Love, Death & Robots è la serie che devi guardare ora

Uno dei motivi del successo di Netflix è la capacità di rinnovarsi costantemente, lasciando spazio alla sperimentazione. Il colosso mondiale sa che lo spettatore moderno, educato da ore di binge watching, è molto più esigente rispetto al passato ed è alla ricerca di narrazioni ibride che lo impegnino in misura maggiore rispetto alla solita serie da guardare sprofondati sul divano. È soprattutto nel territorio della fantascienza che Netflix osa con maggior coraggio: basti pensare all’esperimento interattivo di Black Mirror, o a una serie difficile da classificare per la sua complessità come The OA, di cui è uscita recentemente la seconda stagione. Ma una più di altre sta monopolizzando l’attenzione degli spettatori: si tratta di Love, Death & Robots, una produzione che – a differenza dei prodotti sopracitati – abbandona ogni pretesa di realismo per lanciarsi in territori prettamente fantascientifici, come quelli dello steampunk e del cyberpunk

Ci troviamo di fronte a un lavoro antologico composto da diciotto puntate di lunghezza variabile, ma che non superano mai i venti minuti, e con due elementi ricorrenti: lo svolgersi della vicenda all’interno di un universo fantascientifico e l’uso di tecniche di animazione diverse per raccontare le diciotto storie. I produttori Tim Miller e David Fincher (che torna a collaborare con Netflix dopo Mindunther, di cui è stata già confermata una seconda stagione) hanno dato vita a un ventaglio di mondi e situazioni possibili, che colpiscono per la coesione dell’azione e la coerenza di fondo degli universi messi in scena. Il risultato è un prodotto sfaccettato in grado di mischiare i riferimenti sci-fi più disparati, atmosfere cupe, alcuni elementi umoristici e un ritmo serrato da action movie. Il tutto senza dimenticare una veste grafica all’avanguardia, che spazia dalla CGI alle moderne tecniche di motion capture, passando per la classica animazione disegnata. A ogni puntata è riservata la propria estetica distintiva, in modo da caratterizzare al meglio la storia, l’ambiente in cui si svolge e i numerosi riferimenti alla cultura cinematografica e videoludica. Lo stesso Miller ha raccontato di aver riversato nel progetto tutti gli stilemi che lo hanno ispirato per anni, ma che fino a poco tempo fa erano considerati ‘roba da nerd’. “Categoria di cui ho sempre orgogliosamente fatto parte: film trasmessi solo in notturno, fumetti, libri e riviste di genere,” ha confessato.

Il lavoro di Fincher e Miller non si contraddistingue solo per un solido compartimento estetico e narrativo. Ci troviamo di fronte a un prodotto stratificato che, grazie a una forma accattivante, riesce a far riflettere sui nodi essenziali della contemporaneità, tracciando – come nella migliore tradizione della fantascienza – un ponte con i possibili scenari futuri che ci aspettano. Le prime due puntate tracciano un solco ben definito in cui si va a inserire il resto della serie. L’episodio iniziale ci trasporta in un futuro prossimo in cui lo sport nazionale è il combattimento di bestioni biomeccanici guidati telepaticamente da una versione moderna dei gladiatori. Sonnie, la protagonista, si fa strada a suon di vittorie in un mondo di uomini, senza cedere al compromesso degli incontri truccati e facendosi nemici che cercheranno di fargliela pagare per la sua integrità. Sonnie si difenderà animata dalla voglia di rivalsa, combattendo per vendicarsi degli uomini che hanno abusato del suo corpo, sfigurandola. 

