I deceduti sani per la COVID-19 sono lo 0,8% del campione analizzato dall’ISS

L’Istituto superiore di sanità, nell’ultimo bollettino pubblicato ieri, riporta alcuni interessanti dati relativi alle caratteristiche dei pazienti deceduti in Italia positivi a COVID-19. L’analisi è stata realizzata su un campione di 355 cartelle cliniche, il 14% del totale dei decessi per questa malattia, pari a 2503 secondo l’ultimo aggiornamento della Protezione civile, e al 17,7% delle cartelle cliniche ricevute dall’Iss (2003 in totale).

Su questo campione gli esperti dell’Iss hanno appurato che 3 pazienti (lo 0,8% del campione) sono morti nonostante non avessero alcuna patologia pregressa; 89 ne presentavano soltanto una (il 25,1% del totale), 91 erano affetti da 2 patologie (il 25,6% del totale) e 172 presentavano 3 o più condizioni patologiche pregresse (il 48,5% del totale). Di queste, le più comuni tra le vittime del coronavirus sono le malattie cardiovascolari: cardiopatia ischemica (che impedisce il sufficiente apporto di sangue e ossigeno al cuore, e rappresenta anche in condizioni normali la prima causa di morte in Italia), la fibrillazione atriale (che rende irregolare e spesso accelera il battito cardiaco), l’ictus e l’ipertensione arteriosa. Presenti tra le concause anche il diabete, la demenza, le malattie respiratorie croniche che interessano bronchi e polmoni, il cancro e le patologie del fegato e dei reni.

Per quanto riguarda l’età media dei deceduti, questa si attesta intorno agli 80 anni, mentre quella dei positivi intorno ai 60 anni.

In ogni caso, a prescindere dalla comorbidità e dalla letalità del virus (da leggere sempre in prospettiva rispetto al numero di tamponi realizzati e al tipo di pazienti che vengono sottoposti al test), resta fondamentale rispettare l’isolamento per evitare di infettare nuove persone, specialmente dal momento che il contagio è possibile anche da parte di un asintomatico.

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