La tv italiana deve smettere di far passare per satira del becero razzismo - THE VISION

Striscia la Notizia è finita nell’occhio del ciclone per la seconda volta nel giro di poche settimane a causa di battute razziste. La prima a fine marzo ha ripreso uno sketch di Paolo Kessisoglu: imitando Laura Boldrini, Kessisoglu ha usato la N word e Gerry Scotti e Michelle Hunziker hanno commentato in studio tra sonore risate, rafforzate da quelle registrate. La seconda volta la polemica ha coinvolto direttamente i due conduttori, accusati di aver fatto una caricatura stereotipata e razzista della comunità asiatica, allungandosi gli occhi con le dita e usando la L al posto della R. L’eco di quanto accaduto è arrivato fino negli Stati Uniti ed è stato ripreso dall’account Instagram Diet Prada.

Diet Prada è nato come blog nel 2013 con lo scopo di denunciare i plagi all’interno del mondo della moda. Successivamente ha iniziato anche a occuparsi di inclusività e stereotipi documentando, spesso con toni accesi e provocatori, episodi di razzismo e sessismo. Il caso più eclatante è quello che riguarda la casa di moda Dolce & Gabbana: è proprio da Diet Prada che è partita la denuncia per gli spot razzisti contro la comunità cinese, che è costata milioni di euro alla maison e ha costretto Domenico Dolce e Stefano Gabbana a fare pubblica ammenda (gli stilisti hanno poi fatto causa a Diet Prada per danni di immagine).

Gerry Scotti e Michelle Hunziker durante la puntata di Striscia la notizia

Il motivo per cui l’account di moda si è occupato di Striscia la Notizia è che Michelle Hunziker è la moglie di uno degli eredi della famiglia Trussardi ed è forse per questo  stesso motivo che la showgirl si è affrettata a scusarsi. Se è vero che la sensibilità generale è cambiata, specie dopo il #MeToo e il movimento Black Lives Matter, la maggior parte dei programmi d’intrattenimento della tv generalista continuano a insistere su un tipo di comicità ormai obsoleta, con battute razziste, omofobe e sessiste all’ordine del giorno. Per restare in casa Mediaset, durante la pandemia Striscia la Notizia aveva preso di mira la giornalista Giovanna Botteri per il suo look. In studio sempre Michelle Hunziker, che in passato si è anche spesa per campagne contro la violenza sulle donne e di recente ha preso posizione contro il cat calling insieme alla figlia Aurora Ramazzotti. Le reazioni di condanna contro la trasmissione di Antonio Ricci furono pressoché unanimi, ma come è del tutto evidente da quanto accaduto negli ultimi giorni, autori e conduttori non sembrano avergli dato il giusto peso. Sempre a Mediaset, durante il game show Avanti un altro condotto da Paolo Bonolis, un concorrente si è reso protagonista di un siparietto in cui diceva di fare il “ric***ne per hobby”, condito da risate in studio. Sul web qualcuno ha protestato, ma nessuno si è scusato. Polemiche simili hanno investito in passato anche la trasmissione Ciao Darwin, che da ormai vent’anni non cambia formula e che per questo finisce spesso travolta dalle polemiche.

Giovanna Botteri

Anche la Rai sembra seguire una linea molto simile. Nonostante le proteste del rapper Ghali, il programma di prima serata Tale Quale Show ha rivendicato l’utilizzo della blackface, sostenuto da voci progressiste come quella di Luciana Littizzetto che hanno denunciato la presunta dittatura del politicamente scorretto tra fragorosi applausi. Si tratta di episodi relativamente recenti e che sono andati in onda tra il 2020 e il 2021, non negli anni Ottanta o Novanta. Il linguaggio si è evoluto, la sensibilità è cambiata, internet ha veicolato in molte parti del mondo nuovi esempi e modi di fare comicità che oggi, grazie allo streaming, sono alla portata di tutti. Con un abbonamento Netflix è possibile vedere spettacoli di stand up comedy provenienti da tutto il mondo, mentre YouTube è ormai il trampolino di lancio di molti comici della nuova generazione. La vecchia guardia, e i suoi autori, sembrano però del tutto impermeabili al cambiamento di gusti e sensibilità avvenuto negli ultimi vent’anni.

Tale e quale show

La reazione di chi viene accusato di non sapersi rinnovare è sempre la solita: non si può più scherzare. Eppure basterebbe guardare in casa propria per capire che non è così. In Rai, Valerio Lundini ed Emanuela Fanelli stanno facendo comicità non con gli stereotipi ma sugli stereotipi, prendendosi gioco proprio di quei meccanismi televisivi obsoleti a cui parte del mondo dell’intrattenimento sembra non saper rinunciare. Anche Saverio Raimondo, su Rai 4 con Pigiama Rave e su Rai Tre all’interno del programma Le parole della settimana, ha proposto una comicità contemporanea che gioca con i linguaggi senza cadere nel banale. Anche Michela Giraud propone una comicità sì popolare e generalista, ma al passo con i tempi, giocando in prima persona sui luoghi comuni e gli stereotipi che riguardano le donne. 

Non sono solo i giovani a proporre una comicità innovativa. L’esempio più eclatante è quello di Nino Frassica, autore e interprete con decenni di carriera alle spalle, che mantenendo fede al suo personaggio eclettico e surreale ha saputo conquistare anche l’apprezzamento del pubblico under 35. E anche il nuovo format di Amazon LOL – chi ride è fuori ha ampiamente dimostrato che comici e comiche di diverse sensibilità ed età possono coesistere, interagire e ottenere il riscontro del pubblico. Un esperimento già portato in Rai due anni fa da Serena Dandini con Gli Stati Generali, programma comico al femminile andato in onda in occasione del trentennale della Tv delle Ragazze e che vedeva in scena sia le comiche protagoniste di quella stagione che nomi e volti nuovi.

Valerio Lundini e Emanuela Fanelli
Lol – Chi ride è fuori

È stato dimostrato in più occasioni, anche in Italia, che si può far ridere senza dover ricorrere a battute discriminatorie, stereotipi offensivi o siparietti sessisti, e che anche chi ha alle spalle trenta o quarant’anni di carriera è in grado di rinnovarsi se ha la volontà di farlo. Solo chi guarda poco la televisione può ignorare che quotidianamente vanno in onda episodi di ordinaria comicità stantia e che quanto accaduto a Striscia la Notizia è solo un episodio tra i tanti, per la volontà di chi fa cinema e televisione di negare a tutti i costi la possibilità di accettare nuove sfide, rinnovarsi, provare a cambiare. Da anni, il modello generalista della televisione è in crisi anche per l’emorragia di intere fasce generazionali di pubblico. La capacità di andare incontro ai loro gusti e sensibilità non è più solo una questione di rispetto verso intere categorie di persone, ma molto più egoisticamente, un discorso di sopravvivenza di un intero settore. Nell’attesa che i dirigenti di Rai e Mediaset lo capiscano, sempre più parte del loro pubblico cambia canale o spegne direttamente la tv.

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