Per il neosenatore della Lega i diritti civili non esistono ma le streghe sì - THE VISION

Il fanatismo cattolico ha rinforzato la sua presenza in Parlamento e, galvanizzato dai risultati elettorali, ha deciso di rilanciare addirittura la Santa Inquisizione. Poco importa che quelle che vengono additate come “streghe” siano in realtà scrittrici per bambini laureate in filosofia che da anni tengono apprezzati laboratori multiculturali nelle scuole per educare i più piccoli al rispetto alle differenze razziali e di genere. Più cose si censurano meglio è.

I fatti che nelle ultime ore hanno risvegliato l’immaginazione degli integralisti si sono svolti in una scuola elementare di Mocasina, frazione di Calvagese della Riviera, in provincia di Brescia, dove i bambini avrebbero preso parte a “lezioni di stregoneria”: costretti a “bere pozioni magiche” (in realtà era tè verde in bustina), a “dipingersi dei simboli sulle braccia” (erano cuoricini e stelle), sarebbero stati invitati a invocare gli spiriti (erano fiabe) e gli sarebbero stati regalati amuleti (conchiglie). A officiare il rituale blasfemo – ovvero a raccontare in costume miti e leggende di altre culture – è stata l’illustratrice e scrittrice Ramona Parenzan, che ora si dice “emotivamente a pezzi” – i credenti tendono a non risparmiarsi quando sentono odore di eresia.

Livio Fanzaga

A seguito probabilmente della segnalazione di una mamma, l’allarme è stato lanciato prima da alcuni siti ultracattolici e poi da Radio Maria, il cui direttore Livio Fanzaga, Catechismo alla mano, ha commentato dicendo: “Il prete non può entrare in classe per fare le benedizioni, ma si invitano le streghe. Queste praticanti dell’oscuro sono in connubio col diavolo (…) Attenzione: quando si invocano gli spiriti quelli arrivano. Si parla di spiriti del male. Il demonio non aspetta altro.” Fanzaga ha allora proposto di fare un esposto alla magistratura e ha invitato i genitori a vigilare su quel che avviene nelle scuole a causa del “tempo difficile della grande apostasia” che secondo lui staremmo attraversando.

Subito dopo la battaglia è stata sposata da Simone Pillon, appassionato difensore della famiglia tradizionale e co-fondatore del Family Day, neoeletto al Senato grazie alla candidatura offertagli da Matteo Salvini e ispiratore del comizio in piazza Duomo con Bibbia e rosario, già noto per aver espresso il suo progetto di abolire le unioni civili. Dando un’occhiata ai siti legati al mondo LGBT si scopre che, durante un convegno pubblico tenutosi ad Ascoli Piceno, il neosenatore sostenne che gli interventi informativi contro il bullismo omofobico e sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, organizzati dal circolo Arcigay Omphalos di Perugia con gli studenti dei licei, fossero “istigazione all’omosessualità” e affermò che l’associazione distribuiva materiale pornografico all’interno delle scuole e che offriva la propria sede per “pratiche d’iniziazione” gay. Per questa uscita nel 2015 Pillon è stato denunciato per diffamazione dal circolo e nel marzo del 2016 l’avvocato è stato rinviato a giudizio. Pillon stavolta ha pubblicato un post su Facebook in cui ha annunciato un’interrogazione parlamentare “su questa vergognosa vicenda” e da lì i devoti seguaci si sono scatenati: il profilo della scrittrice è stato preso d’assalto dai fanatici che l’hanno insultata e minacciata, finché lei l’ha reso privato.

L’istituto scolastico travolto dalle polemiche ha subito provato a riaccendere il lume della ragione. La preside della scuola, Sabina Stefano, ha spiegato a L’Espresso che si tratta di “un progetto interculturale promosso dalla biblioteca civica e finanziato dal Comune, deliberato dal consiglio d’istituto e presentato ai genitori,” in cui si raccontano fiabe e racconti di varie parti del mondo, come Afghanistan o Pakistan, con l’obiettivo di far conoscere culture diverse da quella occidentale. Nient’altro che un racconto interattivo basato su una performance, ovvero la normalità per chi lavora con i bambini: “Il progetto prevedeva la drammatizzazione, l’interpretazione teatrale delle fiabe,” hanno detto dall’istituto, “Un viaggio immaginario su una piroga, un piccolo libro sui cui scrivere la frase significativa di questo percorso, la consegna di una conchiglia. La signora si è vestita in costume tipico perché l’obiettivo era la condivisione di una cultura altra”. La preside ha anche annunciato azioni legali: “Potremmo anche denunciare per diffamazione chi ha infangato il nome della scuola con accuse ridicole. Fra l’altro il progetto era stato presentato anche ai genitori”. La sindaca di Calvagese ha dato poi il suo contributo: “Capisco che una mamma possa preoccuparsi, ma sarebbe stato meglio parlarne con gli insegnanti, che avrebbero chiarito tutto. Il progetto era stato esaminato e approvato, i bambini non sono mai stati lasciati soli dagli insegnanti”.

