Come Michael B. Jordan sta cambiando Hollywood rendendola più inclusiva. Anche con "Senza rimorso". - THE VISION

Fondamento di leggende, fiabe e visioni, l’archetipo più paradigmatico ed esemplare dei diversi stadi di sviluppo, individuali e collettivi, dell’umanità è probabilmente quello dell’Eroe. Cambia insieme al mutare delle usanze, dei riti e delle sensibilità, riafferma principi atavici e sfalda ogni resistenza al cambiamento, spingendo la società verso una sfida continua. Un ideale mutevole, capace di rappresentare ogni epoca: se nella mitologia classica l’Eroe aveva caratteristiche quasi divine e a guidarlo alla guerra erano soprattutto un destino ineluttabile o la gloria personale, tra l’Ottocento e il Novecento ad animarlo è stato il patriottismo, cioè l’abilità di fare la Storia salvando la propria Nazione. Oggi l’eroismo ha completamente perso il suo carattere divino ed esclusivo, elevando la normalità a nuovo paradigma. Chiamiamo eroi ed eroine non chi ambisce alla popolarità, ma chi contribuisce volontariamente al benessere e alle istanze della collettività. Spesso anche sfruttando il proprio status.

Michael B. Jordan, WITHOUT REMORSE, foto di Nadja Klier © 2020 Paramount Pictures

È il caso, tra gli altri, anche dell’attore statunitense Michael B. Jordan, impegnato in una rivoluzione interna al sistema hollywoodiano per modificare la rappresentazione della comunità Nera sullo schermo e ampliare il coinvolgimento di professionisti di discendenza afroamericana in tutta la filiera della produzione cinematografica, come testimonia la sua partecipazione come produttore e protagonista nel nuovo capolavoro diretto da Stefano Sollima Senza rimorso, disponibile in esclusiva su Prime Video.

Michael B. Jordan e Stefano Sollima sul set del film WITHOUT REMORSE, foto di Nadja Klier © 2020 Paramount Pictures

Nato a Santa Ana, in California, Jordan, come racconta lui stesso scherzando, viene spesso confuso con il quasi omonimo campione sportivo, ma il nome è un’eredità del padre Michael A. Jordan. Il suo secondo nome, Bakari, significa “giovane promessa” in lingua Swahili. Un indizio del destino che ha iniziato a realizzare muovendosi tra film e serie tv come I Soprano (1999) e The Wire (2002), anche se è con Prossima fermata – Fruitvale station (2013) che inizia a farsi notare dalla critica. L’interpretazione di Oscar Grant, ventiduenne californiano ucciso dalla polizia la notte di Capodanno del 2009, gli vale diversi riconoscimenti: il Time lo inserisce tra le persone under 30 che stanno cambiando il mondo, mentre Variety lo definisce un attore da tenere d’occhio e in molti lo paragonano a un giovane Denzel Washington. La consacrazione definitiva arriva con il film Creed – Nato per combattere (2015) e con Black Panther (2018), la pellicola Marvel in cui, come nota il giornalista televisivo Jamil Smith sul Time, la rappresentazione della comunità Nera si concentra direttamente sui problemi quotidiani ed evidenzia l’eterogeneità della cultura delle persone afrodiscendenti, spesso relegata a una macchietta, decostruendo, anche grazie a un cast fortemente inclusivo, gli stereotipi alimentati dai media. 

Michael B. Jordan, WITHOUT REMORSE, foto di Nadja Klier © 2020 Paramount Pictures

Come ha dichiarato Jordan in un’intervista a Variety, uno dei principali obiettivi dell’attore è infatti quello di creare opportunità lavorative per tutti coloro che non hanno le stesse possibilità perché da sempre discriminati. Durante le proteste di Black Lives Matter che l’anno scorso hanno attraversato gli Stati Uniti dopo la morte di George Floyd, l’attore ha preso parte a una manifestazione e, in un discorso accorato diventato presto virale, ha chiesto che il sistema hollywoodiano riveda le proprie pratiche di assunzione per permettere a più artisti e professionisti Neri di lavorare nel settore. “Dov’è l’impegno ad assumere più persone afrodiscendenti? Contenuti sulla comunità Nera realizzati da professionisti Neri. Volete avere il controllo anche delle nostre storie? Lasciate che siamo noi a portare la nostra oscurità alla luce”. 

Michael B. Jordan durante una manifestazione di Black Lives Matter, Beverly Hills, 2020

Secondo l’ultimo report di UCLA sulla diversity a Hollywood, nonostante siano stati fatti passi in avanti sul coinvolgimenti di attori e attrici Neri, tanto che anche gli Oscar si sono scoperti d’un tratto più inclusivi, dietro la telecamera la realtà è ben diversa. Il 91% dei CEO è bianco e l’82% maschio, percentuali che si mantengono più o meno invariate anche per i direttori esecutivi e i capo reparto. Non va meglio negli uffici creativi, dove solo 1.5 direttore e 1.4 sceneggiatore su 10 non sono persone bianche. Un danno anche economico, considerato che la mancanza di rappresentazione delle minoranze arriva a far perdere a un singolo film fino a 130 milioni di dollari.

