Perché l’Islam non è inconciliabile con il femminismo

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Religione islamica e femminismo sembrano due parole inconciliabili, e quando si parla di Islam sono molti i pregiudizi che inquinano il discorso. Ne parliamo sempre con uno sguardo coloniale: per noi non solo l’Islam è una civiltà retrograda, ferma al medioevo o incapace di progredire, ma è anche una massa indistinta in cui non ci sono differenze tra una nazione e l’altra o addirittura tra una persona e l’altra. Questo è ancora più evidente nel nostro sguardo occidentale sulle donne, che per noi sono tutte uguali, tutte sottomesse, tutte vittime.

Samina Ali è una scrittrice e attivista indiana, curatrice della mostra “Muslima: Muslim Women’s Art and Voices” dell’International Museum of Women. Nella sua Ted Talk del 2017 all’università del Nevada ha spiegato cosa dice il Corano sulle donne. Molti, in Occidente, sono convinti che le donne musulmane indossino il velo perché così è prescritto nel Corano. In realtà, dei 6000 versi che compongono il Corano, solo tre parlano di come dovrebbe vestirsi una donna, e nessuno fa menzione del velo. La parola “hijab” – con cui si indica generalmente il velo – infatti significa barriera, e fa riferimento alla barriera tra l’umano e il divino, tra il credente e il non credente. Ali spiega che non è la religione a mettere dei divieti alla libertà delle donne, ma sono stati gli uomini, come è sempre successo in ogni epoca storica e in ogni società.

I nostri pregiudizi sulla religione musulmana ci portano a pensare che le donne islamiche non abbiano volontà e identità, desideri e rivendicazioni. Ma non dobbiamo affatto stupirci che esista un femminismo islamico, che promuove una visione della donna emancipata, libera di aderire alla religione islamica o di mettere il velo, una scelta personale tanto quella di indossare una minigonna.

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