La conoscenza di sé passa anche per i desideri del proprio corpo. “Middlesex” ci aiuta a capirlo. - THE VISION

“Sono nato due volte: bambina, la prima, un giorno di gennaio del 1960 in una Detroit straordinariamente priva di smog, e maschio adolescente, la seconda, nell’agosto del 1974, al pronto soccorso di Petoskey, nel Michigan. […] Sono stato, come Tiresia, prima una cosa e poi un’altra”. Si presenta con queste parole il protagonista di Middlesex, romanzo dello scrittore statunitense Jeffrey Eugenides pubblicato nel 2002. Il libro racconta l’epopea di Calliope “Cal” Helen Stephanides che, a causa di un gene misterioso che attraversa la sua famiglia da generazioni, nasce ermafrodito. La sua condizione rimane però ignota a lei come ai suoi familiari fino all’adolescenza di Cal, quando un dottore si accorge della sua eccentricità biologica. Il romanzo di Eugenides è un viaggio nella mente di una ragazzina imprigionata nel proprio corpo, che funziona secondo meccanismi a lei ignoti. Premio Pulitzer per la narrativa nel 2003, Middlesex sviscera il tema della conoscenza di sé e della difficile definizione dell’identità sessuale per chi, come Calliope, si ritrova prigioniero di un corpo che non riconosce come proprio. Eugenides è solito mettere al centro dei propri romanzi argomenti controversi: già nel 1993 aveva affrontato la tematica del suicidio giovanile con Le Vergini Suicide – che aveva ispirato Sofia Coppola per il film Il giardino delle vergini suicide, suo esordio alla regia nel 1999. Con Middlesex lo scrittore ha aperto al tema dell’intersessualità, ambientando il romanzo in un’epoca in cui la curiosità intorno all’argomento era al suo apice.

Il giardino delle vergini suicide (1999)

La voce narrante del romanzo è un Cal, ormai quarantenne, che vive a Berlino. A partire dalla propria natura ibrida, l’uomo ricostruisce la storia della sua famiglia, nella quale si trova la causa del suo ermafroditismo. Cal è infatti il nipote dei fratelli Eleutherios e Desdemona Stephanides, che molti anni prima si erano uniti in un matrimonio incestuoso. Dopo un’infanzia trascorsa in un villaggio greco in Turchia, i due fratelli avevano deciso di emigrare negli Stati Uniti per sfuggire al conflitto greco-turco del 1922; arrivati a Detroit – che è anche la città natale dell’autore – “Lefty” e Desdemona ebbero un figlio, Milton, che da adulto aveva sposato a sua volta una propria parente, Tessie. Dall’unione tra Milton e Tessie sono nati Chapter Eleven, come lo chiama il protagonista, e Calliope, la quale a causa di un gene recessivo nel quinto cromosoma ha sviluppato gli organi sessuali di ambedue i sessi. Calliope viene così cresciuta come una donna poiché, alla nascita, il suo apparato genitale è visivamente uguale a quello delle bambine. Ma durante la prima adolescenza, la ragazzina inizia a riconoscere i sintomi della sua eccentricità: le mestruazioni tardano ad arrivare, il seno non si sviluppa, la sua altezza è decisamente superiore a quella delle sue coetanee. Il corpo di Calliope rivela delle ambivalenze che sono poi lo specchio delle sue contraddizioni interiori; infatti, pur provando attrazione per una sua compagna di classe, Cal tenta di costringere il proprio corpo a sentire e amare solo gli uomini. Tentativi che si rivelano presto vani, con la natura intersessuale di Cal che emerge presto.

