Il congresso contro le “donne lavoratrici” e i diritti LGBTQ+ è in Italia. Con il patrocinio del governo.

Dal 29 al 31 marzo, a Verona si terrà la tredicesima edizione del World Congress of Families, una manifestazione che riunisce varie sigle pro life e anti-LGBTQ+ e che fa capo a un’associazione centrale, la International Organization of Families. L’evento vedrà la partecipazione non solo dei membri di organizzazioni cattoliche e ortodosse e di vari politici esteri come il presidente moldavo Igor Dodon, ma anche diversi esponenti del governo e politici italiani come il ministro della Famiglia e dei Disabili Lorenzo Fontana, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, Giorgia Meloni, il governatore della Regione Veneto Luca Zaia e il sindaco di Verona Federico Sboarina. Spiccano, su tutti, le presenze del ministro dell’Interno e vice presidente del Consiglio Matteo Salvini e di Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo.

Il 15 gennaio 2013, al Lingotto di Torino si tiene una grande festa. Matteo Salvini è appena diventato segretario dell’allora Lega Nord, battendo Umberto Bossi alle primarie. Ad applaudire il neosegretario in mezzo ai leghisti in festa è presente Alexey Komov: oltre a essere il presidente onorario dell’Associazione Culturale Lombardia Russia, è il rappresentante di un’organizzazione internazionale, il World Congress of Families.

Lorenzo Fontana
Antonio Tajani

L’evento ha ottenuto il patrocinio della provincia di Verona, della Regione Veneto, del Ministero della Famiglia e della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un sostegno così massiccio è già di per sé singolare visto che il WCF è stato segnalato da organizzazioni per i diritti civili come il Southern Poverty Law Center (SPLC) e l’Human Rights Campaign con la dicitura di “hate group”. Secondo il SPLC, il WCF “promuove una visione rigida della famiglia, basata esclusivamente sul matrimonio di un uomo eterosessuale con una donna eterosessuale e i loro figli biologici […]. Strettamente connessa a questa ideologia è un’aderenza a rigidi ruoli di genere binari, in cui gli uomini sono i capi della famiglia e le donne i loro aiutanti e le fattrici dei loro figli”. Causa del declino della famiglia naturale, come espressamente detto nel documentario prodotto nel 2007 dal WCF, Demographic Winter, sarebbero il divorzio, l’omosessualità e le donne lavoratrici.

Basterebbe questo per ritenere quantomeno inadeguato che lo Stato italiano, per mezzo del suo governo, dia il suo sostegno a un evento promosso da un gruppo d’odio. E come se non bastasse molti dei membri del WCF sono stati condannati per dichiarazioni omofobe e razziste, e molti di loro sono promotori di leggi che criminalizzano l’omosessualità. 

Per esempio il pastore Scott Lively, uno speaker del WCF molto noto, è stato condannato nel 2017 per aver favorito la violazione dei diritti umani e la persecuzione contro le persone gay in Uganda con le sue campagne. Oggi il presidente dell’associazione è Brian Brown, un noto attivista pro life e anti-LGBTQ+.

Per anni, il WCF ha tenuto vari congressi in tutto il mondo: oltre ai 13 eventi internazionali, ogni anno organizza centinaia di congressi regionali e locali, e il loro scopo non lascia particolare spazio all’interpretazione. Per esempio in Africa, dove vivono 25 dei 36 milioni di persone affette da HIV nel mondo (circa il 70%) e in cui ogni anno si contano circa 800mila decessi dovuti alle complicanze dell’AIDS, ha promosso diversi convegni per limitare la distribuzione dei preservativi e per fermare la de-criminalizzazione dell’omosessualità. Al congresso di Verona parteciperanno Lucy Akello, ministra ombra per lo sviluppo sociale in Uganda, che vorrebbe riportare in parlamento la discussione di una legge che originariamente prevedeva la pena di morte per le persone gay (abolita nel 2014, commutando la pena in ergastolo) e la nigeriana Theresa Okafor, una promotrice della famiglia naturale che sostiene che gli attivisti LGBTQ+ cospirino con il gruppo terroristico Boko Haram. 

Ma c’è molto di più: c’è una rete che collega il World Congress of Families con la Russia di Putin, i gruppi pro life e l’estrema destra europea, Italia compresa.

Da dove prende i soldi il WCF per organizzare tutte queste attività? Secondo un’inchiesta dell’Human Rights Campaign, la lobby statunitense ha un budget annuale di 216 milioni di dollari. 200mila arrivano dall’Howard Center. Secondo Mother Jones, una parte dei finanziamenti arriverebbe anche dalle Chiese evangeliche americane, e in più ogni speaker del congresso deve pagare una cifra intorno ai 2500 dollari per partecipare. Ma la maggior parte dei fondi arriverebbero da quello che da sempre è il primo alleato dell’organizzazione, la Russia. 

