Il comune di Todi ha patrocinato un festival promosso dall'estrema destra e l'ha anche finanziato - THE VISION

Tutto è iniziato con l’annuncio di un festival letterario come i tanti che si svolgono ogni estate in tutta Italia: “Todi – Città del libro”, con il patrocinio del Comune di Todi e della Regione dell’Umbria, in programma dal 17 al 20 giugno. Peccato che basti dare un’occhiata ai nomi di organizzatori e relatori per capire che non si tratta di un festival come un altro. L’iniziativa è stata infatti organizzata dall’associazione Castelli di Carta, che sembra essere molto vicina a CasaPound: il numero di telefono riportato sul sito – ora rimosso – corrispondeva con quello della casa editrice di CasaPound Altaforte, che nel 2019 fu esclusa dal Salone del libro di Torino per le sue posizioni politiche. Nonostante una petizione che ha raccolto quasi 1800 firme e la mobilitazione di più di trenta associazioni del territorio, né il Comune né la Regione hanno ritirato il patrocinio di una manifestazione di ispirazione chiaramente di estrema destra. Come se non bastasse, l’Unione donne italiane di Perugia ha scoperto che il 3 giugno scorso il Comune di Todi ha approvato un finanziamento di ottomila euro come anticipo di “un contributo che verrà poi quantificato, in base alla disponibilità di bilancio 2021, al termine della stessa e dopo aver presentato il rendiconto dell’evento”. Soldi pubblici che verranno impiegati per un evento che appare promosso da una casa editrice sovranista impegnata “nella diffusione di una cultura identitaria non allineata”. 

Non si trovano molte informazioni sull’associazione Castelli di Carta, di cui non è possibile reperire un sito web e che non sembrerebbe essere coinvolta in altre iniziative. Le informazioni presenti sul sito di “Todi – Città del libro” – come il numero di telefono coincidente con quello di Altaforte – sono state rimosse. Come scritto nella delibera, Castelli di Carta ha sede a Cernusco sul Naviglio, ma non risulta nell’elenco delle associazioni senza scopo di lucro iscritte al registro del comune milanese. Online si trova però un indirizzo mail dell’associazione, che se cercato su Google rimanda a un post del blog della giornalista Luciana Baldrighi che riporta l’invito a partecipare a “Todi – Città del libro”. L’invito è firmato da Lorenzo Cafarchio, militante di CasaPound che lavora alla S.C.A. 2080 di Cernusco sul Naviglio, società proprietaria di Altaforte edizioni.

Alessandro Meluzzi

Inoltre, quasi tutti i relatori dell’evento hanno pubblicato libri con Altaforte o ne hanno curato prefazioni e postfazioni, anche se l’elenco presente sul sito si guarda bene dal citarli: Fausto Biloslavo, Stefano Zecchi, Francesco Borgonovo (vicedirettore de La Verità), Gian Micalessin, Stenio Solinas, fino ad Alessandro Meluzzi, guru sovranista e ospite fisso delle iniziative di CasaPound; anche Toni Capuozzo, che l’ufficio stampa dell’evento cita a sostegno del proprio pluralismo politico, in realtà ha collaborato con la casa editrice sovranista. Tra gli ospiti vi sono poi Marco Gervasoni, professore di Storia Contemporanea nel Dipartimento di Scienze Umane Sociali dell’Università del Molise indagato lo scorso maggio insieme ad altre dieci persone per “offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica e istigazione a delinquere”, e Costanza Miriano, giornalista e autrice del libro Sposati e sii sottomessa. Quello che l’ufficio stampa dell’evento – curato dal giornalista del Primato Nazionale e in passato relatore di un evento organizzato da CasaPound Adolfo Spezzaferro – definisce “un parterre di tutto rispetto, con nomi di spicco della cultura e del giornalismo italiano”, facenti parte “di ogni schieramento politico”, sembra più l’elenco di ospiti di un convegno di un’organizzazione di estrema destra.

