La storia dimenticata del rivoluzionario bolscevico che inventò la fantascienza

Nell’aprile del 1908, sulla terrazza della Villa Blaesus di Capri due ospiti del drammaturgo russo Maksim Gor’kij sono seduti l’uno di fronte all’altro per confrontarsi in una delle più emblematiche partite a scacchi della storia. Il primo è Nikolaj Lenin, volto di punta del bolscevismo rivoluzionario. Il secondo è un medico proveniente da Sokółka che ha acquisito grande notorietà nell’ambito del proletariato organizzato pietroburghese e moscovita, prima con la pubblicazione di Breve compendio di scienza economica, manuale economico indirizzato agli operai, e successivamente come primo traduttore in russo de Il Capitale di Marx: Aleksandr Aleksandrovič Malinovskij, in arte Bogdanov. Su quella scacchiera stavano per giocarsi il destino della futura Rivoluzione d’Ottobre e, anche se in modo indiretto, grazie a questa partita nasce uno dei generi letterari più fortunati di sempre: la fantascienza.

Lenin non è arrivato a Capri per caso: Gor’kij e Bogdanov lo hanno invitato per illustrargli un progetto maturato durante l’esilio scontato dopo il fallimento della rivoluzione del 1905. L’idea è quella di dare vita alla Kapriiskaia partiinaia shkola, la prima università rivoluzionaria della storia, radunando sull’isola gli alti ranghi del partito per formare e istruire una nuova leva di dirigenti bolscevichi, preparando il terreno per la definitiva conquista del potere da parte del proletariato russo.

Lenin si oppone al progetto, bollandolo come ostile ai dettami del marxismo in un articolo sulla rivista Proletarij. Permettere la fondazione della scuola per Lenin avrebbe significato cedere la leadership a Bogdanov, decretando l’egemonia della sua visione del socialismo all’interno del partito.

Lenin (a sinistra) e Bogdanov (a destra) giocano a scacchi a Villa Blaesus, Capri, 1908

A Capri e negli anni successivi si scontrano il marxismo ortodosso di Lenin e quello revisionista di Bogdanov, definito empiriomonismo. Bogdanov vuole applicare alle scienze sociali i principi dell’empiriocriticismo di Ernst Mach e Richard Avenarius, che consideravano tutto ciò che era esterno alla percezione umana come non verificabile e, di conseguenza, non appartenente al dominio della scienza. Il suo obiettivo è conciliare il marxismo, le scoperte della fisica e i progressi della ricerca epistemologica europea. Per Bogdanov non basta trasferire i mezzi di produzione nelle mani della classe operaia, ma bisogna prima investire sulla formazione intellettuale dei lavoratori.

Le tesi di Bogdanov sono confutate da Lenin nel suo pamphlet Materialismo ed empiriocriticismo, dove arriva a parlare di “bogdanovismo” e accusare l’avversario di eresia, ribadendo la superiorità del progetto rivoluzionario rispetto a qualsiasi altro, per cui l’edificazione di una nuova cultura è considerata un punto di arrivo e non un presupposto ex ante come nella visione di Bogdanov.

Nel 1909 Bogdanov viene espulso dalla corrente bolscevica, ma continua a sviluppare le sue idee all’interno del Proletkult, organismo indipendente dal partito bolscevico fondato nel 1917 e promotore di corsi e seminari nei quali i lavoratori hanno la possibilità di ricevere gratuitamente lezioni di oratoria, politica e scrittura. È in questo periodo che Bogdanov diventa uno dei primi scrittori a cimentarsi in un genere letterario, al tempo in fase sperimentale, come la fantascienza. L’esperienza da autore fantascientifico ante-litteram di Bogdanov è il naturale sbocco del suo interesse verso la filosofia della scienza e l’importanza centrale che le attribuisce la cultura proletaria.

Vladimir Lenin

Il primo romanzo di Bogdanov, Stella Rossa, non è soltanto il riflesso della sua peculiare visione di socialismo, ma anche una critica al marxismo ortodosso del suo principale avversario. Scritto all’indomani della rivoluzione del 1905, il libro racconta l’esperienza da ambasciatore terrestre su Marte di Leonid, un giovane rivoluzionario pietroburghese. Leonid è stato scelto tra migliaia di candidati, perché in possesso della predisposizione mentale idonea per non soffrire il passaggio dalla società terrestre, segnata da instabilità e conflitti e dall’individualismo, a quella marziana, organizzata su una base rigorosamente collettivistica. Su Marte, infatti, la rivoluzione è avvenuta duecento anni prima e il socialismo è una realtà consolidata. Coerentemente alla concezione di Bogdanov, però, le differenze di classe non sono state abbattute con la violenza, ma con l’istruzione delle masse, nell’arco di un processo di graduale formazione del proletariato.

