“La rivincita delle bionde” è il film più femminista di tutti i tempi

Elle Woods-Core è una pagina Facebook con più di 20mila like che pubblica solo meme su La rivincita delle bionde. La pagina fa parte del Leftbook, quella zona del cosiddetto Weird Facebook che raccoglie i memers della sinistra alternativa. Forse qualcuno ricorderà La rivincita delle bionde – Legally Blonde è il titolo originale – come una delle tante commedie del filone chick flick che hanno avuto una grandissima fortuna all’inizio degli anni Duemila, come Il diavolo veste Prada, I love shopping e il capostipite del genere, Il diario di Bridget Jones. Il chick flick, con il suo corrispondente letterario chick lit, è un genere narrativo che ha per protagonista una donna e la sua vita sentimentale, raccontata con taglio molto ironico e brillante. Da bambina, adoravo questi film e la mia massima aspirazione era diventare come le loro protagoniste: giovani donne in carriera, che facevano lavori molto cool, avevano una cabina armadio, riuscivano a prendere al volo i taxi correndo su un tacco dodici e avevano un fidanzato colto e affascinante come Colin Firth o Mark Ruffalo. Non vi nascondo, quindi, la mia sorpresa nel vedere meme che ritraevano Elle Woods, la protagonista di La rivincita delle bionde, nelle vesti di una “compagna” che critica il capitalismo, odia le femministe trans-escludenti e vuole picchiare i fascisti.

La rivincita delle bionde è un film del 2001 diretto da Robert Luketic e scritto dalla coppia Karen McCullah Lutz e Kirsten Smith, basato sull’omonimo romanzo autobiografico di Amanda Brown. Racconta la storia di Elle Woods, una studentessa di fashion merchandising interpretata da Reese Witherspoon, bionda e all’apparenza superficiale, che passa le sue giornate a pettinarsi, leggere Cosmopolitan e fare shopping in compagnia del suo chihuahua. Il suo fidanzato Warner è il classico buon partito dell’alta borghesia che poco prima di partire per Harvard per studiare Legge la lascia perché la ritiene troppo stupida. Elle decide di riconquistarlo iscrivendosi a sua volta alla stessa università dove diventerà una delle studentesse più brillanti, riuscendo a scagionare una donna accusata di omicidio. Nel frattempo, compie anche un percorso di crescita e scoperta di sé, scegliendo di portare avanti gli studi non per compiacere Warner, ma per se stessa.

Ci sono molte cose che rendono La rivincita delle bionde un film femminista, a partire dal fatto che è stato girato in un momento in cui il femminismo aveva ormai perso la popolarità guadagnata negli anni Novanta grazie al movimento delle Riot Grrrl. Se molti film prodotti alla fine del decennio ammiccavano al femminismo – come 10 cose che odio di te, adattamento del 1999 in chiave moderna de La bisbetica domata di Shakespeare, dove la bisbetica da domare è, appunto, la femminista Julia – tre anni dopo la cultura era molto cambiata: ora il modello a cui aspirare non era più la ragazza tosta con gli anfibi, ma la Paris Hilton di inizio anni Duemila, con i suoi pincher infilati nella Louis Vuitton Monogram Multicolor. Ma è proprio partendo dal rovesciamento di questo stereotipo che le due autrici hanno creato un personaggio così iconico come Elle Woods, senza cadere nella facile trappola della storia di redenzione della bionda svampita che diventa una ragazza seria.

La cosa migliore de La rivincita delle bionde è proprio il fatto che Elle compie il suo percorso di autodeterminazione senza cambiare la sua natura o rinunciare alle penne con le piume fucsia per prendere appunti durante le lezioni. Per il suo aspetto frivolo e la sua personalità leggera, viene presa in giro e insultata da tutti: dai compagni, dai professori e soprattutto dall’ex fidanzato Warren, che più volte le consiglia di abbandonare l’università e perseguire qualcosa di più consono a lei. Alla fine del film ci si potrebbe aspettare che Elle rinneghi il suo passato da fashion victim per diventare un’avvocata seria e di successo, ma la morale di Legally Blonde è diversa: Elle è sempre stata una ragazza intelligente e profonda, ma la società non le ha mai permesso di andare oltre i suoi capelli biondi e i suoi tacchi alti. La sua realizzazione si concretizza non nel momento in cui ripudia la sua identità, ma quando allontana dalla sua vita tutti quei soggetti – soprattutto uomini – che la soffocavano in un’unica possibilità di esistenza. E questo avviene quando Elle trova la forza per superare le difficoltà nell’amicizia e nel sostegno di altre donne.

