L’Italia è il Paese dove in tv puoi usare epiteti razzisti e omofobi ma mai contestare il potere - THE VISION

Siamo arrivati all’ennesimo cortocircuito della destra su censura, presunti bavagli e la narrazione sovranista sul politicamente corretto. Nel fine settimana si è sviluppato un drama che ha coinvolto Pio e Amedeo, Fedez, i vertici Rai e tutte le forze politiche. 

Tutto è nato da un intervento dei comici Pio e Amedeo nella loro trasmissione Felicissima sera del 30 aprile. Spinti dalla propaganda legata alla fantomatica “dittatura del politicamente corretto”, i due comici hanno avvertito gli spettatori che “Ci vogliono far credere che la civiltà sta nelle parole, ma è tutto qua nella testa. Ci sono parole che non si possono dire in televisione e invece si dovrebbe poter dire tutto. Che differenza passa tra nero e negro? Una G”. Giustificarsi dicendo “sono soltanto delle parole” è l’escamotage abusato da alcune fazioni politiche per aumentare i loro consensi e diffondere la cultura dell’intolleranza. Il linguaggio è però importante nel determinare un’aderenza sociale e regolare il comportamento di una persona all’interno del contesto in cui vive. 

Pio e Amedeo

“Se vi chiamano negri ridetegli in faccia e così li spiazzate”. Questo è il paradigma di chi pretende di spiegare a chi è discriminato il modo per reagire a un atto di discriminazione e razzismo. Pio e Amedeo hanno rincarato la dose anche con i termini frocio e ricchione, che per loro “non si possono dire più” per via di un’ipocrisia dilagante. In pratica abbiamo assistito sulle reti Mediaset alla performance di due uomini bianchi ed etero, quindi privilegiati perché estranei alla privazione di diritti basilari e alla discriminazione, che come maggioranza esigono il monopolio del pensiero comune dettando alle minoranze il loro dogma – attitudine confermata anche dal loro discorso sul Pride. Non c’è nessun bavaglio, però: richiamare appellativi offensivi e svilire una parte della popolazione non è sinonimo di libertà di parola, ma complicità con una cultura ancora incapace di fare i conti con razzismo e omotransfobia.

Ironizzare su questi temi, o addirittura come fatto da Pio e Amedeo montare un monologo per affermare l’innocuità del segregazionismo verbale, vuol dire far passare il messaggio dello svilimento della parola, anche se da sempre certe frasi feriscono, discriminano e talvolta uccidono. La destra ovviamente ha gongolato. Salvini e Meloni hanno tirato fuori gli scudi per difendere il duo comico, appellandosi al diritto di fare satira, certificando che ancora non risulta chiara la distinzione tra la libertà di parola e l’insulto. L’avevano già confermato nelle discussioni sul Ddl Zan, ostracizzato con la medesima scusa. È nella natura della destra che rappresentano l’avversione ai diritti, la cecità di fronte alle discriminazioni che anzi vengono alimentate da chi ha nell’odio e soprattutto nella paura dell’altro il motore della propria politica. Salvini da mesi associa il Ddl Zan alle adozioni delle coppie gay, all’utero in affitto o ad altre tematiche che nulla hanno a che fare con il disegno di legge in questione. 

Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Il guaio per i sostenitori di Salvini e Meloni è che il giorno dopo le polemiche su Pio e Amedeo sono arrivate quelle sull’intervento di Fedez al concerto del Primo maggio. Fedez ha letto sul palco del concertone alcune frasi omofobe pronunciate da esponenti leghisti, del tipo “Se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno”, facendo nomi e cognomi. Ha inoltre dichiarato di aver ricevuto pressioni da parte degli organizzatori prima di salire sul palco. Quando la Rai ha smentito, ha pubblicato sui social alcuni passaggi della registrazione della telefonata in questione, che ha coinvolto gli organizzatori e persino la vicedirettrice di Rai3 Ilaria Capitani. Ricordiamo che i vertici Rai sono stati nominati nel 2018, al tempo del governo Conte I, con un ruolo rilevante della Lega – all’epoca nell’esecutivo – nelle scelte. Quindi per la Lega bisogna difendere la libertà di parola quando due comici di loro gusto parlano di negri e froci, e allo stesso tempo impedire a un artista di fare un discorso sul palco in cui vengono riportati dei virgolettati di esponenti leghisti. 