Per cercare di cambiare le cose, Jordan ha fondato la casa di produzione Outlier Society – che ha definito come “uno strumento per offrire opportunità a persone che altrimenti difficilmente ne avrebbero. È un veicolo per raccontare storie importanti con produzioni di prima classe, creando un ponte tra chi lavora davanti alla macchina da presa e chi sta dietro” – e ha scelto di pretendere il rispetto della clausola di inclusione per ogni film che realizza. Proposta da Stacy L. Smith, fondatrice dell’Annenberg Inclusion Initiative presso la University of Southern California, durante un Ted Talk del 2016, l’idea è stata ripresa nel 2018 da Frances McDormand nel suo discorso di accettazione del premio Oscar da cui Jordan è stato ispirato. L’inclusion rider prevede che il cast e/o la troupe di un film riflettano la realtà demografica, includendo una giusta proporzione di donne, persone disabili, appartenenti alla comunità LGBTQ+ o a minoranze etniche. 

Michael B. Jordan

Una clausola che Jordan ha condiviso anche con Amazon Studios sia per la realizzazione del nuovo film “Senza rimorso”, che lo vede nei panni di protagonista e co-produttore, sia per l’accordo generale che  Outlier Society ha firmato con gli studios all’inizio dell’anno, per le opere già in fase di produzione e future. Diretto dal regista italiano Stefano Sollima – già autore di cult come “Gomorra”, “Suburra” e “Romanzo criminale” e voluto dall’attore per la condivisione dello stesso approccio al mestiere, fatto di duro lavoro e ascolto –, il film è l’adattamento cinematografico di un romanzo del 1993 della saga di Tom Clancy, l’action thriller investigativo per eccellenza. Senza rimorso ricostruisce le origini del Capo scelto John Kelly, apparso per la prima volta nel 1988 nel capitolo Il cardinale del Cremlino e poi diventato protagonista dell’omonimo romanzo. Un personaggio che sullo schermo era stato finora rappresentato solo due volte, da Willem Dafoe e Liev Schreiber, come soggetto secondario e che ora su Prime Video diventa protagonista di una storia emozionante anche sullo schermo, coinvolto in un complotto che rischia di travolgere Stati Uniti e Russia. 

Michael B. Jordan, WITHOUT REMORSE, foto di Nadja Klier © 2020 Paramount Pictures

Per continuare ad ampliare la rappresentazione della comunità Nera e cambiare le regole del gioco, Jordan interpreta John Kelly modificando e modernizzandone i caratteri. Nel romanzo della saga, infatti, il personaggio è descritto come un bianco irlandese-americano, quindi scegliere un attore afrodiscendente per interpretarlo è un modo importante non solo per ampliare l’inclusività razziale, ma anche per scardinare la norma non tenendola affatto in considerazione. Ad accompagnare Jordan, in Senza rimorso è presente anche Jodie Turner-Smith che interpreta l’esperta Navy Seal Karen Greer, con cui, come hanno dichiarato gli stessi produttori, sperano di ispirare un’intera comunità di giovani donne a lottare per raggiungere i propri obiettivi.

Jodie Turner-Smith e Michael B. Jordan, WITHOUT REMORSE, foto di Nadja Klier © 2020 Paramount Pictures
Jodie Turner-Smith e Michael B. Jordan WITHOUT REMORSE, foto di Nadja Klier © 2020 Paramount Pictures

Jodie Turner-Smith, WITHOUT REMORSE, foto di Nadja Klier © 2020 Paramount Pictures
Jodie Turner-Smith e Michael B. Jordan, WITHOUT REMORSE, foto di Nadja Klier © 2020 Paramount Pictures

In un’epoca in cui la rappresentazione delle minoranze è diventata un tema centrale nel dibattito quotidiano, è necessario iniziare a considerare i supporti culturali, qualunque essi siano, non solo come specchi della propria realtà, ma come strumenti, mappe, per chi non riesce a trovare il proprio posto nel mondo perché il mondo finora ha sempre ritenuto quel posto invisibile. Il fine è creare, attraverso le storie e le rappresentazioni che si ricevono, un Atlante della società, delle relazioni con se stessi e gli altri, delle possibili destinazioni future. Riconoscersi in un testo o in un film, dopo decenni di assenza, dà finalmente la sensazione che anche la propria vita sia degna di essere ascoltata, raccontata, pensata, discussa. E chi, come Jordan, utilizza il proprio status affinché ciò accada, non può che essere considerato un eroe contemporaneo. Forse il suo destino è davvero già nel suo nome.


Questo articolo è stato scritto in collaborazione con Prime Video in occasione dell’uscita del film “Senza rimorso” di Stefano Sollima, in esclusiva sulla piattaforma.

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