Due mafiosi al 41bis vanno a casa per il coronavirus. Potrebbero seguirli molti altri.

L’Espresso ha rivelato che diversi boss mafiosi, attualmente detenuti in regime di carcere duro, potrebbero ottenere il permesso a scontare la pena ai domiciliari. È stato così per Francesco Bonura, 78 anni, capomafia palermitano condannato a 23 anni per 416bis e definito da Tommaso Buscetta un mafioso “valoroso”. Il giudice di sorveglianza, gli ha concesso di tornare a casa per motivi di salute, facendo riferimento alla situazione di emergenza sanitaria in cui ci troviamo e concedendogli di uscire per esigenze mediche sue e dei suoi famliari.

Non è l’unico: anche Vincenzino Iannizzo, 65 anni, ritenuto boss della ‘ndrangheta ha ottenuto i domiciliari perché il suo stato di salute per i giudici risulta “incompatibile” con l’emergenza coronavirus. Ha ricevuto una condanna in appello a 14 anni e sei mesi perché indicato come il capo del clan calabrese di Lamezia Terme.

Attende simile sorte anche “Nitto” Santapaola, classe 1938, condannato in via definitiva per diversi omicidi, tra cui quello del giornalista de I siciliani Giuseppe Fava. Molti altri potrebbero seguirlo, secondo quanto anticipato da Lirio Abbate, perché tra le motivazioni che hanno spinto i giudici a concedere una pena alternativa (anche se per legge non sarebbe concesso a chi ha ricevuto una condanna per 416bis) c’è anche l’età. E i boss detenuti che superano i 70 anni sono tanti: Leoluca Bagarella, i Bellocco di Rosarno, Pippo Calò, Benedetto Capizzi, Antonino Cinà, Pasquale Condello, Raffaele Cutolo, Carmine Fasciani, Vincenzo Galatolo, Teresa Gallico, Raffaele Ganci, Tommaso Inzerillo, Salvatore Lo Piccolo, Piddu Madonia, Giuseppe Piromalli, Nino Rotolo e Benedetto Spera.

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