Siamo secondi in Ue per tristezza quotidiana. Il lavoro non può essere la vita, serve altro. - THE VISION

Siamo secondi in Europa per tristezza percepita durante il giorno. Prima di noi, solamente Cipro del Nord, un’entità secessionista turco-cipriota non riconosciuta dalla comunità internazionale. È quanto emerge dal report State of the Global Workplace 2022 realizzato da Gallup, società di analisi e consulenza, che ha studiato lo stato dei lavoratori a livello mondiale, facendo riferimento in particolar modo a stress, rabbia e tristezza percepite durante il giorno, al coinvolgimento dei dipendenti rispetto alle proprie mansioni e alla consapevolezza delle attuali difficoltà del mercato del lavoro.

Stando alla classifica, il 27% degli italiani intervistati ha affermato di percepire molta tristezza durante le proprie giornate. L’Italia risulta in top ten anche per quanto la rabbia e lo stress, mentre è ultima in Europa per il sentimento di coinvolgimento sul lavoro: solo il 4% ha risposto affermativamente.

Negli ultimi anni abbiamo cambiato modo di vedere e immaginare il lavoro. Il mito del giovane dedito anima e corpo alla propria carriera lavorativa sembra essersi indebolito, a causa in primo luogo della rottura dell’ascensore sociale – quel meccanismo che permette di migliorare le proprie condizioni di vita attraverso lo studio, l’impegno e il lavoro. La società industriale prima e quella post-industriale poi sono infatti state caratterizzate dalla riduzione della vita umana alla dimensione lavorativa. La dimostrazione è che la carriera funge da primo (se non unico) vettore d’identità per la maggior parte delle persone, tanto che secondo un altro studio realizzato da Gallup, per il 44% degli italiani è il lavoro a dare ancora senso alla vita.

L’appiattimento della vita sul lavoro non è però privo di conseguenze, e la sensazione pervasiva di tristezza ne è proprio una. Dobbiamo riuscire a liberarci dell’idea per cui dobbiamo per forza “essere” il nostro lavoro per “valere qualcosa”: basta semplicemente farlo, nel modo e alle condizioni migliori possibili, senza per forza ammazzarsi di lavoro per essere considerati dalla società.

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