Jovanotti ti vuole far raccogliere monnezza 16 ore di fila per un panino. Insieme alla Coop.

Tutti abbiamo sentito dire almeno una volta nella vita che la nostra è la “Costituzione più bella del mondo”. La legge fondamentale della Repubblica italiana, all’articolo 36, stabilisce che ogni individuo ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro. Non contenti, i padri costituenti si sono spinti a dire che la retribuzione deve essere sufficiente ad assicurare alle persone un’esistenza libera e dignitosa. Detto altrimenti, chi mette a disposizione le proprie energie per soddisfare un’esigenza altrui deve essere pagato in misura coerente rispetto al lavoro svolto. 

Un’altra considerazione generalista che spesso viene enunciata nei salotti televisivi è relativa alla mancata attuazione della Costituzione. Le norme sono fantastiche, solo che non le applichiamo come dovremmo. Ecco, il Jova Beach Party 2019 è un esempio che raffigura plasticamente il mancato rispetto dell’articolo 36 della Costituzione. Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, ha deciso di passare la sua estate in tournée facendo tappa in diverse spiagge italiane: il tour è iniziato lo scorso 6 luglio a Lignano Sabbiadoro e si concluderà nel medesimo luogo il 28 di agosto. La tournée si pone l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della plastica e del suo utilizzo, che rappresenta sicuramente una delle principali emergenze ambientali dei nostri giorni e sta già mettendo a rischio la nostra salute e quella di molte specie animali. 

A quanto pare, il nobile fine ambientale volto al progresso della società dovrà essere raggiunto senza intaccare eccessivamente i profitti generati dai concerti. La Società cooperativa Erica, affiliata a Coop, è partner dell’evento e ha il compito di supportare gli organizzatori e i partecipanti per rendere sostenibile la gestione dei rifiuti nell’area dell’evento. La responsabilità di tali attività di supporto è affidata a volontari che lavoreranno dalle 10 alle 16 ore al giorno, ricevendo in cambio il diritto di entrare, un buono per acqua e panino, dei fantastici gadget come maglietta e cappellino e addirittura l’assicurazione per danni personali e a terzi. Che lusso, una vera e propria figata. Insieme ai volontari reclutati dalla cooperativa Erica e dal Jova Beach Party attraverso post sponsorizzati su Facebook, flyer e annunci sul sito di Coop con volontari sorridenti e vestiti di blu, saranno presenti anche volontari del WWF, con il compito di sensibilizzare i partecipanti alle tematiche ambientali. 

L’impegno di persone che fanno parte di un’associazione a spiccata sensibilità ambientale è un fatto positivo e testimonia, anche in questi tempi grigi, la generosità della cosiddetta società civile, oltre che rappresentare un ottimo modo per replicare alle polemiche sui possibili danni all’ambiente che il Jova Beach Party avrebbe creato. Dall’altra parte, la gestione dei rifiuti attraverso volontari non retribuiti rappresenta l’ennesima contraddizione di chi è convinto che basti una causa giusta per non remunerare l’attività lavorativa delle persone. Il fatto che i volontari vengano messi a disposizione da una società affiliata a Coop rende lo scenario – se possibile – ancora più paradossale. Le società cooperative, nate con una forte sensibilità verso la protezione del lavoro, adesso si prodigano nel fornire personale non remunerato che dovrà occuparsi della corretta realizzazione dell’evento per 10 ore consecutive. “Il tuo impegno,” è infatti spiegato nel sito di Coop Erica, “dalle 14 alle 24, sarà di presidiare i contenitori della raccolta differenziata dislocati sull’area dell’evento e informare le persone su come fare bene la raccolta differenziata: verrai formato e coordinato dallo staff preposto e dovrai garantire la tua presenza e collaborazione alle mansioni indicate per tutta la durata dell’evento”. Ad avere la precedenza nelle selezioni saranno i fortunatissimi soci Coop. “Abbiamo raccolto la sfida,” scrive Coop sulla pagina dedicata. “Portarci a casa un’esperienza indimenticabile, lasciando i luoghi della festa più belli di prima”. 

