La situazione è di nuovo esplosiva, quante persone devono morire per decretare un lockdown totale? - THE VISION

Con la seconda ondata di Covid-19 l’Europa è diventata l’epicentro della pandemia globale. Da gennaio si contano più di 50 milioni di casi totali e oltre un milione e 200mila morti in tutto il mondo, facendo rientrare il virus tra le dieci maggiori cause di morte del Pianeta. Al momento il tasso di mortalità del Covid-19 è paragonabile a quello della tubercolosi, che nel 2016 è stata tra le prime dieci cause di morte, con un bilancio di 1,3 milioni di vittime.

Il 10 novembre in Italia si sono registrati 35.098 casi, a fronte di 217.758 tamponi effettuati, e 580 vittime – il numero più alto dal 14 aprile scorso secondo i dati diffusi dal bollettino quotidiano della Protezione Civile. La regione più colpita resta sempre la Lombardia, che nella giornata di lunedì ha toccato quasi quota 11mila casi (10.955), seguita da Piemonte (+3.659), Veneto (+2.763), Campania (+2.716), Lazio (+2.608) ed Emilia Romagna (+2.430). Per questo il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato nella stessa giornata una nuova ordinanza che ha decretato il passaggio di cinque regioni (Abruzzo, Basilicata, Toscana, Liguria e Umbria) dall’area gialla a quella arancione e della Provincia autonoma di Bolzano da arancione a rossa, la più critica. Le misure previste dalla nuova Ordinanza sono entrate in vigore l’11 novembre 2020.

Il Ministro della Salute Roberto Speranza

La gravità della situazione era chiara già dall’ultimo report della Cabina di regia istituita dal ministero della Salute, relativo al periodo 26 ottobre – 1 novembre 2020. La maggior parte del territorio nazionale è compatibile, infatti, con uno scenario di tipo 3 (rischio alto), ma sono in aumento il numero di Regioni e Province autonome in cui la velocità di trasmissione è già compatibile con lo scenario 4 di rischio molto alto. Inoltre, nel periodo 15 – 28 ottobre 2020, l’Rt (l’indice che indica il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto) calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,72, con valori medi di Rt superiori a 1,5 nella maggior parte delle Regioni italiane e superiori a uno in tutte le altre. In generale, nella settimana presa in esame dal report, si è osservato un forte incremento dei casi, che ha portato l’incidenza cumulativa negli ultimi 14 giorni a 523,74 per 100mila abitanti nel periodo 19/10/2020 – 01/11/2020 (contro i 279,72 per 100mila abitanti nel periodo 12/10 – 25/10). Nello stesso lasso di tempo, il numero di casi sintomatici è passato da 54.377 (12/10 – 25/10) a 129.238 (19/10 – 01/11).

La situazione descritta evidenzia forti criticità dei servizi territoriali e il raggiungimento attuale o imminente delle soglie critiche di occupazione dei servizi ospedalieri. I tecnici del Ministero spiegano che è essenziale rafforzare le misure di contrasto alla diffusione del virus e ridurre al minimo le interazioni fisiche tra le persone, in modo da alleggerire la pressione sui servizi sanitari. Con la rapida crescita del contagio, infatti, diventa sempre più difficile tenere traccia di tutte le catene di trasmissione, portando a un sovraccarico del sistema sanitario nazionale e a un aumento dei tassi di occupazione dei posti letto ospedalieri in tutto il Paese.

La situazione ha portato il presidente della Federazione dell’Ordine dei Medici, Filippo Anelli, a richiedere più volte un “lockdown totale, in tutto il Paese”. Nonostante oggi i positivi sintomatici ricoverati in ospedale costituiscano il 5% del totale e quelli in terapia intensiva circa lo 0,5% degli attuali positivi, è la pressione sugli ospedali a preoccupare sempre di più i medici e il personale sanitario. La percentuale di pazienti Covid-19 ricoverati in area non critica e in terapia intensiva rispetto ai posti letto disponibili sta infatti superando le soglie critiche rispettivamente del 40% e del 30%  individuate dal Ministero della Salute come quelle oltre le quali si rischia il sovraccarico del sistema. Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, le Province autonome di Bolzano e Trento, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Val d’Aosta hanno tutte quante superato le soglie critiche, con una media al di sopra degli indicatori di riferimento: 52% per i ricoverati Covid-19 in area non critica e 37% per i ricoverati in terapia intensiva, rispetto ai posti letto disponibili. Le notizie che arrivano negli ultimi giorni tanto dalle corsie degli ospedali piemontesi quanto da quelli in Campania dimostrano che in alcune zone del Paese la situazione è ormai ancora più grave di quella già preoccupante della media nazionale.