Il tema della sorellanza è presente sin dall’inizio del film, quando vediamo Elle, ancora studentessa di fashion merchandising, in veste di presidente dell’associazione studentesca femminile Delta Nu: contrariamente a molti altri college movies in cui le compagne di confraternita sono ritratte come delle ragazze facili, vanitose e soprattutto dedite unicamente a distruggersi l’un l’altra, le Delta Nu sono unite, si vogliono bene e incoraggiano Elle, aiutandola a studiare per il test di ammissione ad Harvard e sostenendola lungo tutta la sua carriera accademica. Karen McCullah Lutz e Kirsten Smith, le autrici del film, hanno raccontato una versione positiva del mondo delle sororities anche in un’altra commedia del 2008, The House Bunny, in italiano La coniglietta di casa.

Elle inoltre coltiva il suo spirito di solidarietà femminile nella sotto-trama che riguarda la vicenda di Paulette, un’estetista tenuta in scacco dall’ex marito violento. Trovando in questa donna un’amica e confidente, Elle aiuta Paulette ad allontanarlo da lei fingendosi la sua avvocata e la incoraggia a prendere in mano la sua vita. Ma il rapporto più bello è l’amicizia che Elle coltiva con Vivian, la nuova fidanzata di Warren. La protagonista ha tutti i motivi per odiarla: mentre lei piange per la fine della loro relazione, Warren si fidanza con questa ragazza rigida, austera e decisamente antipatica, che non perde occasione per umiliare Elle di fronte a compagni e docenti. Elle non riesce però a essere cattiva con lei, e anzi cerca di avvicinarla senza secondi fini. Se inizialmente si limita a complimentarsi con lei per il suo outfit, gradualmente riuscirà a conquistare la fiducia della ragazza, che condividerà con lei la sua delusione per Warren, rivelatosi un pessimo fidanzato.

Ed è proprio nel progressivo distacco da Warren che si delinea il sottotesto dell’intero film: il potere è in mano agli uomini che non se lo meritano, come Warren – ammesso ad Harvard solo grazie alla raccomandazione del padre – o il professor Callahan, che prova invano a ricattare sessualmente Elle. Mentre loro pensano solo al proprio interesse e sfruttano le colleghe per favori sessuali o compiti inutili (come Vivian, delegata a portare il caffè al docente), le donne nel frattempo si aiutano l’un l’altra perché ognuna abbia la possibilità di farsi valere. Non tutti i personaggi maschili sono negativi: Emmett, un giovane dottorando che Elle conosce per caso, è un esempio di mascolinità positiva. Sostiene Elle e pur essendo innamorato non cerca mai di approfittarsi di lei. Soprattutto, non cerca mai di cambiarla e la incoraggia in ogni sua scelta. Inoltre, Emmett non svolge propriamente il ruolo del principe azzurro: la sua presenza non è mai troppo rilevante nel film, e la storia d’amore con Elle non è decisiva per la realizzazione della protagonista.

Certamente La rivincita delle bionde presenta molti limiti, anche legati al fatto che ormai ha quasi vent’anni: è un film che ha per protagonisti personaggi bianchi, eterosessuali e alto-borghesi. L’unico personaggio che fa parte di una minoranza è Enid, una donna lesbica parodia delle femministe radicali. Non è da escludere che le sceneggiatrici, una coppia di lesbiche, abbiano inserito questo personaggio con intento autoironico. Se lo si guarda nella giusta prospettiva, però, La rivincita delle bionde resta un raro esempio di film dal contenuto femminista senza che vi sia la necessità di gridarlo da tutte le parti. E lo dimostra il suo recupero positivo da parte di molti blog e siti femministi, che si chiedono: “Legally Blonde è il film più femminista di sempre?” o affermano con sicurezza che “Legally Blonde è la storia d’amore femminista tra una donna e la versione migliore di se stessa”. Forse i layer che gli attribuisce la pagina Facebook Elle Woods-Core sono troppi, ma resta il fatto che proprio come dice la protagonista sorridendo alla sua nuova amica Vivian alla fine di questa apparente commedia romantica per adolescenti, “Le prime impressioni non sono sempre corrette”.

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