Un momento di gioco un po’ diverso dal solito è stato distorto dal passaparola ansiogeno di alcuni genitori cattolici, spaventati dal diverso e legati all’immaginario della caccia alle streghe di periodo medievale, di cui forse sono state dimenticate le persecuzioni immotivate, le torture, i processi e le condanne a morte. Un strage di donne (ma anche uomini) innocenti, accusati di “stregoneria” per il solo fatto di non poter essere sottomessi dalla Chiesa, che dietro ai suoi racconti spirituali ha sempre avuto una leggera commistione col potere temporale – poi certo, se serviva ad alimentare la narrazione in mezzo alle streghe ci finivano anche i pazzi, i ritardati, i rossi e i deformi, come in ogni crociata che si rispetti.

Oggi, 2018, i miti e le leggende popolari dell’Africa e dell’Asia vengono scambiati per pratiche sataniche e i laboratori per bambini diventano messe nere. Quello che dovrebbe farci paura, però, è l’ignoranza bigotta che ancora oggi sa farsi psicosi, rendendo normale parlare ancora di “streghe”, “possessioni” ed “esorcismi”, com’è successo tra genitori coinvolti, alcuni dei quali pare abbiano portato i figli dal sacerdote a farli benedire, mentre altri hanno riferito di sanguinamenti dal naso dei bambini dovuti alla presenza dell’amuleto-conchiglia sotto il cuscino. I commenti sotto il post di Pillon lasciano atterriti: “Togli Cristo dalla vita delle persone e questi sono i risultati”, “Mi sa che siamo arrivati a tempo a tempo a bloccare i demoni che stavano li li per imperversare a partire dalla scuola”, “Manderei queste persone a parlare con chi si occupa di esorcismo perché c’è sempre qualche tonto che si crede più furbo di certe forze, evoca e poi scappa in chiesa con la coda tra le gambe”, “Purtroppo la gravità di quanto accaduto non può essere compresa da chi non ha fede e una solida formazione alle spalle. Ci vorranno preghiere di liberazione e l’esorcista (e ci vorrà in fretta) per chi ha partecipato e ha bevuto quegli intrugli”.

Tutto ciò che è diverso è male, anzi: già che ci siamo facciamo che è proprio il Maligno. I commentatori religiosi hanno dimostrato di ignorare il senso della metafora, che è il cuore della cultura e della comunicazione, e hanno preferito discutere di religione cattolica come si farebbe in qualche libro fantasy. Il guaio è che questi slanci immaginifici hanno poi conseguenze sulla vita delle persone: la scrittrice è stata travolta da una shitstorm di integralisti con la bava alla bocca e ora, consapevole del potere del pettegolezzo, ha paura di vedere annullare i suoi laboratori.

Quelli che si propongono come restauratori dell’ordine naturale sono spesso promotori di odio e ignoranza, perché le differenze etniche, sessuali e di genere sono dati di fatto, esistono e ciò che nega queste realtà non può che essere ideologia, farneticazione, violenza. I culti della purezza, che la storia conosce bene, hanno sempre avuto conseguenze atroci: l’unico modo per far smettere di esistere i diversi è ridurli al silenzio o rimandarli “a casa loro”. E la strumentalizzazione dei bambini è sempre utile nel mettere in atto tutto questo: funziona da alibi per avvalorare le paure dei genitori.

La strega corruttrice di bambini, nel tentativo di rispondere alle accuse di queste ore, ha condiviso un post che è una sorta di manifesto: “Dopo diciassette anni votati all’intercultura ho capito che il miglior modo per sconfiggere il razzismo ottuso e i suoi folli effetti collaterali sia cominciare a considerare i nuovi cittadini come singole persone con storie diversissime che sono qui per arricchire le nostre città (…) raccogliere con loro storie di vita migranti, le fiabe della loro infanzia, cibi, sogni e molto altro ancora e diffonderli, farli conoscere, sconfinarli, al di qua e al di là di ogni barriera. Io continuerò a farlo ancora a lungo e voi?”. A questo punto non resta che sperare che qualcuno risponda all’interrogazione parlamentare di Pillon proponendo di estendere i laboratori multiculturali anche agli adulti, magari iniziando coi genitori di Mocasina e i loro opinion leader.

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