha valore nemmeno per il nostro vicepremier e, come ben descritti da Paolo Virzì, questi sono i tempi politici della rivincita di quelli che andavano male a scuola.

Eletta senatrice nella recente tornata elettorale, ora Pucciarelli è pronta a difendere tutti i poveri cristiani perseguitati del Creato, come si legge nel post Facebook, dall’incipit in puro stile Salvini (evidentemente il buongiornismo è un marchio di fabbrica che unisce social e i leghisti). Una sorridente foto di gruppo annuncia al popolo del web la sua vittoria: “Lavoreremo pancia a terra, e affronteremo subito il caso di Asia Bibi. Basta persecuzioni contro i cristiani. Accendiamo i riflettori sul loro genocidio”. Sorprende l’assenza di un prodotto Made in Italy, ma si sa, la perfezione la raggiunge solo il Capitano. Venendo al succo della dichiarazione, il fatto che Asia Bibi non possa lasciare il Pakistan dove è scampata a una condanna a morte per blasfemia, ma dove continua a rischiare ogni giorno la vita, deve essere sicuramente un punto di interesse del Ministero degli Esteri e del governo tutto. Ma è altrettanto vero che non si può ridurre alla protezione dei cristiani nel mondo il lavoro e il focus di questa Commissione. Deve essere certamente inserito nell’ordine del giorno, ma non può essere utilizzato come scusa o giustificazione per chiudere gli occhi di fronte e bypassare un esercito di altri problemi, altrettanto urgenti e gravi.

È bene che Stefania Pucciarelli ne prenda coscienza: in Italia sono i migranti a essere discriminati, non certamente i cattolici, sono i gay, i musulmani, i neri, le donne, i detenuti. Una commissione del Senato della Repubblica italiana dovrebbe occuparsi prima di tutto delle loro battaglie, le stesse che ha portato avanti per una vita Emma Bonino – candidata bocciata dalla maggioranza Lega-Cinque Stelle – e che anche il predecessore Pd di Pucciarelli, Luigi Manconi, ha fatto sue durante il mandato. Sono le battaglie per la verità sui casi di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi e Giulio Regeni, per lo ius soli e per l’introduzione (seppur rimaneggiata) del reato di tortura. Eppure Pucciarelli si sente perfettamente adeguata alla sua nuova posizione e pronta a rispondere con i fatti,  scrollandosi di dosso il passato e anzi dichiarando di non doversi pentire di nulla, tirando in ballo, a scudo contro le polemiche, il suo servizio volontario nella Croce Rossa e un democristiano “aiuto al prossimo indipendentemente dall’etnia o dal colore della pelle”. L’ultimo Governo del Fare non è andato proprio alla grande, ma chissà che lei non abbia più fortuna nel rigiocarsi questa formula magica.

D’altra parte, anche i suoi colleghi della Lega si dicono estremamente soddisfatti della scelta di una figura con un tale “senso di responsabilità e comprovata esperienza politica. Contenti loro, contenti tutti. Più o meno, perché a farne le spese saranno, come sempre, gli ultimi degli ultimi, quelli che a causa del colore della pelle, della provenienza o dell’orientamento sessuale non sono o non si sentono parte della categoria dominante del “maschio bianco incazzato”, falsamente protetto e realmente abbindolato dalla Lega. Quelli su cui si scaricano barili marci e pieni di accuse, i capri espiatori dell’inettitudine altrui, dell’incapacità di affrontare questioni economiche e sociali difficili e urgenti.

E il problema, ancora una volta, non è solo della Lega – dalla quale, d’altra parte, non ci si poteva aspettare diversamente. I voti per l’elezione di Pucciarelli provenivano anche dal comparto a Cinque Stelle, quello che nelle sue originarie intenzioni stava vicino all’uomo qualunque, abbracciato ai poveri e ai bisognosi. Un Movimento che ha definitivamente ed evidentemente tradito il suo elettorato pensante, che rischia di riversarsi in massa nelle casse elettorali del buon Matteo, vero uomo forte, stratega esperto che porta a casa il risultato dribblando l’amico-nemico Di Maio. Anche perché, dal lato delle opposizioni, ormai non restano che ceneri, dalle quali non sembra poter rinascere molto.

Stefania Pucciarelli, forse, è davvero perfetta per quel ruolo, perché incarna egregiamente il panorama politico attuale: un governo di destra, dichiaratamente nazionalista, che se ne frega dei valori di base della democrazia e denigra qualsiasi cosa sia altro da sé. Sbandiera fiera la sua foto in moto in prima pagina sul Manifesto, e con ironia e sberleffo di stampo salviniano richiama al sempreverde motto della ruspa. Con lo stesso animo sbruffone rilancia il post di un un suo sostenitore – che si definisce “MILITANTISSIMO Lega Nord” – che recita: “Anche se i politici boldrinisti e i giornalacci loro servi IMPAZZISCONO DI RABBIA, auguriamo tutti insieme BUON LAVORO alla nostra Senatrice Stefania Pucciarelli nominata Presidente della Commissione Diritti Umani! Finalmente finisce l’era del famigerato, onnipresente e ultracomunista Manconi E SI INIZIA A PARLARE DEI DIRITTI DI NOI CITTADINI ITALIANI!” Come se i diritti umani avessero un brand, o una provenienza.

La decadenza di un Paese si manifesta quando si vanno intaccare pilastri della civiltà come la difesa dei diritti fondamentali. Stefania Pucciarelli sembra rappresentare proprio il contrario di quello che pensiamo la Commissione da lei presieduta debba tutelare, svuotandola del suo originario significato e facendosi emblema di una linea politica già vista: da qui al fascismo il passo è sempre più breve. I suoi colleghi l’hanno definita dotata di “imparzialità, rispetto istituzionale e grande attenzione verso una tematica trasversale e di fondamentale importanza per la convivenza civile delle moderne democrazie”. Tutto vero: se si crede che la ”convivenza civile” si basi sulla repulsione per il diverso, sullo screditamento delle opposizioni e di ogni fonte di informazione critica, e se per “moderne democrazie” si intendono istituzioni sempre più umiliate, che nascondono gli istinti dittatoriali di un passato non troppo lontano. Allora sì, Stefania Pucciarelli è davvero perfetta per questa nuova, inquietante Italia.

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