La parola ermafrodita affonda le sue radici nella mitologia classica: nelle Metamorfosi di Ovidio si racconta di questa divinità figlia di Hermes e di Afrodite – da cui il nome Ermafrodito – di cui la ninfa Salmace si era follemente innamorata; pur non corrisposta, la ninfa era riuscita a congiungersi con l’amato e, con il favore degli dei, i due erano diventati un corpo solo per l’eternità. L’iconografia di questa creatura dotata sia di organi genitali maschili che femminili ha attraversato secoli di arte e letteratura, ma è solo nella seconda metà dell’Ottocento che nel mondo occidentale si è iniziato a parlare di medicalizzazione dell’intersessualità. Ed è con lo sdoganamento del concetto di fluidità non solo sessuale, ma anche di genere, che la curiosità scientifica intorno all’ermafroditismo ha raggiunto il suo apice. Proprio per questa volontà di indagine oggi sappiamo che la parola ermafroditismo non può essere attribuita a nessun essere umano. Si può considerare ermafrodito, infatti, solo chi ha entrambi gli organi genitali – maschili e femminili – perfettamente funzionanti, ma questa condizione è biologicamente impossibile per qualunque individuo. Per questo motivo oggi si preferisce chiamare “intersessuale” chiunque abbia caratteri sessuali che non sono né interamente maschili né interamente femminili.

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Prima di essere la storia di un ermafrodita, Middlesex è però il racconto dell’insidioso viaggio che il protagonista intraprende per diventare ciò che è, dando voce a pulsioni e sentimenti che non possono restare inascoltati. Eugenides pone la lente di ingrandimento sulle contraddizioni che tormentano i giovani nell’età dello sviluppo. La condizione ibrida di Cal corrobora un senso di straniamento dalla realtà che accomuna infatti tutti gli adolescenti, indipendentemente dalla loro identità sessuale e di genere. Come Cal, ogni giovane deve prima o dopo affrontare un percorso di conoscenza interiore, ritrovandosi spesso diviso tra il bisogno di mantenere saldi i legami con le proprie origini e la voglia di affrancarsi dalla famiglia e seguire le proprie inclinazioni. Con grande profondità di sguardo e attenzione ai dettagli, Eugenides ritrae i dilemmi di un’età in cui si ha fretta di dimostrare agli altri di essere qualcuno, prima ancora di comprendere chi si è realmente. La conoscenza di sé, in Middlesex, passa attraverso quei desideri del corpo che talvolta emergono con brutalità e alimentano i sensi di colpa; Cal, infatti, sprofonda lentamente nel proprio senso di colpa e, nel tentativo di assecondare le aspettative altrui, tenta in ogni modo di diventare ciò che non è, allontanandosi dalla verità del suo corpo: “Nel frattempo io non tiravo nessuna sensata conclusione su me stessa. So che è difficile crederlo eppure è così. La mente edita se stessa, cancella. Una cosa è esser dentro un corpo, una cosa è esserne fuori”. Quando scopre di essere un ermafrodito, Cal inizia a notare il disgusto nello sguardo degli infermieri e il terrore in quello dei suoi genitori; inizia così a percepirsi come un mostro, uno scherzo della natura, una vittima di una patologia da cui desidera guarire. Cal vuole soltanto dimenticare per tornare finalmente a essere “come tutte le altre”.

Il tema dell’omologazione è centrale in Middlesex. Oltre a parlare di intersessualità, infatti, questo romanzo è una storia polifonica che ritrae le distanze sia tra membri di comunità diverse sia tra componenti della stessa famiglia. Attraverso i temi dell’immigrazione e dei conflitti generazionali, Eugenides ritrae la condizione dell’individuo non integrato, che si percepisce diverso e che ricerca le parole per autodefinirsi. Un destino che accomuna tutti coloro che, come l’autore, sono il prodotto della contaminazione di più realtà e che, di conseguenza, sono consapevoli della propria natura duale: “Da sempre sono conscio di avere una personalità ibrida. Mia madre discende dai primi immigrati in Kentucky nel 1600. Dalla parte di mio padre, i miei nonni scapparono dall’Asia Minore intorno agli anni Venti del Novecento”. In Middlesex emerge con vividezza quanto, molto spesso, l’esigenza di integrarsi e riconoscersi in una collettività spinga gli individui a sopprimere una parte di sé, ignorando i propri autentici desideri e trasformandoli in bisogni indotti e precostituiti.