Stefano Zecchi
Costanza Miriano

Dopo che il caso è scoppiato sui giornali grazie alle proteste delle associazioni antifasciste, organizzatori e relatori hanno minimizzato le accuse di fascismo e sovranismo. L’associazione Castelli di Carta rivendica la paternità del festival sostenendo che “loro esistono”, senza in realtà smentire la vicinanza ad Altaforte e CasaPound, dichiarando che se la manifestazione fosse contro i principi della “fantomatica Costituzione fondata sull’antifascismo” – come si legge nel comunicato – sicuramente non avrebbe ricevuto il patrocinio del Comune e della Regione. In realtà, il patrocinio istituzionale è più che altro indice degli orientamenti politici delle amministrazioni o istituzioni in carica e dei loro programmi. Questo spiega il motivo per cui, per esempio, nel 2019 a patrocinare il Congresso mondiale delle famiglie di Verona fu addirittura il governo Conte I. Allo stesso modo appare significativo che il sindaco di Todi Antonino Ruggiano sia stato eletto in una lista elettorale con CasaPound, insieme a un consigliere, Andrea Nulli, eletto con l’ormai ex partito neofascista. 

I partecipanti, dalle pagine dei quotidiani di destra, si difendono sostenendo l’infondatezza dell’accusa di fascismo, come se servisse “un’evocazione del Duce e del Ventennio” per realizzare una manifestazione dal contenuto smaccatamente neofascista. In realtà, l’attuale successo dei gruppi estremisti si spiega anche grazie alla indubbia capacità di presentarsi in veste moderata e democratica: quello che Furio Jesi chiamava “neofascismo in doppiopetto”. Senza contare che appare quantomeno strano che un festival non solo sia organizzato da un’associazione che ha lo stesso numero di telefono di una casa editrice il cui fondatore si dichiara fascista convinto, ma soprattutto che la casa editrice in questione non venga mai nominata – nemmeno per prenderne le distanze – nonostante più della metà dei relatori abbia pubblicato un libro nel suo catalogo. Se Castelli di Carta davvero non ha nulla a che fare con Altaforte (e di conseguenza con CasaPound), perché invita metà del suo catalogo ma si fa così tanti problemi a nominarla? Viene il dubbio che un collegamento diretto con una casa editrice così controversa e politicamente connotata avrebbe reso più difficile far digerire l’iniziativa. Così ora l’organizzazione può schermarsi dietro la retorica del fascismo degli antifascisti che vorrebbero censurare un evento tranquillo e a misura di famiglia, a cui interessa soltanto la cultura, “patrimonio collettivo che unisce e che non divide”. 

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È grave che questa manifestazione sia appoggiata e persino finanziata dalle istituzioni locali, le stesse che nel 2018 negarono il patrocinio alle celebrazioni del 25 aprile organizzate dall’Anpi, motivando la scelta con la decisione di organizzare un’altra celebrazione che non fosse “di parte”. Che la Liberazione sia qualcosa di divisivo, ma che invece tutti dovremmo accettare e riconoscerci in una manifestazione di chiara matrice ideologica neofascista ha dell’incredibile. È proprio grazie a questa continua legittimazione, alla convinzione che il fascismo sia un’idea come un’altra e che per questo meriti un contraddittorio e che le idee estremiste, discriminatorie e antidemocratiche siano la sana espressione della libertà di pensiero se oggi gli italiani si spostano sempre più a destra. In questo solco si inseriscono così iniziative che equiparano fascismo e comunismo, giorno del ricordo e giorno della memoria, in un calderone indistinto dove la storia non ha più alcun peso e dove il sostegno istituzionale diventa la falsa garanzia di una neutralità politica che non c’è. 

Se le associazioni umbre non si fossero attivate per denunciare la natura di questo festival, organizzando la manifestazione “Todi – Città dell’antifascismo”, prevista in concomitanza con l’evento, le sue belle premesse culturali l’avrebbero probabilmente fatto passare inosservato. Così come la presenza di Altaforte al Salone del libro del 2019 sarebbe passata inosservata se non fosse stato per l’attivismo di alcuni scrittori e scrittrici. Perché anche se siamo abituati a pensare che il fascismo si sconfigga a colpi cultura, non dobbiamo dimenticare che anche i fascisti ne fanno e ne hanno sempre fatta: cosa sarebbe stato Mussolini senza l’appoggio degli intellettuali del suo tempo? E come si diffonderebbero oggi le idee neofasciste senza una diffusione capillare attraverso la parola scritta, opportunamente filtrata da una presentabilità che ne fa passare sotto traccia il contenuto eversivo? È proprio credendo che i neofascisti siano solo quelli con la testa rasata e la spranga in mano, e che non vi siano anche scrittori, filosofi, e lavoratori della cultura di estrema destra, che un festival come “Todi – Città del libro” è riuscito a sembrare un festival letterario come tanti altri. E nel caso dell’editore di Altaforte Francesco Polacchi, condannato in primo grado per aver aggredito con una spranga attivisti antifascisti, le due figure arrivano ancora a coincidere.

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