La classifica definitiva delle più grosse sparate di politici e personaggi TV lette sui giornali quest’estate

Anche quest’anno gli italiani hanno passato le vacanze sotto un bombardamento di deliri politici e opinioni strampalate, il tutto durante la recrudescenza del Covid. Guerre tra virologi, politici, giornalisti, con alle porte un referendum sconclusionato e il caos legato alla riapertura delle scuole. A livello mediatico abbiamo assistito a una tragicomicità che riassume bene la confusione del Paese. Questa è la classifica delle otto peggiori boiate che abbiamo sentito.

8. Massimo Boldi:
“Stiamo vivendo un mondo che non va per niente bene. I potenti padroni del pianeta hanno dichiarato guerra a se stessi, vogliono terrorizzare il mondo. Il popolo ha paura, non vuole tapparsi la bocca con mascherine da Pecos Bill. Forse è tempo che ritorni il salvatore dei mondi, sì, lui, il supremo, nostro Signore che si manifesti in qualsiasi forma atta a combattere la malasorte e l’indifferenza dei governi di ogni Stato, i padroni del mondo, cacciandoli per sempre dal paradiso terrestre”. Un cipollino biblico, in attesa di un segno messianico. I social hanno permesso a chiunque di poter esprimere opinioni su qualsiasi argomento. A ciascuno il suo: Boldi infatti è ormai il maître à penser del centrodestra, la guida intellettuale di una coalizione che si affida alle più raffinate menti del Paese. Non a caso Matteo Salvini, pochi mesi fa, ha rilanciato sui social un tweet di Boldi in cui si scaglia contro il governo che “deve andare a casa per limitare i danni all’umanità”. L’intellighenzia del cinepanettone.

7. Nello Musumeci:
“La Sicilia non può continuare a subire questa invasione di migranti. Tra poche ore sarà sul mio tavolo l’ordinanza con cui dispongo lo sgombero di tutti gli hotspot e dei centri di accoglienza esistenti”. Musumeci, l’uomo che è passato da Almirante a Salvini, dall’anima nera al verde di Pontida, ha tentato la mandrakata. Conscio che l’ordinanza sarebbe stata impugnata dal governo in quanto incostituzionale – e così è stato, essendo una materia di competenza statale – il presidente della Regione Sicilia ha provato a salire sul carro salviniano, quello che non segue gli umori del popolo, ma li crea. Dunque si torna a parlare di un’invasione di migranti che non esiste, se non nella narrazione di chi cerca i nemici per imbastire campagne d’odio. Tra l’altro da settimane Salvini critica il governo per l’invio delle navi quarantena, quelle usate per tenere in isolamento i migranti positivi al Covid prima di farli sbarcare. L’uomo che ha pressato il governo per l’utilizzo di queste navi però si chiama proprio Nello Musumeci. Leghisti del Sud alla riscossa.

6. Nicola Zingaretti:
“Voteremo sì al referendum, sosteniamo da sempre la riduzione del numero dei parlamentari e per anni abbiamo presentato proposte di legge in questo senso”. Si sa, la politica è sangue e compromessi, ma il Pd sta diventando sempre più la caricatura di se stesso, un partito che barcolla nella terra di nessuno. Dopo il voto per il rifinanziamento alla Guardia Costiera Libica già si era capito l’andazzo, ma adesso il mistero si infittisce: il Pd sta cercando una pericolosa svolta populista o sta semplicemente facendo qualche favore agli alleati di governo? Come spiega la parlamentare dem Giuditta Pini: “Non abbiamo avuto nessun tipo di discussione, né nel gruppo né negli organismi dirigenti. Hanno convocato la direzione a tredici giorni dal voto e il giorno dopo, senza aspettare la direzione, il Segretario ha detto che il PD avrebbe votato sì. Chi lo ha deciso? Quando?”. Seguendo questa linea rischieremo di scoprire presto che Zingaretti è sempre stato un fan del Reddito di Cittadinanza, che Martina ha un poster di Di Battista in camera e che, in fondo, le frasi di Di Maio su Bibbiano erano una marachella. Casaleggio is the new Berlinguer.

5. Vittorio Sgarbi:
“Solo ladri e terroristi si mascherano il volto. È proibito l’uso della mascherina nella città di Sutri all’aperto per evidenti ragioni di salute e al chiuso, salvo che in caso di assembramento, dalle ore 18 alle 6 del mattino”. Avevamo lasciato il sindaco di Sutri mentre veniva portato via di peso dai commessi della Camera, per una scena da commedia all’italiana degna di un film di Dino Risi. Poi è risbucato come organizzatore di quello che ormai noto come il convegno di negazionisti al Senato in compagnia di Salvini, Bocelli e Zangrillo, in un ambiente dove non avrebbe sfigurato nemmeno Boldi. Un giorno Vittorio Sgarbi ammetterà che tutta la sua carriera politica e televisiva è stata una trollata, un esperimento di arte mobile, qualsiasi cosa che possa giustificare la discrepanza tra la sua cultura e l’insostenibile necessità di provocare a tutti i costi. L’uomo che sussurrava alle capre.