E anche alcuni comuni metteranno a disposizione dei volontari, perché di forza lavoro gratuita di questi tempi ce n’è davvero un gran bisogno. In particolare il Comune di Marina di Cerveteri, alla ricerca di 20 volontari da reclutare entro oggi per il concerto del 16 luglio. “A loro, per premiarli e ringraziarli per il lavoro che svolgeranno, oltre a garantire acqua e cibo durante la giornata, due graditi regali: un biglietto di ingresso al concerto ed un gadget davvero speciale,” ha dichiarato in un’intervista Elena Gubetti, Assessora alle Politiche Ambientali del Comune di Cerveteri. Abbiamo provato a contattare l’ufficio del Sindaco per capire se il pittoresco flyer, che tra punti esclamativi e un’inquietante versione “I want you” dello zio Sam-Jovanotti propone di contribuire a differenziare rifiuti sotto il sole per 16 ore, fosse davvero opera del Comune: non siamo tuttavia riusciti a parlare né con il Sindaco, né con l’assessora. Intanto, a Viareggio, per la tappa del tour del 30 luglio, la spiaggia libera in cui si terrà l’evento è stata chiusa al pubblico per 20 giorni: un bene della comunità prestato a un evento con evidente scopo di lucro – avvalendosi di volontari non retribuiti – in cambio della sola tassa demaniale di poche migliaia di euro.

Il termine volontariato identifica tutte quelle attività prestate in maniera spontanea da persone iscritte a un’organizzazione. L’attività dovrebbe essere svolta senza fini di lucro ed esclusivamente con fini di solidarietà. Purtroppo, in questo caso, riusciamo a chiamare volontari delle persone che non risultano iscritte ad alcuna associazione prima dell’evento e che mettono a disposizione le loro energie per gestire dei rifiuti, non per fare esattamente opere di bene. Nessuno contesta che tenere pulite le spiagge sia un’attività solidale e meritevole di apprezzamento. Il punto è un altro. Se Jovanotti, uno dei cantanti più popolari sulla scena nazionale, decide di fare un tour sulle spiagge sarebbe opportuno che fosse il suo staff a sostenere i costi relativi alla gestione ambientale degli eventi. Soprattutto quando il prezzo del biglietto è di ben 60 euro. Solo al live di Rimini erano presenti 40mila persone, per un totale di 2 milioni e 400mila euro di incassi in una sola data –  in tutto saranno più di 15. Senza contare gli introiti del merchandising. Abbastanza per coprire i costi di produzione, stimati per circa un milione e mezzo di euro, e lasciare ampio margine di guadagno. Nascondersi dietro al pollice verde non rende più accettabile l’impiego di persone che lavorano gratis per la migliore realizzazione dei concerti altrui.

Se le questioni relative all’inquinamento e al surriscaldamento globale continueranno ad occupare i dibattiti del futuro, il problema della crescita esponenziale delle disuguaglianze è già presente nelle riflessioni del presente. Sono due problemi solo apparentemente distinti. Le tematiche portate alla ribalta da Greta Thunberg sono la diretta conseguenza di una gestione delle risorse egoistica e poco lungimirante. Lo stesso egoismo e la stessa incapacità di pensare al futuro che hanno portato 26 persone a possedere la ricchezza di 3,8 miliardi di esseri umani

In un Paese dove i salari sono praticamente fermi a vent’anni fa, la disoccupazione giovanile fatica a scendere sotto il 30% e quella femminile è tra le più basse dell’Unione Europea, è fondamentale che le classi più abbienti adoperino la stessa sensibilità sia verso i diritti sociali che verso i diritti civili. La protezione delle persone che lavorano non potrà mai essere sostituita dalla tutela delle minoranze o dall’ecologismo. Sono temi egualmente importanti e meritano la massima attenzione, ne va del nostro futuro. La tutela dei diritti dei lavoratori, però, rappresenta la base su cui costruire una società coesa e inclusiva, in grado di costruire una seria politica ambientale per il futuro. 

Anche Jovanotti sembra essersi arreso alle logiche del libero mercato, dove ogni Euro di profitto in più misura il successo dell’evento. È arrivato il momento di chiedersi quale sia il prezzo sociale di questa avidità che ormai pervade la società. I padri della Repubblica hanno declinato il lavoro sia come un diritto che come un dovere per il quale ogni cittadino è tenuto svolgere un’attività che concorra al progresso materiale o spirituale della società in cui viviamo. Se il dovere non viene ricompensato, però, rischiamo seriamente di andare a sbattere contro un muro. Abbiamo bisogno di tutti per costruire un mondo migliore, ed è per questo motivo che dobbiamo garantire a tutti i diritti essenziali per vivere una vita degna. Il lavoro deve essere remunerato, facciamolo almeno per difendere la “Costituzione più bella del mondo”.

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