Dal 2011, l’attività di lobbying del WCF ha cominciato a intervenire in modo pesante nella politica russa, grazie all’intercessione proprio di quell’Alexey Komov che due anni dopo sarà a Torino ad applaudire l’elezione di Salvini a segretario della Lega nord. Pare che Komov in qualità di rappresentante del WCF si trovi molto spesso nel posto giusto al momento giusto. Il 14 luglio 2011, Komov organizzò un “summit demografico” a sostegno della famiglia naturale a Mosca, che vide la partecipazione di più di mille persone, compresa la presidente della Duma Yelena Mizulina, strenua oppositrice dei diritti LGBTQ+ e autrice di alcune leggi molto controverse, come quella che ha depenalizzato la violenza domestica. Il giorno dopo il summit, Mizulina proporrà al parlamento russo una legge anti-aborto: il modus operandi adottato in questa occasione quello di far precedere l’incontro della rete conservatrice filorussa all’approvazione di una qualche legge repressiva – si replicherà in diverse occasioni.

Alexey Komov è al soldo di Konstantin Malofeev, un miliardario fondatore del fondo d’investimento Marshall Capital Partners e socio della più grande compagnia telefonica del Paese, Rostelecom (uno dei principali sponsor delle Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014, quelle del rischio boicottaggio dovuto anche alla legge anti-gay russa).

Konstantin Malofeev

L’oligarca è coinvolto in una serie di strani finanziamenti: nel 2014 è stato sanzionato dagli Stati Uniti per “essere stato responsabile o complice di azioni o politiche che hanno minacciato la pace, la sicurezza, la stabilità, la sovranità o l’integrità territoriale dell’Ucraina”. “Malofeev,” si legge nel comunicato stampa del dipartimento del tesoro statunitense “è uno dei principali finanziatori dei gruppi separatisti ucraini”. Sono seguite altre sanzioni, questa volta da parte dell’Unione Europea. Nel 2017, il rappresentante francese del WCF, Fabrice Sorlin, leader dell’ormai sciolta milizia di estrema destra Dies Irae, organizzò la conferenza regionale del congresso a Parigi. Sorlin è molto vicino al Front National, che nel 2014 aveva ricevuto un prestito da 2 milioni di euro facilitato da Malofeev (parte di quei 9 milioni che Le Pen ammise di aver preso in prestito dalle banche russe), un accordo che secondo il SPLC fu raggiunto durante un congresso delle famiglie non ufficiale a Mosca.

La charity di Malofeev, la fondazione San Basilio Magno, ha un budget di oltre 40 milioni di dollari (la più ricca in Russia) ed è tra i principali finanziatori di CitizenGo, l’associazione pro life fondata dall’ex franchista spagnolo Ignacio Arsuaga, che in Italia aveva fatto parlare di sé per i manifesti in cui paragonava l’aborto al femminicidio. Ci arriveremo.

Prima è importante specificare alcuni fatti cruciali che sono successi nel 2013, che potremmo considerare l’anno in cui si è formata l’internazionale sovranista e in cui i rapporti tra Russia e destra europea e italiana si sono consolidati definitivamente. Nel 2013 in Russia sono state approvate due importanti leggi che riguardano i diritti LGBTQ+. La prima è sul divieto di “propagandaLGBTQ+” ai bambini approvata l’11 giugno, la seconda è contro le adozioni da parte di coppie dello stesso sesso, approvata il 18 luglio. Secondo l’Human Rights Watch, questi provvedimenti sono responsabili dell’impennata di attacchi omofobi violenti che il Paese sta vivendo negli ultimi anni. Entrambe le leggi sono state propugnate da Yelena Mizulina. Qualche giorno prima l’approvazione di quest’ultima legge, Brian Brown, l’attuale presidente del World Congress of Families, ha testimoniato in favore di queste leggi a Mosca, di fronte alla Duma. Esattamente come era successo nel 2011 con Komov per le leggi anti-aborto: il giorno prima c’è l’incontro, il giorno dopo la legge viene approvata. Il 2013 è anche l’anno in cui Salvini venne eletto segretario della Lega, e in cui si è tenuto il famoso congresso federale della Lega a Torino, con la partecipazione dei russi. 