Nell’intricato percorso di definizione a accettazione di se stessa che Cal affronta, l’incontro con una sua amica e compagna di classe rappresenta uno spartiacque. Di questa amica il lettore non conoscerà mai il nome, poiché Cal decide di chiamarla sempre “l’Oggetto”, per uno strano rimando al film di Luis Buñuel Quell’oscuro oggetto del desiderio. Nel film, dice Cal, il protagonista vinto dall’amore se ne va spesso in giro trascinandosi dietro un sacco pesante; quell’immagine evoca in lei un parallelismo con la propria condizione di innamorata inquieta e inconsapevole, gravata dal peso di un desiderio che non sa decifrare o che, forse, fatica solo ad ammettere: “È esattamente così che mi sentivo mentre seguivo il mio personale e Oscuro Oggetto, come se mi trascinassi un peso, un fardello misterioso e inspiegabile”. Attraverso l’enigmatica e conturbante figura dell’Oggetto, Eugenides ribadisce che ogni individuo costruisce se stesso attraverso l’incontro con i propri oggetti del desiderio.

Oltre a essere un romanzo di formazione, Middlesex ruota intorno a un dilemma etico che interessa la vita degli intersessuali, che a oggi costituiscono circa l’1,7% della popolazione mondiale. Negli anni Sessanta, infatti, negli Stati Uniti come in buona parte del mondo occidentale, l’intersessualità era considerata una patologia in grado di recare danni sociali e relazionali a chi ne era affetto. Da questa credenza derivò l’abitudine di intervenire chirurgicamente su ragazzi minorenni e addirittura sui bambini, per determinare artificiosamente la loro appartenenza a un genere piuttosto che all’altro. Nel corso degli anni è stato dimostrato che queste pratiche possono causare considerevoli danni all’apparato sessuale del giovane; per questo motivo associazioni di intersessuali adulti hanno protestato contro l’idea che sia un medico a scegliere il futuro di bambini, quando questi non possono ancora prendere decisioni in autonomia. In Middlesex viene riproposta una situazione analoga: Cal è ancora minorenne quando viene visitata dal Dottor Luce, e di conseguenza sono i genitori a dover scegliere se sottoporla a eventuali cure ormonali e interventi per farla diventare una donna. Ma prima che ciò possa accadere, Cal fugge decidendo di vivere la sua vita da uomo. La figura del Dottor Luce ha tratti comuni a quella di John Money, psicologo e sessuologo neozelandese che nel 1965 fondò la Clinica per l’identità di genere all’interno dell’Università John Hopkins di Baltimora. 

Oggi la lotta per l’acquisizione dei diritti degli intersessuali – che reclamano il libero arbitrio sulla direzione da intraprendere – ha compiuto notevoli passi avanti rispetto all’epoca di pubblicazione del romanzo. La Dichiarazione programmatica di Amnesty International sui diritti delle persone intersessuate ribadisce che “Garantire che le procedure mediche eseguite su neonati e bambini intersessuali siano praticate in base al principio del superiore interesse del bambino, e non impongano sui bambini stessi categorie standard di ‘maschile’ o ‘femminile’ sulla base del desiderio di genitori, tutori e operatori sanitari di avere un bambino ‘normale’. Ove possibile, qualsiasi intervento chirurgico dovrebbe essere rinviato fino a quando le persone intersessuali siano in grado di esercitare il consenso informato a tali procedure”.

Con Middlesex Eugenides ha tentato di aggiungere un tassello alla difficile opera di sradicamento della classificazione di genere binaria. In un’intervista del 2017 lo scrittore ha dichiarato che “Nessuno è del tutto uomo o del tutto donna, nel significato tradizionale che si dà a questi termini. Pensarlo come un continuum permette di evidenziare le differenze di ciascuno e di vedere le persone non come categorie, ma come individui”. Eugenides ha anche rivelato che, all’epoca della pubblicazione del romanzo, aveva incontrato molte resistenze nel trattare un tema ancora considerato tabù. A quasi 20 anni di distanza possiamo affermare che il suo è un romanzo capace di trascendere il tempo, evidenziando il tema universale della lotta tra impulsi primordiali e cultura omologante che prova a incasellare la natura in categorie riduttive e castranti. Il romanzo di Eugenides non è solo un’opera in grado di attraversare un secolo di trasformazioni per gli Stati Uniti, dalla recessione al proibizionismo, dalle discriminazioni razziali alla Guerra del Vietnam, ma ha una portata universale; Middlesex ha aperto la strada perché sempre più persone potessero familiarizzare con concetti quali il gender, la transessualità e l’intersessualità come pochi altri romanzi di fama internazionale hanno saputo fare.

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