“Interstella 5555”: quando artisti, come i Daft Punk, erano davvero liberi di creare. - THE VISION
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Il 22 febbraio 2021, in modo del tutto inaspettato, il duo francese Daft Punk pubblicò su Youtube un video muto di otto minuti capace di provocare trentadue tweet al secondo e raggiungere dodici milioni di visualizzazioni in un solo giorno. Il titolo, Epilogue, non lasciava molte interpretazioni: dopo ventotto anni di sodalizio artistico, il gruppo di musica elettronica composto da Guy-Manuel de Homem-Christo e Thomas Bangalter era giunto alla sua conclusione. Partendo dalle sonorità più “robotiche” e forse meno accessibili dei Kraftwerk per approdare alla French Touch, spaziando tra il funk e la disco music, e passando per il rock più canonico, i Daft Punk hanno dato vita a un sound eclettico e unico, facendo ballare intere generazioni e diventando subito riconoscibili grazie agli iconici caschi indossati per cercare l’anonimato. Un aspetto particolare della loro eredità, però, oltre appunto a brani che hanno segnato la storia e le cui sonorità restano ancora avanguardistiche, è la passione per il cinema, seppur forse sottovalutata dal largo pubblico. I loro videoclip sono stati infatti diretti da registi di culto come Spike Jonze e Michel Gondry, e loro stessi nel 2006 hanno esordito alla regia con Daft Punk’s Electroma, un film di fantascienza presentato in anteprima al Festival di Cannes, in cui due robot cercano di diventare umani – una parabola che segnava una traiettoria quasi contraria alla loro scelta di assumere sembianze robotiche, aliene, nelle apparizioni pubbliche. 

Una delle opere che meglio incarna l’ibridismo di cui sono stati capaci è sicuramente Interstella 5555 – The 5tory of the 5ecret 5tar 5ystem, capolavoro d’animazione nato dal loro genio creativo e dalla follia visionaria di Leiji Matsumoto – leggendario creatore di Capitan Harlock –, con cui hanno unito uno dei migliori album di musica elettronica di sempre all’immaginario visivo di uno degli studi di anime più noti al mondo. Dopo anni in cui era reperibile solo tramite rare copie di DVD, la pellicola è stata ora restaurata in versione 4K e sarà proiettata sabato 14 dicembre, alle 21:30, al Cinema Godard di Fondazione Prada, a Milano, all’interno della rassegna cinematografica dedicata alla musica #Sonic.

Uscito originariamente nel 2003, Interstella 5555: The 5tory of the 5ecret 5tar 5ystem si inserisce nel fenomeno dei “visual album”, cioè lungo o più comunemente mediometraggi realizzati in contemporanea all’uscita di un disco, per rilanciarne, riprenderne e accompagnarne una parte o la totalità dei brani, mescolando in un’unica narrativa più mezzi artistici. Nel caso dei Daft Punk, la pellicola è interamente basata sull’album del 2001 Discovery, da cui all’epoca erano state rilasciate diverse canzoni diventate grandi successi, come “One More Time”, “Harder, Better, Faster, Stronger” e “Veridis Quo”. Nominato da Apple Music come il ventitreesimo miglior album di tutti i tempi e inserito da molte testate del settore – Rolling Stone, Pitchfork, British GQ, per citarne alcune – nelle classifiche dei migliori dischi di sempre, Discovery nasceva con l’intento di sovvertire le regole della musica house di quegli anni.

Nel film, che riunisce nella loro interezza i quattordici video musicali dei brani dell’album, ogni traccia si intreccia con le scene animate, creando un racconto continuo e fluido che non si serve di dialoghi, ma solo di musica e immagini, per creare una storia emotivamente stratificata, in cui i diversi linguaggi artistici si completano ed elevano a vicenda. Le prime immagini che ci compaiono davanti, mentre la musica si intensifica lentamente, sono quelle di una galassia sconosciuta, abitata da esseri viventi simili agli umani ma dalla pelle blu. Di fronte a un pubblico in adorazione, al centro di uno stadio che assomiglia a un ufo, una band si esibisce in una canzone dance. Il batterista è Baryl, il chitarrista Arpegius, il bassista Stella mentre la tastiera è nelle mani di Octave, che è anche il cantante. Improvvisamente, il loro universo viene invaso dall’esercito di un malvagio produttore musicale terrestre, Earl de Darkwood, che li rapisce per sottoporli a un lavaggio del cervello. I loro corpi e le loro menti vengono trasformati per farli sembrare umani, e sono ribattezzati i “The Crescendolls”, lanciati nel mondo della musica pop terrestre con il fine di soggiogare l’umanità.

“Questo album ha molto a che fare con la nostra infanzia e con i ricordi di quella fase della vita. È meno un omaggio alla musica dal 1975 al 1985 come epoca, e più un concentrarsi sul periodo in cui avevamo da zero a dieci anni”, hanno spiegato i Daft Punk in un’intervista a Remix Magazine Online nel 2001 riferendosi a Discovery. “Quando sei un bambino non giudichi o analizzi la musica. Ti piace semplicemente perché ti piace. Non ti interessa se è cool o no. A volte potresti identificarti con una sola cosa in una canzone, come il suono della chitarra. Ha a che fare con l’idea di guardare qualcosa con una mente aperta e senza fare troppe domande. Riguarda il rapporto vero, semplice e onesto che hai con la musica quando sei aperto ai tuoi sentimenti”. È una fase di scoperta, quella in cui il mondo ci appare senza sovrastrutture e iniziamo a indagarlo dando un nome alle cose che ci circondano, a ciò che ci incuriosisce, percependo i primi effetti del riflesso che quelle cose hanno dentro di noi. Non a caso il gioco dei bambini è l’esempio perfetto di ciò che sfugge alla società della prestazione di oggi. A quell’età non vediamo altro davanti a noi se non la nostra presenza nel mondo, la cui esperienza ci rapisce momento per momento, senza considerarla propedeutica a uno stato di perfezione successivo. Guardando Interstella 5555: The 5tory of the 5ecret 5tar 5ystem viene in mente che sia stato realizzato tenendo a mente proprio questo spirito. 

Viviamo un momento storico che sembra collocarsi esattamente all’estremo opposto di quest’approccio. La creatività – e in particolare la musica – è schiava dei risultati, perché tutto ciò che non è remunerativo nell’immediato viene cancellato o messo ai margini, e gli artisti sono costretti a essere prima di tutto creator – indossatori, dispensatori di lifestyle – per strumentalizzazioni commerciali. La libertà di sperimentare, di giocare appunto, sono diventate un lusso. In quest’ottica, Interstella 5555: The 5tory of the 5ecret 5tar 5ystem è invece il risultato strabiliante di chi – certo, pur potendoselo permettere data la fama, anche se arrivato in tempi meno sospetti – con quella libertà ha sempre cercato di averci a che fare. “Work it harder, make it better / Do it faster, makes us stronger / More than ever, hour after hour / Work is never over” cantano i Daft Punk in Harder, Better, Faster, Stronger, che a riascoltarla oggi sembra di vivere nel suo pieno compimento. Non è forse un caso, allora, che proprio questa canzone, nel film d’animazione, accompagna il momento in cui la band aliena viene trasformata e modellata per assomigliare a degli esseri umani. Magari è il momento di spezzare questo incantesimo, di recuperare noi stessi cosa significa davvero essere umani, anche sentendoci alieni tra gli altri. L’esperienza totalizzante della musica sembra il medium migliore per riuscire a farlo, con il suo ritmo ancestrale, recuperando la capacità di sollevarci e farci sentire leggeri, pronti a esplorare noi stessi e il mondo.

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