Yelena Mizulina

Sempre nel 2013, CitizenGo è arrivata in Italia. Tra i membri del direttivo figurano, tra gli altri, il presidente del WCF Brian Brown e l’ormai onnipresente Alexey Komov. Come si apprende da alcune mail rese note dal collettivo Shaltai Boltai, Konstantin Malofeev tramite la sua charity San Basilio Magno finanziò l’organizzazione con un assegno da 100mila euro. Quindi, un oligarca russo ha finanziato un’associazione molto attiva anche nel nostro Paese che si è resa nota per le proprie teorie omofobe e misogine. 

Sono tre le associazioni italiane che fanno parte di CitizenGo: Generazione Famiglia, Comitato Difendiamo i Nostri Figli e ProVita Onlus. Portavoce di ProVita Onlus è Alessandro Fiore, figlio del capo di Forza Nuova Roberto Fiore. Potrebbe essere soltanto una casualità, ma la connessione tra i russi (e in particolare Komov) e la famiglia Fiore è conclamata.

Nel 2014 il WCF doveva tenersi in Russia. L’evento, finanziato da Malofeev (che aveva offerto di coprire due terzi del Congresso) e da Vladimir Yakunin, vedeva tra gli altri la partecipazione di Antonio Brandi (ProVita), Alessandro Fiore (invitato da Komov) e Luca Volontè (nel CdA di CitizenGo e presidente dell’associazione Novae Terrae, indagato per corruzione e poi assolto). Il WCF di Mosca venne però annullato a causa delle sanzioni imposte alla Russia in seguito all’invasione della Crimea. Negli stessi giorni, venne allora organizzato un congresso parallelo e non ufficiale, la conferenza “Large Families – The Future of Humanity” (l’occasione in cui Malofeev avrebbe accordato il prestito al Front National). Durante quest’ultimo evento venne mostrato un documentario di propaganda anti-LGBTQ+ dal titolo Sodom, mandato poi in onda nel maggio del 2015 sulla televisione russa. Nel documentario si vede una cena a casa di Roberto Fiore, cena a cui parteciparono anche il figlio Alessandro, Toni Brandi di ProVita e Alexey Komov. Nel novembre 2014, Roberto Fiore ha inviato una mail a Komov, chiedendogli di indicargli il nome di alcuni avvocati di fiducia per poter visitare in Grecia i leader di Alba Dorata che si trovavano in carcere. Tra le mail hackerate dal collettivo figurano anche queste, in cui Komov chiama il leader di Forza Nuova “il nostro amico filo-russo italiano”. 

Roberto Fiore

Komov viene in Italia molto spesso, e la maggior parte delle volte per tenere conferenze e corsi organizzati dalle associazioni che gravitano intorno a CitizenGo, di cui l’ultimo è previsto per il prossimo giugno. CitizenGo è tra gli sponsor del WCF di Verona assieme alle tre organizzazioni affiliate Generazione Famiglia, Comitato Difendiamo i Nostri Figli e ProVita Onlus, vicinissime alla Lega di Lorenzo Fontana e di Simone Pillon – che oltre a essere il promotore del controverso ddl su affidi e divorzi, ha anche creato il gruppo interparlamentare “Vita, famiglia e libertà”, che vede la presenza di Massimo Gandolfini, presidente del Family Day. Matteo Salvini ha espresso vicinanza a queste associazioni e si è più volte dichiarato un sostenitore della famiglia naturale.

Massimo Gandolfini

Intanto Verona, città dove le associazioni pro life sono molto attive, sembra essere diventato l’avamposto italiano del fronte filorusso e un vero campo di prova, per il WCF, per verificare se il modus operandi già messo in atto dalla lobby in Russia e in Africa funzioni anche nel nostro Paese. Ne è una prova l’incontro avvenuto il 3 ottobre 2018, quando il presidente Brian Brown si trovava nel capoluogo veneto per formalizzare l’inizio dei lavori del congresso di fine marzo. In un tweet di Jacopo Coghe di Comitato Difendiamo i Nostri Figli, lo si può vedere in compagnia del sindaco Federico Sboarina, di Toni Brandi e, soprattutto, del consigliere della Lega Alberto Zelger, promotore della famosa mozione antiaborto che prevede il finanziamento di associazioni “a favore della vita”. Il giorno seguente l’incontro, il 4 ottobre 2018, il consiglio comunale di Verona approverà la mozione. Brian Brown volerà a Roma per incontrare Matteo Salvini il giorno successivo.

Ma perché Komov era ad applaudire Salvini a Torino nel 2013? Perché il WCF si terrà proprio a Verona? E in base a quali criteri il governo italiano, la Regione Veneto e la Provincia di Verona hanno deciso di patrocinare un evento così controverso? È una vicenda complessa che merita un capitolo a parte.

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