Fedez, Concerto del 1o Maggio, 2021

Le reazioni al caso Fedez sono un misto tra ipocrisia e voli pindarici. Ha trovato l’appoggio degli stessi esponenti politici – Giuseppe Conte in primis – che nulla hanno fatto per cambiare il sistema della lottizzazione del sistema pubblico in atto da decenni. Tutti ricordiamo il giubilo del M5S quando Marcello Foa è stato eletto presidente della Rai. Alessandro Di Battista addirittura commentava: “Mi sembra un sogno: Marcello Foa presidente della Rai. È un uomo con la schiena dritta, un giornalista mai servo che si è battuto con coraggio contro le fake news. Sono convinto che farà un gran lavoro per restituirci un servizio pubblico di qualità, libero, indipendente e perché no, sovrano”. Lo stesso Foa che per anni ha condiviso senza ritrattare fake news, invettive no-vax e omofobe, addirittura una storia inventata sulla partecipazione di Hillary Clinton a una cena satanica e critiche fino all’uso del termine “disgusto” all’operato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per il M5S sarebbe quindi meglio evitare gli endorsement e gli attestati di solidarietà a Fedez, dato che hanno concorso a protrarre il clima di autocensura che da anni azzoppa la Rai. 

Marcello Foa

Dall’altro lato è mancato il senso della misura, riassunto dal ritorno dello slogan “La sinistra riparta da”. Il gesto di Fedez è stato importante, inutile girarci intorno. La sua battaglia a favore del Ddl Zan va avanti da tempo, e ha raggiunto il culmine l’altro giorno grazie alla cornice, alla scelta delle parole e all’assist della Rai che ha provato a sfidare mediaticamente l’individuo più mediatico del Paese. Fedez è una persona molto sveglia e consapevole del seguito che ha sui social, a differenza, sembrerebbe, della dirigenza Rai, vista la gestione delle polemiche. A preoccupare infatti non dovrebbe essere il suo attivismo, ma la totale mancanza fra i politici di figure carismatiche capaci di farsi portatrici di questi messaggi verso il vasto pubblico. 

Il merito di Fedez è quello di smuovere le masse – perché nel suo range lo fa – grazie alla posizione che ricopre. Ha il potere di far reagire Salvini in modo soft, con la macchina del fango leghista che stavolta si trasforma in un “prendiamoci un caffè insieme, Federico”; viene coinvolto da Conte per invitare i giovani a mettere le mascherine; riceve videochiamate da Berlusconi; ottiene il plauso della sinistra. Nessuno vuole renderlo un martire, ma se il dibattito sul Ddl Zan sta avendo un risalto mediatico di tale portata è anche per merito suo. Sono ridicole le polemiche sul cappellino della Nike o sul suo status. Anzi, quello è un ulteriore merito, ovvero l’intenzione di combattere per un’idea giusta e per la salvaguardia dei diritti che riguardano tutti. È questa la differenza con Pio e Amedeo: il duo comico parla a chi non vuole mettere in discussione i suoi privilegi per il timore di perderli, mentre Fedez pone l’attenzione sulle minoranze discriminate, nonostante non ne faccia parte.

La libertà di parola è un diritto conquistato dopo secoli di battaglie. Abbiamo attraversato vere dittature, guerre, scontri politici e sociali, guerriglie in strada e dibattiti nei salotti. Adesso non possiamo tornare indietro assecondando quelle fazioni che istigano i cittadini al luddismo ideologico per il proprio tornaconto. Libertà di parola vuole dire non incorrere nella censura della TV di Stato quando si cerca di difendere le minoranze, non di certo propagandare posizioni discriminatorie. Non è più una questione legata al manicheismo: Fedez non è diventato Gramsci e Pio e Amedeo non sono Hitler e Goebbels; esistono delle sfumature che però non possono prescindere dal riconoscimento di quel che è giusto e ciò che è sbagliato. E questa destra, che ormai parla solo più per bocca  di censori e cacciatori di streghe, rischia ancora una volta di trovarsi dalla parte sbagliata di questa scelta.

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