4. Iva Zanicchi:
“I parlamentari? Tagliamoli, lo diciamo da anni. Ora il mio solo partito è quello del tortellino”. Quando è spuntata questa notizia sulla home del sito di Repubblica, per un attimo ho pensato a Eugenio Scalfari, a Ezio Mauro, e alla loro possibile reazione di fronte a un titolo del genere. Viviamo ormai in una realtà che ha superato qualsiasi finzione, quella in cui Iva Zanicchi e Gustavo Zagrebelsky hanno lo stesso spazio mediatico sul tema del diritto costituzionale. Salvini condivide da tempo sui social le opinioni dell’ex europarlamentare – i bei tempi in cui Berlusconi portava al potere igieniste dentali, soubrette e i suoi avvocati – perché, come per Boldi, Zanicchi è la “voce del popolo”, quella zia un po’ caciarona che tutti potremmo avere e che durante la cena di Natale sfodera pipponi sui migranti che stuprano, sui barconi da affondare e sui comunisti che mangiano i bambini. A quanto pare però è il nuovo target di riferimento anche del Pd, e non ci stupiremmo se il segretario tentasse di portarla alla ribalta nella sua corte. Prendi questa mano, Zingaretti.

3. Flavio Briatore:
“Sono tre mesi che sciorinano una serie di numeri che hanno evidenza zero. Stanno spaventando tutti, il coronavirus è l’assicurazione per questo governo”. Il primo caso al mondo di prostatite polmonare. Sorretto dall’alleata di sempre Daniela Santanchè, Briatore ha tentato in tutti i modi di depistare i giornalisti, fino a quando ha potuto. Dopo mesi di sostegno alle teorie di Zangrillo, tra sottovalutazione del fenomeno e sbruffonaggine tipica di chi è abituato a comprarsi tutto è infatti risultato positivo al Covid. I soldi e il potere possono darti una stanza privata in un reparto non Covid, non la negatività al tampone. Vita Smeralda.

2. Alberto Zangrillo:
“Il coronavirus clinicamente non esiste più”. Il primario della Rianimazione del San Raffaele ha pronunciato questa frase a maggio, quando tre mesi di lockdown avevano fatto scendere la curva epidemiologica. L’ha però ripetuta un mese fa, partecipando al convegno dei negazionisti in Senato, con i casi che stavano tornando a salire. Per lo meno è stato coerente nel portare avanti una frase dalle conseguenze importanti che però continua a non avere alcun riscontro scientifico. I suoi pazienti più facoltosi, Briatore e Berlusconi su tutti, sembra gli abbiano creduto, mettendo a rischio la loro salute. Salvini non ha mai smesso di sostenerlo, lanciando un messaggio pericoloso alla popolazione, come se la tempesta fosse ormai passata. I fatti parleranno da soli. Il problema è che Zangrillo ormai appare vittima del personaggio che si è costruito: ormai non può ritrattare, se dicesse di aver detto con ogni probabilità una stronzata perderebbe qualsiasi credibilità. Non si è reso conto forse di averla già persa. Clinicamente negazionista.

1. Matteo Salvini:
“Governo criminale, sparge infetti per l’Italia con i migranti”. Aveva tentato questa carta anche all’inizio dell’epidemia, chiedendo di chiudere i porti – azione che lui stesso da ministro dell’Interno non aveva mai fatto. Poi ha mollato la presa quando si è accorto che non solo il virus non veniva dai barconi, ma erano stati gli italiani i primi a portarlo in Africa. In estate però è tornato a spingere contro i suoi nemici giurati, ma ancora una volta sbagliando bersaglio. I dati ufficiali del Viminale parlano chiaro: solo il 3% dei migranti sbarcati sulle nostre coste ha il Covid, e questo dato rappresenta un esiguo 0.4% sul totale dei positivi nazionali. Salvini cerca di spaventare gli italiani nel modo più vile possibile, usando l’epidemia a scopo elettorale e incorporandola alla sua più famosa battaglia, ma senza alcun tipo di riscontro numerico. Può sembrare un paradosso per qualche leghista, ma i migranti rientrano nella categoria più sicura nella diffusione del Covid. Prima ancora di sbarcare vengono testati – prima con il test sierologico, e da agosto direttamente con il tampone – e, se positivi, vengono isolati nelle navi quarantena o nelle strutture nella terraferma. Non entrano a contatto con la popolazione locale, e difficilmente lo fanno anche dopo la guarigione. Nel frattempo continuano i ricollocamenti: più alti del 600% rispetto a quando erano gestiti da Salvini. Quest’ultimo è la persona meno adatta a parlare di sicurezza nazionale, considerando che soltanto nei giorni scorsi, a distanza di sei mesi, ha deciso di indossare la mascherina (correttamente) in pubblico. Nel periodo precedente, la sua pagina Facebook era un collage di fotografie in cui abbracciava migliaia di persone, scattava selfie a distanza ravvicinata e non dava certo il buon esempio. È dunque più pericoloso un politico che viene a contatto con migliaia di persone senza protezione, rispetto a un migrante isolato e testato. Si è persino beccato una multa da Clemente Mastella, sindaco di Benevento, proprio per non aver rispettato le norme di sicurezza sul Covid. Ma ciò che non si può perdonare a Salvini non è soltanto la sua politica aberrante, quanto l’aver innalzato certi personaggi di dubbio spessore. Se rispetto a lui Mastella sembra Winston Churchill e Mara Carfagna una novella Tina Anselmi, qualcosa è evidentemente andato storto. Ci vediamo a Catania, Matteo.

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