In Puglia le persone scappate dalla Lombardia hanno contagiato i parenti

Secondo quanto riporta Repubblica, il 15% delle persone che è partito per lasciare la Lombardia e le province del Nord Italia che per prime sono state dichiarate zona rossa aveva già la febbre quando si è messo in viaggio. Non è difficile immaginare che la percentuale dei positivi fosse molto più alta, dunque, dal momento che molti presentano la COVID-19 in versione asintomatica. Il dramma era stato ampiamente previsto, e i numeri di questi giorni non fanno che confermarlo. Il problema, come si è detto più volte, è che se questa emergenza sta portando sull’orlo del collasso la sanità lombarda e quella veneta, se dovesse arrivare con la stessa entità in regioni che già normalmente hanno dei sistemi sanitari inefficienti genererebbe una catastrofe.

Tra esse c’è la Puglia, nonostante possa vantare uno dei sistemi sanitari migliori in Meridione. Il governatore Michele Emiliano era stato tra i primi a invitare i corregionali residenti al Nord a non rientrare dalle proprie famiglie, per proteggerle. Nonostante questo, dal 29 febbraio al 18 marzo la regione Puglia riporta di aver registrato 22.947 persone rientrate dal Nord, 907 solo nella giornata del 18 marzo, ormai due settimane dopo il giustificato panico generato dall’anticipazione della bozza del DPCM dell’8 marzo. Due settimane che sarebbero dovute bastare a comprendere il problema. Il dirigente del reparto Malattie infettive del policlinico di Bari, Gioacchino Angarano, ha dichiarato che molte delle persone che sono attualmente ricoverate negli ospedali pugliesi sono parenti di persone fuorisede rientrate nei giorni scorsi. Questi, infatti, per quanto rispettino la quarantena, hanno contatti quotidiani con i propri familiari e se positivi è quasi certo che passeranno loro il virus.

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