Una volta arrivato sul Pianeta rosso, Leonid tocca con mano la sua inadeguatezza rispetto all’evoluzione dalla società marziana. Il primo fattore di rottura è l’assenza delle differenze di genere, a partire dalla lingua, in cui i nomi delle cose variano a seconda del tempo e non prevedono distinzioni come maschile, femminile o neutro. Le sfumature tra i sessi sono talmente sottili che Leonid impiega mesi per rendersi conto che Netti, sua compagna di bordo all’interno della nave planetaria eteronef, è una donna. “Nelle vostre lingue, nominando un oggetto, vi date un gran daffare a stabilire se questo sia maschile o femminile, il che, in sostanza, non è fondamentale, e per gli oggetti inanimati è addirittura strano… Per voi ‘casa’ è maschile e ‘barca’ è femminile, per i francesi è il contrario, e questo non cambia proprio nulla”, gli dice durante un confronto sull’argomento.

Su Marte sono assenti anche istituzioni sociali come la gelosia, il culto della personalità e la glorificazione dei defunti. Nell’orizzonte collettivistico del Pianeta rosso, il tutto è più importante della somma delle sue parti, ed elementi come la gratificazione personale e la stessa vita del singolo non rivestono alcun tipo di valore: “Un uomo è un individuo, ma il suo lavoro non è individuale. Presto o tardi, morirà e porterà le sue gioie e sofferenze con sé”. Spiazza anche la modernità con cui Bogdanov, a inizio Novecento, tratta il tema del suicidio: su Marte è presente una clinica dove chiunque può usufruire del suicidio assistito e porre fine alla propria vita.

Aleksandr Bogdanov

Sul fronte del lavoro, il problema dell’alienazione degli operai marziani è stato risolto con l’automazione industriale, che consente ai lavoratori di variare la tipologia e la durata delle mansioni che svolgono a seconda delle loro attitudini personali. “Il lavoro è una necessità naturale di un uomo socialista evoluto, e qualsivoglia costrizione nascosta o palese per noi è del tutto superflua”. Per questo gli abitanti del Pianeta rosso lavorano in media due ore al giorno, ma senza retribuzione, dato che il consumo dei prodotti non è limitato in alcun modo: ognuno prende ciò di cui ha bisogno e nella quantità che desidera, mentre l’Istituto di Statistica calcola in maniera esatta cosa e quanto sia necessario produrre in un determinato periodo e quante ore di lavoro servano per farlo.

La filosofia politica di Bogdanov, alla base dello scontro con Lenin e della sua ostracizzazione da parte del governo sovietico, si trova anche nel modo in cui i marziani organizzano la cultura: a occupare un posto centrale nella società aliena non sono le ore spese in fabbrica a lavorare, ma il libero accesso alla conoscenza. Il tempo per lo studio e la riflessione è considerato sacro e chiunque può avere libero accesso a biblioteche, rappresentazioni teatrali e spettacoli musicali.

Stella Rossa potrebbe erroneamente venire etichettato come un romanzo di propaganda, scritto e pensato per indottrinare le masse con la filosofia dell’empiriomonismo , ma non è questo lo scopo del suo autore. Nonostante gli enormi progressi che è riuscito a raggiungere, il socialismo marziano non è infatti privo di grandi problemi, primo tra tutti la scarsità delle risorse naturali per sostenere il sistema produttivo del pianeta.

La copertina di Stella Rossa nella prima edizione del 1908

Anche il Pianeta rosso dell’utopia realizzata, infatti, non possiede gli strumenti adeguati per trovare un equilibrio tra sopravvivenza del sistema e della natura che sfrutta: la longevità della vita degli abitanti ha prodotto un sovrappopolamento insostenibile, l’enorme quantità di risorse che l’industria rigidamente pianificata consuma quotidianamente ha portato al disboscamento di intere foreste, l’agricoltura impoverisce i campi e logora le scorte idriche e, secondo le stime dell’Istituto di Statistica, nell’arco di vent’anni il pianeta si troverà ad affrontare una crisi irreversibile. L’attenzione che Bogdanov riserva alla questione ambientale, oltre a tradire il suo scetticismo nei confronti del socialismo di stato e della pianificazione che diventerà la costante della società sovietica dei successivi 80 anni, è l’esempio più eclatante della modernità di Stella Rossa. Il romanzo si rivela profetico con il passare dei decenni, soprattutto quando l’Unione Sovietica farà dell’inquinamento un suo marchio di fabbrica e il fumo delle ciminiere sarà salutato come “Il respiro della Russia sovietica” dai manifesti di propaganda.

Nonostante l’oblio a cui l’hanno condannato Lenin e i suoi successori alla guida del Partito comunista sovietico, a distanza di oltre un secolo, il romanzo con cui Bogdanov ha trasformato Marte in un laboratorio di socialismo applicato continua a colpire per la sua capacità di intuire e prevedere il presente. L’utopia marziana dello scrittore è fondamentale per capire il pensiero di uno dei più importanti intellettuali del Novecento, e soprattutto la centralità della cultura nell’abbattere le distinzioni di classe e le diseguaglianze, non solo nella società zarista dei primi anni del Novecento.

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