Sin da subito, infatti, la serie mette sul piatto uno dei suoi temi portanti: una narrazione complessa del corpo femminile. Negli episodi dalle atmosfere più noir di Love, Death & Robots il corpo femminile è vittima di mercificazione o minacce fisiche. Ma le donne messe in scena non si fanno soggiogare e rispondono colpo su colpo alla società patriarcale dominante, allegoria non troppo velata di quella in cui viviamo. La storia di Sonnie è un manifesto della serie: con il filtro della fantascienza gli autori parlano del conflitto fra dominio maschile e liberazione femminile. I produttori non si limitano all’affresco di un futuro dalle tinte fosche, possibile evoluzione del nostro presente, ma immaginano anche gli aspetti positivi di questo futuro; un futuro in cui le donne sono completamente emancipate, artefici del loro destino. È il caso di molti fra gli episodi più riusciti: in La testimone una spogliarellista combatte ad armi pari con uno stalker, nell’episodio steampunk Buona caccia una donna si vendica tramite l’uso della tecnologia dell’uomo che l’aveva resa schiava, in Dare una mano un’astronauta dispersa nello spazio si ingegna per tornare alla stazione spaziale, in Tredici anni un pilota salva il proprio caccia interstellare da un attacco nemico. Love, Death & Robots racconta i diversi aspetti della figura femminile calandola nei microcosmi della fantascienza, operando sull’immaginario sci-fi e rinnovandone gli schemi narrativi o la resa dei personaggi.

Tre robot, il secondo episodio, è invece un siparietto umoristico in cui tre androidi viaggiano in un paesaggio post apocalittico commentando le usanze degli esseri umani e la loro estinzione. Dietro l’andamento scanzonato del racconto si nasconde una terribile verità: gli uomini non si sono estinti per colpa di una guerra, ma per il cambiamento climatico. Nella serie di Fincher e Miller la tematica ecologista ricopre un posto di rilievo e, tramite alcuni episodi dall’accento comico, gli autori vogliono far riflettere sulle possibili conseguenze del cambiamento climatico e sulla stupidità di chi si ostina a non prenderne in considerazione gli effetti. In Tute meccanizzate, dei contadini guerrieri in sella a giganteschi robot da combattimento devono difendere la propria fattoria dall’assalto di mostri parassiti che vivono nei terreni inquinati dallo sfruttamento intensivo. Ne Il dominio dello yogurt – probabilmente l’episodio più divertente della serie – si racconta di una società più pulita e ordinata perché governata da uno yogurt senziente. Ne La discarica un uomo sorveglia un mostro onnivoro generato dai rifiuti e dai rottami della civiltà umana. Nella sequenza onirica de La notte dei pesci due uomini persi nel deserto vedono comparire di notte i fantasmi degli animali che nuotavano in quella landa desolata quando era ancora un oceano.

Gli episodi di Love, Death & Robots dedicati agli archetipi femminili raccontano con una messa in scena serrata tutta l’urgenza di un’emancipazione reale della donna, magari in tempi più prossimi di un possibile futuro cyberpunk. Gli episodi sulla tematica ecologistica sono trasversali nell’alludere a un futuro più che prossimo che dobbiamo iniziare a prendere seriamente in considerazione. La vena comica che li attraversa vuole mitigare il dramma, suggerendo che è possibile invertire rotta, cambiando il nostro stile vita e lavorando per il bene del pianeta. In queste scelte narrative sofisticate sta la particolarità di Love, Death & Robots: se gli episodi di Black Mirror sono strutturati intorno a ipotesi ciniche in cui la tecnologia è usata in modo distopico, gli universi ipotizzati in questa serie sono complessi, mutevoli, ma ancora aperti al cambiamento portato dall’azione dell’uomo. Sono spazi narrativi che lasciano intravedere un campo di possibilità in cui non è utopico pensare di poter avere un impatto sul futuro, al contrario dei mondi monodimensionali della serie di Charlie Brooker, dove ogni intervento umano finisce in tragedia.

Fincher e Miller, attingendo a piene mani dal ricco immaginario sci-fi, hanno creato un’antologia di corti ambiziosi che uniscono la sperimentazione estetica – soprattutto per un media mainstream come Netflix – e la capacità di toccare le grandi questioni irrisolte della contemporaneità. Lo hanno fatto soddisfando la voglia di rimandi e citazioni del nerd di vecchia data, come loro stessi si definiscono, e suscitando meraviglia per stile e tematiche negli spettatori meno di nicchia. Love, Death & Robots non parla solo del nostro possibile futuro, ma sembra anche dirci che quello delle piattaforme di streaming passerà dalla bravura con cui riusciranno a rinnovare i propri prodotti attraverso il coraggio e la sperimentazione. 

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