Il coronavirus non è solo un problema respiratorio. Le trombosi che causa sono inedite.

Boston, Yale, Philadelphia, New York: il Washington Post riporta che in diversi ospedali statunitensi i medici hanno riscontrato un tratto comune nei pazienti affetti da COVID-19, ovvero la formazione di coaguli nel sangue. Al contrario di altre malattie virali come l’ebola o la febbre dengue, le quali tendono a causare emorragie interne, il nuovo coronavirus può trasformare la consistenza del flusso sanguigno in senso opposto, rendendolo simile a un gel. I coaguli che si vanno a formare otturano i vasi sanguigni e in acluni casi possono portare all’amputazione di un arto o addirittura alla morte.

Se in un primo momento, negli Stati Uniti e non solo, i pazienti più attenzionati sono stati quelli affetti da problemi respiratori, come l’asma, ora si tende quindi a tenere sotto controllo coloro che sono affetti da malattie cardiovascolari. Per questo alcuni centri medici nel Paese stanno prescrivendo anticoagulanti come misura preventiva, anche perché il numero di statunitensi che soffrono di malattie cardiache legate all’obesità è molto alto. L’eparina è utilizzata come terapia anche nel nostro Paese.

Il fenomeno, infatti, è stato riscontrato anche in Italia, dove l’Iss ha da tempo attestato che le persone che soffrono di questo tipo di patologie sono più soggette a sviluppare la malattia in forma grave e compaiono più frequentemente nella lista delle vittime. Alcuni studi in Cina hanno rilevato che, su un campione di 183 persone, più del 70% dei pazienti deceduti mostrava segni di coaguli nel sangue. Una ricerca olandese pubblicata il 10 aprile ha riscontrato il fenomeno sul 38% dei pazienti, anche se ha parlato di una stima conservativa.

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