L’ultima impresa di Superman? Aver dimostrato quanto la bisessualità faccia ancora paura. - THE VISION

L’ultimo capitolo della apparentemente infinita saga delle “follie del politicamente corretto” è che Superman è diventato bisessuale. La notizia si è guadagnata diversi titoli sui quotidiani italiani – “Il nuovo Superman? Bisessuale, stressato ed ecologista: l’ennesima trovata del politically correct”, “Superman è diventato bisessuale e salva i migranti. La svolta ideologica di Dc Comics” – e persino un posto in prima pagina su La Stampa, con il commento di Mattia Feltri che si chiede a questo punto quali siano i “gusti” di Tex. Come accade sempre più spesso, la notizia è riportata male: non è il Superman che tutti conosciamo a essere diventato bisessuale, ma suo figlio Jon Kent, che nella serie Superman: Son of Kal-El veste i panni del padre. Non si tratta quindi di una riscrittura o di una forzatura del canone, ma di un nuovo personaggio che vive una storia che non è ancora stata scritta. E che ha tutto il diritto di amare un altro uomo.

Le reazioni spropositate alla notizia della bisessualità di Jon Kent ricordano quelle che seguirono la notizia – anche in questo caso falsamente riportata – che James Bond sarebbe stato sostituito da una donna. Durante le riprese dell’ultimo film della saga No Time To Die, la produzione rivelò che la nuova 007 sarebbe stata una donna nera interpretata da Lashana Lynch, che a causa degli attacchi subiti dai fan fu costretta a chiudere i propri social media. Poco importa che si trattasse di una sostituzione temporanea, giustificata dalle esigenze della trama: il film inizia con James Bond che va in pensione, motivo per cui il suo codice viene assegnato a una nuova agente. Quello che conta è la reazione immediata e sdegnata verso il politically correct, senza nemmeno contestualizzare le notizie. E magari gli stessi a gridarla sono quelli che ribadiscono che bisogna tenere conto del contesto storico quando si tratta di condannare azioni razziste, sessiste o omofobe commesse nel passato.

Lashana Lynch

La vicenda di Superman, così come quella di James Bond, è emblematica non solo dello stato attuale dell’assurdo dibattito sul politicamente corretto, alimentato da inutili allarmismi ed esagerazioni, ma anche della nostra sensibilità in tema di diversità. La più tipica delle osservazioni di fronte all’introduzione di personaggi LGBTQ+, non bianchi, disabili, o nel momento in cui si decide di sperimentare facendo interpretare a donna un personaggio che ha sempre avuto un aspetto maschile, come avvenuto con Dr. Who, è che l’identità razziale o sessuale di un personaggio non dovrebbe essere una notizia. Si tratta di un’argomentazione smentita già solo dal clamore che casi del genere suscitano. Senza dubbio sarebbe bello vivere in una società dove la provenienza geografica, il genere o l’orientamento sessuale non contano niente agli occhi degli altri, ma la realtà delle cose è ben diversa: la tua identità conta ancora moltissimo quando ti interfacci con le istituzioni, i datori di lavoro, la polizia.

Pensare che questi dettagli non siano importanti è una forzatura: come spiega bene la giornalista britannica Reni Eddo-Lodge in Perché non parlo più di razzismo con le persone bianche, finché vivremo in una società che non fa i conti con il proprio razzismo – o più in generale con le discriminazioni sistemiche – frasi come “non vedo colori” o “per me le persone sono tutte uguali” non fanno altro che cancellare l’oppressione che le persone discriminate denunciano e vivono ogni giorno sulla propria pelle. Vale anche con i personaggi di finzione: se davvero non importassero a nessuno i “gusti sessuali” di Superman, allora perché ne stiamo parlando come se ne dipendesse il destino dell’umanità? Senza considerare, poi, che non si tratta di “gusti” e che l’orientamento sessuale non è paragonabile a scegliere un gelato alla fragola o al cioccolato. Proprio per questo motivo è importante che i film e le serie tv raccontino il punto di vista della diversità, contribuendo a normalizzare identità e vissuti che ancora sono considerati un’anomalia. 

Quasi a corollario di questi ragionamenti, molti leggono la bisessualità di Jon Kent come una forma di ostentazione e non capiscono che bisogno ci sia di doverla dichiarare e raccontare per forza. Nessuno però batte ciglio quando a essere narrata è l’eterosessualità. Che ci sia una forma intrinseca di esibizione nell’omo o nella bisessualità è un’idea molto comune, che si palesa con frasi come “ognuno nel privato può andare a letto con chi vuole” o l’intramontabile “carnevalata” del Pride. Monique Wittig nel suo splendido saggio Il pensiero straight scriveva che “il pensiero straight non può concepire una cultura, una società dove l’eterosessualità non solo non strutturi tutte le relazioni umane, ma anche la produzione stessa dei concetti e di tutti i processi che sfuggono alla coscienza”. L’eterosessualità, insomma, si dà per scontata, mentre tutto ciò che è altro costituisce l’eccezione che per sua stessa natura non può passare inosservata e per questo a un bacio tra un uomo e una donna non fa caso nessuno, mentre qualsiasi forma di affetto tra due persone dello stesso sesso è considerata una forma di ostentazione.

 Allo stesso modo, un’altra accusa mossa alla nuova storyline della DC Comics è quella di aver “sessualizzato” Superman. Anche in questo caso, ci sono due pesi e due misure: la sessualizzazione non è un problema finché soddisfa lo sguardo maschile, ma lo diventa nel momento in cui si discosta da quell’immaginario. Jon Kent non è il primo personaggio bisessuale dell’universo DC: gli autori dei rispettivi fumetti hanno confermato che Wonder Woman e Catwoman sono bisessuali, mentre Harley Queen ha avuto una storia con Posion Ivy nella serie Bombshells. In questi casi nessuno si è strappato le vesti. Sebbene sulla bisessualità ci siano ancora molti pregiudizi a prescindere dal genere, nel caso degli uomini bisessuali sono ancora più radicati: il desiderio omosessuale in un uomo che è attratto anche dalle donne è visto come una sorta di vizio o di perversione, che ha possibilità di realizzarsi soltanto nella dimensione sessuale. Come spiega il pedagogista Giuseppe Burgio in Fuori binario. Bisessualità maschile e identità virile, l’identità bisessuale maschile emerge spesso in un contesto eterosessuale che contempla tutte le possibilità relazionali possibili, dal sesso al matrimonio. La bisessualità, invece, non solo è considerata un’eccezione o una fase, ma viene invece relegata alla sola sfera della sperimentazione sessuale. Per questo motivo, chi ha visto il disegno di Jon Kent che bacia Jay condivisa dalla DC per annunciare la nuova storia ha subito pensato a un’immagine a sfondo sessuale e non a un bacio innocente di una coppia.

 I fumetti hanno sempre riflettuto sui problemi del proprio tempo, da Capitan America che prende a pugni Hitler nel primo albo del 1941 agli X-Men come metafora delle lotte per i diritti civili. “Un nuovo Superman deve avere nuove lotte – i problemi del mondo reale”, ha dichiarato l’autore Tom Taylor, e non stupisce che il figlio di Clark Kent nel 2021 spenga i roghi causati dal cambiamento climatico e viva apertamente la sua bisessualità. Non si tratta di forzature, riscritture o oscure propagande LGBTQ+, ma di storie che parlano della nostra società e del nostro tempo. E che con l’indignazione scatenata da un bacio fra due uomini che esistono solo nella finzione dimostrano quanto la strada da fare sia ancora molto lunga.

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