Filippo Anelli

Di fronte a uno scenario simile è tornata l’ipotesi di un nuovo lockdown, a partire dal 15 novembre. A favore di ulteriori restrizioni si sono schierati i medici e gli anestesisti italiani, il ministro della Salute Speranza, che si è detto pronto a firmare nuove ordinanze restrittive in caso di necessità, e la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, che in un’intervista a La Stampa ha dichiarato che “Se tutto si rivelasse inefficace, nessuno attenderà fino all’ultimo”. Il premier Conte per il momento non si è sbilanciato e chiede di aspettare i risultati degli effetti dell’ultimo Dpcm di due settimane fa.

Nonostante i numeri critici, c’è ancora chi minimizza o nega la gravità della situazione. Uno fra questi è l’imprenditore Flavio Briatore che, ospite nella trasmissione televisiva Dritto e Rovescio a fine ottobre, ha sostenuto che “Ci sono 630 morti al giorno per patologie vascolari, 450 persone al giorno muoiono di tumore. Le persone non si possono curare, ci sono malati di serie A e di serie B. Il virus è di serie A”. C’è anche chi insiste sul fatto che il Covid-19 sarebbe una semplice malattia respiratoria, come il primario di Geriatria del Policlinico Gemelli e membro del Cts Roberto Bernabei, che a Piazza Pulita appena pochi giorni fa ha affermato che “il Covid-19 è una malattia normale” e che “muoiono quasi solo ed esclusivamente i vecchi”.

Roberto Bernabei

Convinzioni smentite analizzando i dati Istat sulle principali cause di decesso in Italia nel 2017: il Covid-19 oggi si collocherebbe al quarto posto della classifica, tra le malattie del sistema respiratorio, che hanno causato tre anni fa 53.372 decessi, e quelle del sistema nervoso e degli organi di senso, con 30.672 morti. Facendo un semplice paragone, i morti di Covid-19, al 10 novembre 2020, sono 1,8 volte i 22.441 morti di diabete e tre volte i 13.516 morti di polmonite. Una realtà molto diversa dal mantra del “poco più di una semplice influenza”, senza contare che gli ospedali intasati significano anche risorse più limitate per assistere tutti coloro che sono affetti da patologie degenerative o hanno necessità di ricevere cure che in questo momento risultano non urgenti. Per fare un esempio, a maggio risultava un calo del 52% delle diagnosi di cancro in Italia e un crollo del 57% delle visite di controllo.

Mentre Angela Chianello, fenomeno social estivo del “Non ce n’è coviddi”, ha lanciato proprio il 10 novembre il videoclip della sua prima canzone, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando parla di “strage annunciata” in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci. “Il governo nazionale sulla base di criteri scientifici ha ritenuto che le nostre strutture sanitarie non fossero adeguatamente attrezzate per sostenere l’aumento progressivo dei contagi”, ha spiegato Orlando in un video postato sulla sua pagina Facebook. “Siamo in zona arancione perché il nostro sistema sanitario potrebbe non reggere l’impatto di altri ricoveri per Covid, mettendo a rischio la vita di tantissime persone”.

Leoluca Orlando

In questi ultimi giorni è stata accolta con grande ottimismo, come dimostra anche il fermento delle borse di tutto il mondo, la notizia che il vaccino in fase di sperimentazione da parte dell’azienda farmaceutica Pfizer abbia registrato un’efficacia del 90% durante la terza fase di sperimentazione. Purtroppo però non è ancora possibile stabilire con certezza quando sarà disponibile. Fino ad allora non possiamo cedere alla tentazione di un altro liberi tutti molto simile a quello già vissuto questa estate. Anche se la fine della pandemia può essere una questione di pochi mesi, ancora migliaia di vite sono in gioco in tutto il Paese. Una responsabilità che in parte riguarda il comportamento di ognuno di noi.

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